martedì 19 aprile 2011
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Nicole Minetti si chiama fuori. Dice di non avere a che fare con il "reclutamento" delle ospiti di Arcore. E lo fa per iscritto con una memoria difensiva che ha fatto andare su tutte le furie Emilio Fede, con lei e Lele Mora indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione e della prostituzione minorile. Secondo fonti giudiziarie, la memoria di fatto scaricherebbe le responsabilità sugli altri due indagati, appunto Fede e Mora, soprattutto in relazione all’accusa di prostituzione minorile formulata per la presenza nelle residenze del premier di Karima "Ruby" el Marough. «Ho letto una sintesi della memoria difensiva di Nicole Minetti assistita dall’avvocato Daria Pesce – dichiara in una nota il direttore del Tg4 Emilio Fede –. L’unico elemento mancante è che entrambe avrebbero bisogno dell’assistenza di uno psichiatra». La rottura è totale. Traumatica ma non inattesa. Nicole Minetti aveva infatti risposto a molte delle domande postegli dai pubblici ministeri, che a breve chiederanno il rinvio a giudizio. Già in diverse circostanze aveva mostrato di voler seguire una linea autonoma da quella degli altri indagati e dallo stesso Silvio Berlusconi, imputato nel procedimento stralcio per il quale si sta svolgendo il processo con rito immediato. In una nota diffusa in serata, l’avvocato della Minetti «smentisce l’interpretazione che viene data alla memoria depositata». Il dossier «voleva evidenziare – assicura – solo come la Minetti non avesse avuto alcun legame con Ruby senza accusare assolutamente Lele Mora ed Emilio Fede sulla cui posizione processuale non poteva neppure entrare». Il passaggio dirompente, però, è contenuto a metà delle dodici pagine consegnate in procura. Ricostruendo le ragioni per cui Ruby è riuscita a farsi invitare ad Arcore, l’avvocato Pesce ricorda proprio il concorso di bellezza a cui l’allora minorenne partecipò in Sicilia facendo la conoscenza di Emilio Fede. Tutto avrebbe avuto inizio da lì. «Nella memoria tra l’altro la difesa si è limitata a riportare alcune indagini depositate agli atti», spiega ancora Pesce. «Non si è poi fatto alcun cenno – ribadisce – alle ragazze che stando all’accusa avrebbero frequentato Arcore. Fatti che sono tutti da provare». Parole che non convincono affatto Emilio Fede, che piuttosto intravede l’ipotesi di una parziale "collaborazione" della venticinquenne ex igienista dentale del premier in cambio di benefici nel processo: «Sta aspettando qualcosa dalla Procura, perché non credo che si facciano autogol in questa fase». Momenti nei quali «bisogna avere più coerenza e rispetto di tutti». A poco devono essere valse le parole dell’interessata, volte a tranquillizzare i due coimputati. «Il mio legale Daria Pesce – ha insistito Minetti – ha presentato una memoria difensiva da cui si evince che non ho portato Ruby ad Arcore. In questa memoria, ci tengo a sottolinearlo, non accuso nè Emilio Fede né Lele Mora». L’ottantenne giornalista proprio non la manda giù: «Ma come fa una persona che deve difendere se stessa a scaricare su altri, cioè su Emilio Fede? Io non ho portato Ruby né indicato alcuna delle ragazze che hanno partecipato alle cene di Arcore». Così facendo «lei e il suo legale hanno sposato la tesi dell’accusa». Fede e Mora non hanno chiesto ai magistrati di farsi interrogare. Ma a questo punto non si può escludere che la loro strategia difensiva possa cambiare: «Mi chiedo se la Minetti e il suo legale – domanda il giornalista – si siano rilette le accuse nei suoi confronti, le intercettazioni relative alla Minetti».
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