martedì 18 agosto 2009
Un uomo tenta di suicidarsi, lui lo salva e poi si dilegua. Storia di un immigrato irregolare che salva una persona ma non riesce a riavere il rinnovo del permesso di soggiorno per via di una condanna per tentato furto.
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«Perché non vogliono dar­gli il permesso di sog­giorno? Se non ci fosse stato Mohamed io adesso sarei ve­dova ». Cesare penzolava con i suoi 55anni da un ponteggio a dieci me­tri d’altezza. Voleva suicidarsi. Sul rapporto della polizia c’è scritto che l’extracomunitario protagonista del salvataggio «si è allontanato». Non a­veva altra scelta Mohamed. Perché lui è un irregolare. La storia dell’immigrato che salva un italiano ma poi fugge via sembrava u­na leggenda estiva. Uno di quei rac­conti che nascono tanto per riani­mare il desolato agosto di di via Ina­ma, nel quartiere milanese di Città Studi. Solo un bar aperto, e un piccolo parco che a giudicare da cespugli ed erbacce non è molto frequentato dai giardinieri. Nessuno si sarebbe ac­corto dell’improvvisata forca a cui Cesare stava per affidare l’amarezza degli ultimi istanti. «Ancora un atti­mo e sarebbe morto», racconta la moglie. Mohamed è arrivato in tempo. Quando il volto di Cesare era tut­ta una smorfia, con gli occhi che sem­brava stessero per scoppiare e le ma­scelle spalancate a cercare un alito di vita. Dopo due giorni di coma l’uo­mo si è risvegliato e tra qualche set­timana potrà tornare a casa. Faccia da adolescente e inflessione da milanese vero, Mohamed H. è u­no spilungone di quasi due metri. «Con i marocchini non vado d’ac­cordo, non hanno u­na mentalità aper­ta ». I suoi amici so­no studenti univer­sitari e operai italia­ni. Fanno a gara per portarselo in vacan­za studiando percor­si poco battuti dalle forze dell’ordine. «Se mi fermano mi rispediscono in Ma­rocco », dice spiegando com’è che a 22 anni gli tocca la parte dell’eroe misterioso. Nato in una famiglia di 11 fratelli, Mohamed è arrivato a Milano sette anni fa da «minore non accompa­gnato ». Con lui i programmi di acco­glienza del Comune sembrano aver funzionato. Studia fino a prendere u­na specializzazione da elettricista. «Il lavoro non mi è mai mancato, sem­pre in regola, mai in nero». Ed in at­tesa che il Tar decida sulla sua espul­sione continua a lavorare con un contratto regolare con cui paga re­golarmente i 263 euro di canone d’af­fitto del monolocale concesso dal­l’ente delle case po­polari. E grazie alle sue entrate Moha­med ha fatto assiste­re, studiare e laurea­re in Legge un fratel­lo disabile costretto in carrozzina. A 19 anni però il ma­ghrebino stava per farla grossa. È il 13 a­prile 2004. Per conto della sua ditta doveva provare dei fa­ri per un campo da tennis. Lascia il lavoro dopo l’una del mattino, ma non fa in tempo a saltare sull’ultima corsa della metro. In tasca non ha ab­bastanza soldi per chiamare un taxi. «Ho fatto una cretinata, me lo ripeto ogni giorno da cinque anni: Moha­med sei un cretino». Sulla strada c’è una vecchia Ford. «Mi serviva solo per tornare a casa, pensavo che l’a­vrei fatta trovare io stesso, sono sta­to un cretino». Come ladro d’auto Mohamed si è rivelato una schifezza. L’hanno preso che ancora armeggia­va. La berlina non subì alcun danno. Lui no: 5 mesi di reclusione e 400 eu­ro di multa, pena sospesa. Neanche un giorno in cella. Non solo. Senza chiedere alcuno sconto, Mohamed si è presentato dal proprietario del­l’auto per risarcirlo, anche se né la legge né la sentenza glielo chiedeva­no. «Insomma, considerando la perso­nalità del ragazzo e le sue conquiste sociali, quel gesto – sostiene l’avvo­cato Roberto Falessi, che da allora da battaglia perché il ragazzo resti a Mi­lano – doveva essere considerato co­me un fatto isolato». In Questura però viene respinto il secondo rinnovo del permesso di soggiorno. Eppure lo scorso 14 luglio Mohamed ha otte­nuto la piena riabilitazione dal Tri­bunale, basata su una relazione di un Commissariato che, in un atto di tre pagine firmato da un vicequestore aggiunto e da un commissario, di Mohammed traccia un profilo det­tagliato: «Dall’arrivo in Italia (anno 2000 circa) al 2006, sempre in regola con le norme sul soggiorno, non ha commesso reati ed ha mantenuto u­na condotta irreprensibile». Eccezion fatta per il tentato furto d’auto, di al­tri precedenti penali Mohammed non ne ha. Per anni il ragazzo è sta­to volontario presso la fondazione Fratelli di San Francesco «ricam­biando così l’accoglienza ricevuta», ricorda padre Clemente Morigi. «Mohamed – insiste il francescano – ha dimostrato nei fatti un compor­tamento sostanzialmente esempla­re ». Negli stessi giorni in cui il Tribunale trasmetteva l’avvenuta riabilitazio­ne, il ragazzo salvava la vita al signor Cesare. Basterà a graziarlo dall’e­spulsione?
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