venerdì 27 luglio 2012
Maratona per approvare il registro. Parte del centrodestra non ha partecipato al voto perché ritiene la delibera illegittima e prepara un ricorso al Tar. Nella delibera la “famiglia anagrafica” verrà sostituita da un richiamo alla legge nazionale. VAI AL DOSSIER
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​Si è protratta fino a notte fonda la seduta-maratona del consiglio comunale di Milano per la votazione sulla delibera che istituirà, anche nel capoluogo lombardo, il registro delle coppie di fatto. Un dibattito-fiume, dai toni accesi, che in più momenti, è sfociato anche in una e vera propria “bagarre”, con applausi e toni urlati da centrodestra e centrosinistra. Tanto che il presidente del consiglio, Basilio Rizzo, ha dovuto più volte richiamare l’aula all’ordine. A metà serata, dopo quasi sei ore di consiglio, dei 75 emendamenti presentati, solo una decina quelli discussi e votati. Intanto, in attesa del voto finale (previsto la scorsa notte) che darà il via libera all’istituzione del registro delle coppie di fatto, il rischio di un voto contrario all’interno della maggioranza è stato scongiurato in extremis. E con esso lo spettro della rottura tra il sindaco Giuliano Pisapia e i membri dell’ala cattolica della sua maggioranza. Il punto di equilibrio è stato trovato in una rassicurazione del sindaco che, ha garantito, «non ci saranno i matrimoni gay». «Escludo – ha detto il primo cittadino milanese – che si possa aprire ai matrimoni gay perché questo è un atto meramente amministrativo. Per avere i matrimoni gay servirebbe una legge del Parlamento e forse anche di ordine costituzionale». Un rischio quindi, quello del momento celebrativo, cancellato insieme alla parola “famiglia anagrafica” che, nel nuovo testo della delibera sarà sostituita da "unioni civili" in modo da «sottolineare la differenza fra la coppia di fatto e la famiglia tradizionale», come hanno chiesto i "laici liberali" del Pdl. Che, in questo modo, voteranno a favore del provvedimento assieme alla maggioranza e al consigliere del Movimento 5 stelle, Mattia Calise. Un escamotage del sindaco, fa notare l’opposizione, per conquistare il voto dei quattro del Pdl “spaccati” sul nuovo strumento anagrafico. Anche la parola “insieme” contenuta nel documento originale sarà sostituita da “due persone”, allontanando così definitivamente, il rischio che il nuovo registro possa aprire a una sorta di poligamia riconosciuta dall’amministrazione milanese.Conferma l’accordo il consigliere e vicepresidente del Consiglio, Andrea Fanzago (Pd), che per primo e insieme ad altri tre esponenti democratici aveva sollevato polemiche sul provvedimento della maggioranza. «Ci hanno tranquillizzato sui contenuti – ha spiegato Fanzago – ma il nostro voto di astensione rimane. Vedremo fra qualche anno se il provvedimento avrà avuto qualche utilità». Tra le fila dell’opposizione, inoltre, il Pdl e Milano al Centro (con la consigliera Mariolina Moioli in prima fila) a metà seduta hanno deciso di non partecipare più al voto sugli emendamenti. «La delibera è illegittima – hanno spiegato – Perché più restrittiva rispetto alla legge nazionale». Il consigliere Riccardo de Corato (Pdl) ha anche aggiunto: «Il ricorso al Tar è certo». Il gesto simbolico, oltre che una scelta politica, non dovrebbe tuttavia influire sulla votazione finale che darà il via libera al registro milanese delle coppie di fatto.
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