martedì 23 giugno 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Penati battuto di neppure 5mila voti. Affluenza in calo L’omaggio del ministro La Russa allo sconfitto: È stato un leone». Formigoni: noi vinciamo e il centrosinistra continua ad arretrare. Casati (Pd): il governo ha portato lo 0.2% in più P er un pugno di voti. Quattro­mila e seicento, per la preciso­ne, su oltre un milione. Vitto­ria per 50,2% a 49,8%. Così Guido Po­destà, candidato del centrodestra al­la Provincia di Milano l’ha spuntata sul rivale Filippo Penati, presidente uscente e alfiere dello schieramento di centrosinistra. Un margine tal­mente sottile, che nelle prossime ore potrebbe lasciare spazio a polemiche. «È un risultato straordinario – ha det­to Penati –, ma che lascia l’amaro in bocca». «Dedico la vittoria a Silvio Berlusco­ni », ha detto il neo presidente della Provincia di Milano. Ma la vittoria di Podestà è stata incerta fino all’ultimo. Nonostante partisse con dieci punti di vantaggio su Penati, autore ieri di un’incredibile rimonta riconosciuta dallo stesso ministr Ignazio La Russa. «Penati si è battuto come un leone. Mi piacerebbe averlo con noi». «C’è un vincitore che è Guido Podestà – ha detto il segretario provinciale del Pd Ezio Casati –, ma c’è anche un se­condo vincitore che è Filippo Penati, soprattutto per la grande disposizio­ne di forze che il centrodestra ha mes­so in campo, a partire da tutto il go­verno che ci ha messo la faccia per vincere dello 0,2 per cento». Un recu­pero che lo rilancia nel panorama po­litico locale e nazionale, visti i cla­morosi disastri del Pd al Nord. Una debacle che il centrodestra non ha mancato di sottolineare. «Credo che il Pd – ha detto il ministro all’Istru­zione Mariastella Gelmini – debba re­gistrare una sconfitta mortale al Nord». E poco dopo la dichiarazione del ministro, nel quartier generale del Popolo della libertà, in viale Monza, è inziata la festa per la vittoria. Alla sede del Pdl oltre alla Gelmini, allo stesso Podestà (chiamato in diretta dallo stesso Ber­lusconi) e ai suoi collabo­ratori, sono poi arrivati il fratello del presidente del Consiglio Paolo Berlusco­ni e i leghisti Matteo Sal­vini e Giancarlo Giorget­ti. Poi tutto il Pdl è anda­to a Palazzo Isimbardi. «Non si interrompe la se­rie di vittorie del centrodestra nei co­muni e nelle province. Prosegue in­vece l’arretramento della sinistra e del Partito Democratico», ha detto il pre­sidente della Lombardia, Roberto Formigoni. «È stato decisivo il mio richiamo ad u­na scelta di campo in favore del cen­trodestra nei confronti di quell’elet­torato moderato che non ha avuto in­dicazioni precise dai vertici del parti­to », ha detto invece Luca Ruffino, ex coordinatore cittadino dell’Udc di Mi­lano rimosso dal partito per aver di­chiarato di sostenere Podestà nono­stante la scelta dei vertici per l’asten­sione. In via Pergolesi, sede del comitato e­lettorale di Filippo Penati, invece re­gnava la delusione per una clamoro­sa vittoria sfuggita di poco. I più otti­misti si tengono stretto il dato sulla città, dove Penati ha prevalso anche se di poco sull’avversario. Nel Pdl però c’è già chi vuole chiarire quanto è successo. Cioè il fatto che in due settimane si è volatilizzato un vantaggio di 10 punti percentuale di vantaggio. Astensione, sinistra radi­cale comunque solidale con il Pd, par­te dell’Udc che ha seguito le indica­zioni di voto dei centrista Bruno Ta­bacci di votare Penati, le vicende del­l’inchiesta di Bari, centrodestra che perde voti su Milano, dove governa. Diverse le quindi interpretazioni che si facevano già ieri sera in viale Mon­za e che saranno affrontate nei pros­simi giorni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: