mercoledì 5 dicembre 2018
Le ragazzine di nazionalità romena, venivano segregate, picchiate e spinte in strada a cercare clienti. Una di loro è al settimo mese di gravidanza. Arrestata intera famiglia rom
Minorenni costrette a prostituirsi. Nascituro in vendita a 28mila euro
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Sono finiti carcere con accuse pesantissime: riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione minorile e sequestro di persona. Le manette sono scattate questa mattina all'alba in un campo nomadi alla periferia di Foggia per sei rom, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare: una coppia, i loro tre figli (due dei quali minorenni) e una 26enne compagna di uno dei ragazzi. Secondo quanto accertatoi dalle indagini la banda avrebbe fatto prostituire, dopo averle segregate e picchiate, almeno tre giovani di nazionalità romena di 16 e 17 anni, una delle quali incinta al settimo mese. Secondo il racconto fatto dalla giovane agli inquirenti, il bambino che lei portava in grembo sarebbe stato messo in vendita al prezzo di 28mila euro a un soggetto che lei stessa conosceva. Gli interrogatori che verranno effettuati nelle prossime ore dai giudici nei confronti dei fermati potranno aggiungere su questo e altri aspetti dell'indagine, ulteriori elementi utili a capire quale fosse il sistema criminale messo in atto dai sei fermati.

Il blitz è stato eseguito dagli agenti della Dda di Bari e della Squadra mobile di Foggia su ordine della Procura per i Minorenni del capoluogo pugliese. L’indagine è scaturita dalla fuga di una minorenne, avvenuta nella notte del 3 settembre scorso dal campo rom di va San Severo: la ragazza era riuscita a scappare dopo essere stata selvaggiamente pestata all’interno della baracca nella quale era rinchiusa, e a chiedere aiuto alla polizia. I criminali tenevano sotto controllo le loro vittime rinchiudendole in casotti serrati con un lucchetto e - a ore stabilite - le accompagnavano in automobile fino alla statale 16 dove venivano costrette a prostituirsi. Quelle che si ribellavano venivano prese a calci e a pugni.

In due mesi di indagini sono stati raccolti i racconti delle vittime, effettuati riconoscimenti fotografici, sopralluoghi, accertamenti tecnici su telefoni e social network. «Le condotte dei fermati - spiegano i magistrati - sono connotate da allarmante gravità, attesa la loro efferatezza e il disprezzo per la vita umana dimostrati, soprattutto in danno di giovani minorenni e dei nascituri che portavano in grembo; gli stessi hanno, pertanto, dimostrato una totale indifferenza per le condizioni di particolare fragilità delle vittime e di non possedere il benché minimo sentimento di pietà verso le stesse».








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