martedì 31 maggio 2011
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Appare quasi più rilassata, ma anche, paradossalmente, più sicura di sé, l’ormai ex sindaco di Milano Letizia Moratti, a poche ore dalla sconfitta del bal­lottaggio che le ha riservato dieci punti per­centuali di svantaggio su Giuliano Pisapia (55,1% per l’avvocato milanese, 44,9% per il primo cittadino uscente). E la prima dichiarazione che rilascia davan­ti alle telecamere, dal suo quartier generale poco distante dal Palazzo in cui ha governa­to cinque anni, è quella relativa alla telefo­nata fatta al nuovo sindaco del centrosinistra per congratularsi. Un comitato elettorale do­ve chi gli doveva stare vicino ha fatto fatica al­la fine a presentarsi. Quasi a volerle dare tut- ta la colpa una sconfitta, che non è affatto so­lo sua, ma è da dividere soprattutto con il Pdl. Lei intanto fa la “signora” fino alla fine, e par­la. «Pisapia? Gli ho fatto auguri sinceri per ri­spetto verso gli elettori e le istituzioni, che vengono prima di ogni differenza», ha di­chiarato l’ex sindaco, come per voler cancel­lare i duri scontri di una campagna bollente, cominciati con il dibattito televisivo nel qua­le aveva affermato che il suo avversario ave­va rubato da giovane un auto in una vicenda di violenza politica (accusa dalla quale Pisa­pia era stato invece assolto), seguiti poi da di­battiti televisivi negati e scontri verbali a di­stanza e a mezzo di manifesti. Commentando l’esito del ballottaggio, Leti­zia Moratti però preferisce, per il momento, non entrare nel merito della sconfitta e sce­glie di far sapere che continuerà il proprio impegno a servizio della città. Si vedrà. «Sono qui per far capire che sono a disposi­zione della città e del Paese e che il mio a­more per Milano e per l’Italia è cresciuto a contatto con i cittadini con i quali ho condi­viso sogni e preoccupazioni», ha aggiunto l’ex sindaco, ringraziando tutti i partiti, «dal Pdl alla Lega, fino alle liste civiche e tutte le per­sone che sono state al mio fianco in questa campagna elettorale». E se per il sindaco uscente ogni riflessione sul dato del ballottaggio è rimandata ai prossimi giorni, «con calma, dopo aver guardato bene i risultati», ad analizzare la sconfitta milane­se, ieri sera, è stato invece un summit del Pdl, nella sede di viale Monza, che ha riunito i maggior rappresentanti lombardi e naziona­li, fra cui il coordinatore nazionale Ignazio La Russa, il ministro Maria Stella Gelmini, il go­vernatore lombardo Roberto Formigoni, il presidente della Provincia Guido Podestà e il coordinatore regionale Mario Mantovani. «È necessaria una riflessione per un pronto ri­lancio », ha spiegato Mantovani al termine del vertice. «Ognuno di noi – dice ancora – ha concordato sulla necessità di una riflessione interna, cui seguirà certamente un rilancio del Popolo della Libertà a Milano e in tutta la Lombardia. Il Pdl si conferma primo partito. Un dato che ci fa guardare fiduciosi all’im­mediato futuro». Ma in realtà si sono aperte le danze per un confronto e una resa dei con­ti che lascerà diversi “feriti” sul campo nelle prossime settimane. «Alle responsabili e o­neste dimissioni dell’onorevole Bondi da coordinatore nazionale del Pdl, devono se­guire le dimissioni dei vertici nazionali e re­gionali – ha detto Luciano Buonocore della di­rezione nazionale del Pdl –. La base del Pdl, ignorata e irresponsabilmente non coinvol­ta, da oggi in poi, deve far sentire la propria voce. Il Pdl va profondamente rinnovato e ri­strutturato, culturalmente e politicamente». Il vertice si è concluso riaffermando il pieno sostegno «al presidente Silvio Berlusconi, cui è andato il ringraziamento di tutti i presenti per il suo impegno in prima persona in que­sta campagna elettorale». Chiosa e avvisa l’ex coordinatore regionale del Pdl e presidente della Provincia di Milano Guido Podestà: «Il risultato ci deve far riflettere anche perché il sindaco di Milano, oggi, non è espressione del Partito democratico».
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