sabato 26 novembre 2011
Il presidente del Consiglio Mario Monti ha presieduto un vertice interministeriale per fare il punto sulle misure per il risanamento e la crescita. Le misure più urgenti saranno discusse in un Consiglio dei ministri convocato per il 5 dicembre.
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Le misure di Mario Monti per sostenere l’economia del Paese arriveranno il 5 di­cembre sul tavolo del Consiglio dei mi­nistri. Sarà un mix di nuove tasse e di tagli al­la spesa che potrebbe avere un valore inizia­le di 13-15 miliardi di euro. La tanto invoca­ta accelerazione alla fine c’è, dunque, stata. Sia pure solo di qualche giorno. Tra le tante partite, europee (la discussione sulle riforme della governance di Eurolandia) e nazionali (come la scelta dei sottosegretari), quella dei provvedimenti con cui mettere a posto i con­ti e - allo stesso tempo - far ripartire l’econo­mia è, infatti, quella certamente più pressan­te. Una sorta di preliminare di Champions, ri­spetto agli altri match continentali. Tanto che Monti vorrebbe chiudere sulla com­posizione della squadra di governo tra doma­ni e martedì, quando partirà per Bruxelles per partecipare - in qualità di ministro dell’Eco­nomia - all’Eurogruppo e il giorno seguente al­l’Ecofin. Ma la data segnata in rosso nell’a­genda è quella dell’8 e 9 dicembre, quando ci sarà la riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue in cui si dovrà discutere della riforma dei Trattati. Riunione alla quale l’ex commis­sario europeo vuole presentarsi con le cre­denziali del Paese a posto, in modo da dire la sua al pari con i grandi dell’eurozona. Agenda europea fitta, insomma, per il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Per il Financial Ti­mes di ieri, però di fitto c’è solo la bruma - sti­le londinese - nella quale per il quotidiano del­la City sarebbero avvolte le manovre del go­verno italiano. Immagine che ha dato al pre­sidente della Camera Gianfranco Fini il 'la' per svelare, sotto forma di auspicio, l’inten­zione di premere il pedale sull’acceleratore. «Non c’è alcuna nebbia. C’e la necessità di fa­re le cose per bene, non soltanto di farle in fretta. E per farle bene occorre qualche gior­no. Sono convinto che già nella prossima set­timana i provvedimenti saranno noti». Lo sprint, come visto, c’è stato, sia pure di sole 48 ore rispetto al 7 dicembre, data che era circo­lata fino all’altroieri per la messa 'nero su bianco' delle misure, con relative indicazio­ni di cifre. Che si stia passando a riempire di nuovo le caselle chiamate Ici, patrimoniale, aumento dell’Iva, etc. Lo testimoniava giovedì la presenza al consiglio dei ministri del Ra­gioniere generale dello Stato. Ulteriore con­ferma è venuta ieri dal fatto che, rispetto al­l’abituale sede 'politica' di palazzo Giusti­niani, la mattinata il Professore l’ha passata al ministero dell’Economia, con il ministro En­zo Moavero Milanesi e il direttore generale del ministero Vittorio Grilli. Al vertice pomeridiano, tenutosi sempre a via XX Settembre, si sono poi aggiunti i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero e Piero Giarda. Le misure da presentare il 5 (da minimo 13-15 miliardi, si ipotizza), non sono però, viene precisato, la nuova manovra che si è resa ne­cessaria per il rialzo dei tassi d’interesse. Né si tratta delle grandi riforme, che saranno ap­provate in seguito e solo per qualche 'spic­chio' potrebbero essere anticipate. Nel ri­spetto dei vincoli europei, il governo ha vo­luto preparare, insomma, un primo insieme di misure fattibili in tempi brevi. Nel pac­chetto vi sarebbero tut­ti i titoli delle questioni cruciali che l’esecutivo intende affrontare: dal­la concorrenza alle li­beralizzazioni, forse qualcosa anche su pensioni e lavoro. Pic­coli interventi, un pri­mo passo ma equili­brato, che sia equo e dia il segno della strategia del governo. Per la versione finale di contenuti e importo, bisogna ancora attenersi alle indiscrezioni e a quanto i leader di partito suggeriscono, più che affermare esplicitamente, attraverso le lo­ro dichiarazioni. Secondo fonti parlamentari ci sarebbe ormai l’ok su una patrimoniale li­ght, di durata definita, che vada a colpire i ce­spiti più consistenti. Si studia un prelievo del­lo 0,5% su quelli oltre un milione di euro. Par­rebbe, dunque, superata la contrarietà del Pdl. Fermo restando che uno dei capisaldi dell’in­tervento montiano sarà sugli immobili, quin­di già andrà a colpire un patrimonio. Anche se Angelino Alfano, se­gretario del Pdl, frena: «Non credo che sull’Ici ci sia già una decisione. I provvedimenti eco­nomici non sono inco­lori o inodori come l’acqua e dunque pri­ma di votarli, dovremo capire che colore e che sapore abbiano». Allo stesso modo sul ver­sante dell’Iva (per de­tassare allo stesso tempo, secondo la filosofia del premier bocconiano, le persone e le im­prese) Enrico Letta garantisce che il Pd so­sterrà le manovre finanziarie di Monti. Senza i 'se' e i 'ma' che però subito solleva il re­sponsabile economico Stefano Fassina.
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