venerdì 11 novembre 2011
Forse domenica l’incarico al nuovo premier. Il neo-senatore Monti («Lavoro enorme da fare») 90 minuti da Napolitano che poi parla con Obama. Il presidente Usa: «Fiducia nel capo dello Stato e nel nuovo governo». Il Cavaliere riunisce il Pdl, diviso sull’ipotesi di un sostegno a un governo di responsabilità. Da Bossi e Di Pietro due no al governo tecnico. Von Rompuy: mercati ed Europa aspettano voto positivo.
Senato, primo sì al ddl di stabilità.
Bipolarismo alla prova delle «convergenze» di Sergio Soave
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Via libera al ddl stabilità da parte dell'Aula di Palazzo Madama che passa alla Camera per il via libera definitivo. Il provvedimento è stato approvato con 156 voti favorevoli, 12 contrari e un astenuto.VON ROMPUY: MERCATI ED EUROPA ASPETTANO VOTO POSITIVOAlla vigilia del voto sulla legge di stabilità, i mercati si aspettano «un voto positivo sul pacchetto». Lo afferma Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, nello speech che terrà in occasione della cerimonia di apertura dell'anno accademico dell'Istituto universitario europeo e che è già stato distribuito. «So - afferma - che i legislatori italiani stanno lavorando oggi in uno spirito bipartisan per adottare alcune importanti misure» che permetteranno di rinsaldare l'Italia al Patto di stabilità. L'adozione della legge di stabilità sarà un «passo fondamentale» nella «giusta direzione» in quanto contiene le «misure per rimettere l'Italia sulla giusta strada». «Un voto positivo sul pacchetto: è quello che i mercati si aspettano - conclude - che il resto dell'Europa di aspetta. La Commissione Ue, la Banca centrale europea e l'Fmi sono impegnati in un intensificato monitoraggio». LE MANOVRE ATTORNO A MONTIL’Italia «ha un lavoro enorme da fare» e dovrà dire basta a «ogni privilegio». Si presenta preceduto da queste sue dichiarazioni quasi programmatiche, pronunciate mercoledì a Berlino, il neo-senatore a vita Mario Monti, al suo debutto questa mattina a Palazzo Madama. Il professore sarà in aula per il voto sulla Legge di Stabilità, provvedimento che sancirà con la sua approvazione l’uscita di scena del governo Berlusconi e, con ogni probabilità, l’ascesa dello stesso Monti a Palazzo Chigi. Ed è sul premier in pectore più che sul senatore di fresca nomina, ovviamente, che oggi tutti i riflettori saranno accesi. A Palazzo Madama del resto il presidente della Bocconi ora "politico" dovrebbe restare solo una manciata di ore se è vero che già domenica sera potrebbe ricevere l’incarico di formare il nuovo governo e giurare al Quirinale nei giorni subito successivi. A Bruxelles ufficialmente non commentano, ma la soddisfazione trapela: «Monti è un amico, molto competente, e un ex collega», ha detto ieri il commissario agli Affari economici Olli Rehn, "gendarme" dei conti pubblici Ue.Sul Colle l’ex commissario europeo è stato ricevuto già ieri pomeriggio dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Non solo un saluto: l’incontro è durato un’ora e mezza. «SuperMario», come lo definì la stampa internazionale quando da guardiano della concorrenza a Bruxelles si scontrò con colossi come la General Electric e la Microsoft di Bill Gates, è arrivato a Roma direttamente da Berlino, dove si trovava, e senza passare da Milano, dove abita. Un cambio di programma improvviso, che ha costretto la moglie a raggiungerlo nella capitale per portargli qualche valigia aggiuntiva. Dietro l’accelerazione delle ultime ore ci sarebbe però un lungo lavoro preparatorio, a sentire un economista come Giacomo Vaciago, vicino al presidente della Bocconi.«Monti è l’àncora che il Quirinale ha preparato per il Paese, sono quattro mesi che lavora al programma e ormai è pronto, anche se nessuno ha avuto il coraggio di dirlo a Berlusconi». Mercoledì, giorno nel quale Napolitano lo ha nominato senatore a vita, il professore stava partecipando a Berlino a un convegno. Il Financial Times ieri ha riportato alcune sue dichiarazioni che ora suonano come un discorso di pre-investitura. Le richieste dell’Europa e della comunità internazionale all’Italia, ha detto l’ex "ministro" Ue, sono «quello che dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese, per una maggiore crescita», che deve venire non «da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa». E su quelle richieste, ha aggiunto, non possono esserci «molte divergenze intellettuali». Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico, Monti ha sottolineato che l’Italia ha «un lavoro enorme da fare». «La crescita richiede riforme strutturali», che tolgano «ogni privilegio» alle categorie sociali che ne hanno, cancellando il problema italiano di chi «protegge la propria circoscrizione elettorale». Sull’euro, ha affermato che l’Italia è ancora in ampio credito, grazie «ai benefici che ha dalla appartenenza» e che costituiranno «un patrimonio nel tempo». «Se l’Italia non avesse fatto parte dell’euro – ha spiegato – oggi ci sarebbe più inflazione, politiche meno disciplinate e meno rispetto per le generazioni future». Ma la nostra collocazione non dipende solo dalle convenienze immediate: l’Italia «è al centro dell’Europa. Politicamente e storicamente, non può ignorare le sue responsabilità in quanto stato membro fondatore» della Ue. A Monti piacerebbe anche «vedere un maggiore rispetto per la Germania di oggi», ovvero per chi è «più rigoroso, più costante nel tempo, paziente e meno a breve termine». Sembra la sintesi di un programma politico per Roma, che ora – esorta il neo-senatore - deve fare ogni sforzo per essere più coinvolta nella partnership franco-tedesca: «Sarebbe nel comune interesse». Nicola Pini
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