domenica 19 gennaio 2020
Intervista alla segretaria generale della Cisl: «Mobilitazione continua per la crescita economica»
La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan

La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan - Ansa

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Segretaria generale Furlan, vi soddisfano gli sgravi in busta paga che il governo vi ha proposto venerdì a Palazzo Chigi? «Intanto mi faccia dire una cosa – risponde la numero uno della Cisl –: la riduzione del cuneo fiscale non è arrivata per caso. È frutto della mobilitazione di migliaia e migliaia di lavoratori, pensionati, giovani e donne scesi in piazza lo scorso anno sotto le bandiere del sindacato. L’intesa che abbiamo trovato con il governo è importante poi dal punto di vista del metodo e del merito. Si rilancia la concertazione e la condivisione delle scelte economiche come l’unico percorso utile per la coesione sociale. E si dà una prima risposta seppur parziale di riduzione strutturale delle tasse a 16 milioni di persone, fino ai redditi di 40 mila euro, per rilanciare i consumi e la domanda. Non è un fatto di poco conto».

Lei stessa ha lamentato il fatto che ancora una volta gli incapienti sono rimasti esclusi...

Questo intervento sul cuneo per noi è solo il primo passo di una riforma complessiva fiscale che deve salvaguardare le progressività del sistema e ridurre in maniera seria le tasse a chi oggi contribuisce all’erario per l’80% delle entrate, cioè lavoratori e tantissimi pensionati che attendono una risposta alle loro sacrosante richieste. Per i pensionati il governo deve sbloccare subito la rivalutazione degli assegni. Per gli incapienti rimasti fuori da questo primo intervento sul cuneo, abbiamo preteso dal governo l’impegno che nella riforma fiscale questa sarà una delle priorità da affrontare insieme.

Come già gli 80 euro di Renzi anche i nuovi sgravi non tengono conto dei carichi familiari. Una famiglia monoreddito da 40mila euro con figli non avrà nulla, quella con due redditi da 35mila magari senza figli avrà un doppio sconto.

Il nostro sistema fiscale non è costruito oggi sul coefficiente familiare. È una grave lacuna che bisognerà correggere con la nuova riforma, con una politica che incentivi la creazione di nuovi nuclei familiari e la natalità nel nostro Paese, a partire da un assegno unico per le famiglie come fanno altri Paesi europei.

Quali altre priorità per la riforma fiscale annunciata?

La riforma deve partire da una seria lotta all’evasione che si fa con pene severe, potenziando il personale delle agenzie fiscali ed introducendo un vero contrasto di interessi. Le risorse che vengono dall’evasione devono essere ridistribuite con un criterio che è quello della progressività, con nuove aliquote che devono tenere conto anche dei carichi familiari.

In vista del tavolo sulle pensioni, circolano diverse ipotesi per il dopo Quota 100. Il sindacato a cosa punta?

Va dato atto alla ministra Catalfo di aver detto con chiarezza che non esiste alcuna proposta del governo e che sarà il confronto con il sindacato a determinare le modifiche al sistema previdenziale. Dobbiamo ripartire dall’intesa che avevamo fatto con il governo Gentiloni. Noi siamo per il ripristino di un sistema di uscita più flessibile che deve tener conto della gravosità dei mestieri, premiando sul piano contributivo le donne madri con figli, e creando le condizioni per una pensione di garanzia per i giovani, penalizzati da carriere discontinue e dal sistema di calcolo contributivo.

Come affrontare il problema degli stipendi italiani in media troppo bassi?

Bisogna incentivare invece la contrattazione in tutti i luoghi di lavoro, detassando non solo le intese aziendali sulla produttività ma anche gli aumenti dei contratti nazionali. Questo dovrebbe fare il governo nella prossima manovra. E poi bisogna rinnovare tutti i contratti pubblici, dove le risorse sono oggi insufficienti e far partire davvero un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione, nella scuola e nella sanità pubblica. Non possiamo continuare a richiamare i medici in pensione a settanta anni o utilizzare gli specializzandi nelle corsie.

La crescita dell’Italia è al palo da anni... che fare?

È il punto centrale da cui bisogna partire. Senza crescita e investimenti privati e pubblici non ci saranno risorse da redistribuire. Non possiamo accontentarci dello 0,1%. Finora il governo ha fatto poco o niente su questo fronte. È quello che chiederemo come sindacato: un grande piano straordinario per sbloccare subito i cantieri delle opere pubbliche e delle infrastrutture. Abbiamo bisogno di più innovazione, ricerca, reti digitali, con un intervento selettivo e specifico per il Sud in modo da fermare la fuga dei giovani. E poi ci sono sempre centinaia di vertenze ferme. Siamo pronti a continuare la mobilitazione per far ripartire il Paese. La battaglia per la Cisl è appena cominciata.

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