lunedì 19 gennaio 2009
È il sesto dall'inizio dell'anno, cui si aggiungono i due anziani trovati morti sabato nelle loro rispettive case, a settimane dal decesso. Polemiche sul piano del Comune. Domani la veglia della Comunità di Sant'Egidio.
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Ancora un morto per il freddo a Milano: questa mattina, i Carabinieri, su segnalazione del 118, hanno trovato un senzatetto quarantenne, di nazionalità italiana, privo di vita su una panchina di piazza Durante, in una zona semicentrale ad est di Milano. Si chiamava Claudio, e giaceva avvolto nella sua coperta di lana. Il suo nome è scritto su una denuncia per il furto di pochi oggetti e dei documenti del 2004. Un foglio, ormai sgualcito, che aveva in tasca. Al momento, nessuno dei suoi parenti è stato rintracciato e la sua identità resta ancora da confermare ufficialmente. Erano ormai tre anni che quella zona era diventata la sua "casa".Le temperature molto rigide, con minime attorno allo 0 (in molti casi sotto) hanno già provocato dall'inizio del 2009 sei morti fra i clochard del capoluogo lombardo. L'ultimo l'aveva trovato la polizia di Stato, sabato, nello stabile della ex Dogana di via Valtellina 7: si trattava di un cittadino dell'Ecuador di 34 anni. E se il freddo è il nemico numero uno per i clochard la solitudine lo è per gli anziani. Che a Milano continuano a morire in silenzio, senza che nessuno se ne accorga. Proprio questo sabato ne sono stati ritrovati due, ciascuno nel proprio appartamento, a distanza di un paio di settimane dal loro decesso. In entrambi i casi l’allarme è stato dato dai vicini di casa. Armando M., classe 1930, docente del Politecnico in pensione, è stato trovato in pigiama e sdraiato nel suo letto. Viveva in un appartamento tra disordine e sporcizia. A quanto pare l’anziano, morto da un paio di settimane, era una persona con un carattere chiuso e aveva interrotto i rapporti con i familiari da tempo. Teresa C., 73 anni, con problemi di cuore, è stata trovata senza vita nel suo letto di casa, in un appartamento, in ordine e pulito. Anche lei era morta almeno da una decina di giorni.Le polemiche. Secondo le associazioni che si occupano di chi vive in strada molti stranieri rifiutano l’accoglienza per paura di essere identificati ed espulsi dall’Italia. Da qui l’appello al Comune, arrivato anche da alcuni esponenti politici di centrodestra e di centrosinistra, a pubblicizzare il fatto che in situazioni di emergenza come il freddo di queste settimane, l’accoglienza è estesa anche a chi non ha il permesso di soggiorno. L’assessore ai Servizi sociali, Mariolina Moioli ha spiegato che il Comune accoglie tutti, identifica le persone ospitate nei dormitori, ma di certo non le denuncia. Ma le polemiche non si sono placate. L'Associazione culturale docenti cattolici (Adc) dopo il rinvenimento del sesto clochard dall'inizio del 2009, ha chiesto infatti le dimissioni da assessore ai servizi sociali del Comune di Milano della stessa Moioli. «Le sue responsabilità politiche - sottolinea l'Adc - sono oggettive e sotto gli occhi di tutti e non danno adito a dubbi. Il suo cosiddetto piano antifreddo ha fallito come purtroppo dimostrano i 6 clochard morti». «La Moioli - aggiunge l'associazione - non ha, inoltre, aperto la metropolitana per aiutare i 400 clochard che dormono normalmente all'addiaccio e i 1.330 che vivono nelle aree dismesse, nelle baraccopoli o nei campi rom.La veglia organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. «La poca solidarietà e la solitudine sono chiaramente alleate di queste morti, che non possono lasciare indifferente la nostra città e richiedono risposte umane». Lo afferma la Comunità di S.Egidio commenta così la morte per il freddo di due giovani immigrati sulle strade di Milano e di due anziani trovati dopo giorni nelle loro case. Una veglia di preghiera a sostegno delle persone che vivono in strada e dei più fragili sarà organizzata nella chiesa milanese di San Bernardino domani sera. «Non sono sufficienti né risolutivi, sebbene preziosi, gli interventi di pochi, né le soluzioni di forza, soprattutto nei confronti di quelle persone rese più fragili proprio dalla vita in strada, o che sono solitarie ed escluse perchè straniere», osserva una nota della Comunità di Sant'Egidio. «Chi vive per strada - afferma il testo - specialmente se straniero e irregolare, spesso fatica ad accedere ai servizi e il clima di paura di questi mesi ha reso ancora più lontane le istituzioni». Ad avviso della Comunità di S. Egidio «oltre alle soluzioni dell'alloggio sono indispensabili relazioni umane in grado di identificare progetti di vita diversi per ciascuno». «Una solidarietà più estesa e diffusa - conclude la nota - e l'interesse per quello che accade davanti a noi, può diventare il comportamento normale di ognuno al di là dell'emergenza».
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