giovedì 7 maggio 2009
I 227 stranieri che ieri da tre natanti avevano lanciato gli sos al largo di Lampedusa sono rientrati nel porto di Tripoli. Maroni soddisfatto: «Per la prima volta nella storia siamo riusciti a rimandare direttamente nel loro Paese i clandestini». Contrariato l'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati: «Forte preoccupazione».
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Sembra essere una «svolta». O almeno così l'ha già definita il ministro degli Interni Maroni, soddisfatto del primo esito concreto degli accordi con la Libia. Di sicuro si tratta della prima volta in lunghi anni di sbarchi di immigranti in Europa che tre barconi tornano indietro, al punto di partenza. E così, alla fine, sono arrivate nel porto di Tripoli le tre motovedette italiane, due della Guardia Costiera e una della Guardia di Finanza, con i 227 migranti, tra cui 40 donne, soccorsi mercoledì su tre barconi nel Canale di Sicilia. La notizia è stata confermata dalla Guardia di Finanza. E ha già sollevato la «proccupazione» dell'Onu, che teme per la sorte degli immigrati, in particolar modo dei rifugiati politici, status non riconosciuto e tutelato nel Paese nord-africano.Maroni: «Risultato storico». L'autorizzazione allo sbarco in Libia è giunta in nottata, dopo una trattativa tra le autorità italiane e quelle libiche sul rimpatrio immediato degli extracomunitari. Grande soddisfazione del ministro dell’Interno Roberto Maroni per l’operazione. Intervenendo a "Mattino 5" su Canale 5, il ministro ha parlato di una notizia che «può rappresentare una svolta nella lotta all’immigrazione clandestina: per la prima volta nella storia siamo riuscititi a rimandare direttamente in Libia i clandestini che abbiamo trovato ieri in mare su tre barconi. Non è mai successo, finora dovevamo prenderli, identificarli, rimandarli nelle nazioni di origine. Per la prima volta la Libia ha accettato di prendere cittadini extracomunitari che non sono libici, ma che sono partiti dalle coste libiche. Ci abbiamo lavorato per un anno intero - ha spiegato Maroni - e mi pare che questo sia un risultato davvero storico, e mi auguro che prosegua così naturalmente questo comportamento leale della Libia nei confronti nostri, merito degli accordi che abbiamo fatto, e dell’intensa attività diplomatica che abbiamo fatto e nei prossimi giorni partirà quel famoso pattugliamento con le motovedette italiane, ma mi pare che oggi sia una giornata, a un anno esatto dalla nascita del governo Berlusconi nella quale possiamo dire che su questo tema, la lotta all’immigrazione clandestina, abbiamo realizzato esattamente quello che volevamo realizzare».L'Unhcr (Onu): «Forte preoccupazione». L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha oggi espresso in una nota «grave preoccupazione» per la sorte dei migranti soccorsi ieri. «La decisione di ricondurre i migranti in Libia è giunta almargine di una giornata di accese discussioni fra il governo maltese e le autorità italiane su chi fosse responsabile del soccorso e dello sbarco dei passeggeri delle tre barche in difficoltà. Sebbene non siano disponibili informazioni sulle nazionalità di origine dei migranti, si ritiene probabile  -prosegue l'Unhcr - che fra le persone respinte ci siano individui bisognosi di protezione internazionale. Nel 2008 circa il 75% di coloro giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata concessa una forma di protezione internazionale». «Rivolgo un appello alle autorità italiane e maltesi affinché continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso alterritorio e alla procedura di asilo nell'Unione Europea - ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antònio Guterres -. Questo incidente mostra un radicale mutamento nelle politiche migratorie del governo italiano e rappresenta fonte di grave preoccupazione», osserva l'Unhcr che esprime poi «profondo rammarico per la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato lo svolgersi di questo episodio». «Finora abbiamo lavorato in stretta collaborazione con le autorità italiane a Lampedusa e in tutto il Paese per garantire che le persone in fuga da guerre e persecuzioni ricevano protezione in linea con la Convenzione di Ginevra del 1951. È di fondamentale importanza che il principio internazionale di non-respingimento continui ad essere integralmente rispettato» ha sottolineato Laurens Jolles, rappresentante dell'Unhcr in Italia. «Va inoltre ricordato che la Libia non ha aderito alla Convenzione sui rifugiati del 1951 e non dispone di un sistema nazionale d'asilo efficiente», osserva l'Unhcr che infine esorta «le autorità italiane a riconsiderare la loro decisione e a far sì che questa prassi non si ripeta».Ieri le richieste di soccorso. Ieri i tre barconi carichi di migranti avevano lanciato richieste di soccorso alla centrale operativa delle Capitanerie di Porto del nostro Paese, mentre si trovavano in acque territoriali maltesi. E solo in serata, dopo nuove tensioni diplomatiche tra Italia e Malta, fonti di La Valletta hanno confermato l’orientamento del Viminale di rimpatriare immediatamente in Libia i 227 migranti, tra cui 40 donne, soccorsi dalle motovedette italiane su tre barconi nel Canale di Sicilia. Contatti per arrivare a un respingimento immediato sono stati attivati con Tripoli per consentire a una nave della Marina Militare italiana di riportare subito indietro gli extracomunitari.Le prime due telefonate erano partite all’alba di ieri, la terza nel tardo pomeriggio. I primi due gruppi di migranti sono stati trasbordati sulle motovedette della Guardia Costiera italiana intorno alle 18 di ieri. Anche il terzo barcone che aveva lanciato l’sos con un telefono satellitare è stato "agganciato", dopo esser stato localizzato a 40 miglia a est di Lampedusa.All’inizio le autorità de La Valletta hanno subito comunicato l’intenzione di non voler accogliere i profughi perché dovevano essere trasferiti nel porto più vicino, e cioè a Lampedusa. Giornata intensa e complessa, dunque, nel Canale di Sicilia con Italia e Malta ancora una volta al centro della drammatica vicenda dell’immigrazione irregolare. Il primo ministro maltese Lawrence Gonzi, secondo quanto riportato sul sito del "Times of Malta", ha dichiarato intanto di essere «disgustato nel sentire di altri Paesi del Mediterraneo che si rifiutano di accogliere persone che sono in pericolo». Sulla stessa linea anche il ministero degli Interni maltese che intervenendo nel dibattito ha invitato tutti i Paesi a «fare il loro dovere» senza scuse. Con una dichiarazione rilanciata dallo stesso giornale, Darrel Pace ha accusato l’Italia di non essere subito andata ieri in soccorso delle due navi alla deriva a una cinquantina di miglia nautiche da Lampedusa, come invece previsto dalle convenzioni internazionali. Accuse che l’Italia ha respinto al mittente. «I dati di fatto dimostrano che noi siamo andati sempre a prendere i clandestini. Nelle acque maltesi abbiamo fatto oltre 600 interventi negli ultimi due anni – ha risposto il ministro dell’Interno Roberto Maroni –. Ora abbiamo deciso di non farlo più. Le regole vanno rispettate: se il barcone si ferma nelle acque Sar (Search and Rescue) maltesi, al search and rescue (ricerca e recupera, ndr) devono provvedere loro». Acque Sar che per Malta arrivano oltre Lampedusa a Ovest. «Un assurdo», ha commentato Maroni. Per questo «abbiamo chiesto di ridurle e siamo disponibili a farcene carico noi, ma Malta si è rifiutata perché perderebbe i contributi dell’Unione europea».
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