
undefined - undefined
Giusto il tempo di "mettere il naso fuori", ed ecco che in mare c’è una barca di disperati bisognosi di soccorso. E’ successo lunedì notte. Dopo giorni di silenzio e zero notizie dal mare. Più di 50 persone sono state tratte in salvo a oltre 40 miglia da Lampedusa, dal veliero di Arci Nazionale e del circolo Arci Sailingfor BluLab che stava monitorando il canale di Sicilia nell'ambito del progetto “Tutti gli occhi sul Mediterraneo”.
La nave sta facendo rotta su Lampedusa, dove conta di approdare nel tardo pomeriggio.
“Alle ore 20:05 di lunedì – informa il capo missione in una nota sui social - Alarm Phone ha allertato le autorità rispetto a una richiesta di soccorso di un’imbarcazione in avaria nella zona SAR tunisina, con circa 50 persone a bordo. La nostra barca era in copia nella segnalazione. Dopo aver ricevuto l’allarme, l’equipaggio ha comunicato di dirigersi verso l’imbarcazione per stabilizzare la situazione e, contestualmente, ha richiesto istruzioni e assistenza alle autorità competenti, ribadendo di essere una barca a vela di 17 metri e di avere bisogno di supporto. Le stesse richieste sono state inoltrate ripetutamente tramite radio, telefono satellitare e mail. Raggiunta la scena dell’emergenza, l’equipaggio ha trovato condizioni meteomarine in rapido peggioramento, alcune persone in stato di ipotermia e disidratazione e l’imbarcazione sovraccarica, con i motori in avaria, che continuava ad imbarcare acqua. Di fronte a questa situazione critica, e in accordo con i centri di coordinamento marittimo, è stata presa la decisione di procedere con l’evacuazione e portare tutte le persone a bordo della Garganey VI”.
Le 55 persone tratte in salvo, tutte in fuga dalla Libia, sono ora al sicuro. Tuttavia, resta forte l’interrogativo su quale sarebbe stato il loro destino se la Garganey VI non fosse intervenuta. Nel frattempo, dal soccorso nella notte, Alarm Phone ha già segnalato altre due richieste di aiuto nel #Mediterraneo. “Ancora una volta, quanto accaduto nella notte dimostra l’urgente necessità di un sistema di ricerca e soccorso efficace e strutturato nel Mediterraneo centrale, per evitare che il mare continui a essere un confine di morte”