giovedì 12 agosto 2021
La nave umanitaria dell'organizzazione italiana nella Sar maltese ha assistito alla cattura libica (fuori delle acque di competenza) di un gruppo di migranti. Nessun "alert" era stato lanciato
Due volontari di Resq osservano l'intervento della motovedetta libica a danno dei migranti

Due volontari di Resq osservano l'intervento della motovedetta libica a danno dei migranti - Victor Britto / RESQ

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Neanche il tempo di arrivare in Sar libica che la nave "italiana" dell’organizzazione "Resq" ha assistito e documentato la cattura di un gruppo di migranti da parte di una motovedetta libica. E’ accaduto, però, nell’area di ricerca e soccorso maltese, dove oramai le scorribande delle unità libiche, tollerate e non di rado autorizzate da La Valetta o da Roma, avvengono anche a colpi di arma da fuoco contro i barconi.

Non solo, la presenza della motovedetta libica, a diverse ore da Tripoli, dimostra che le autorità europee e libiche sapevano del barcone, probabilmente avvistato da mezzi aerei di Frontex, ma non hanno emanato alcuna "allerta" ai naviganti per soccorrere le persone, in attesa che arrivassero i guardacoste libici.

Ieri pomeriggio la nave "Resq People" , salpata la scorsa settimana da Valencia, ha raggiunto la Sar Maltese, in un’area che confina con la zona di soccorso libica e quella tunisina, quando sul radar è apparsa la motovedetta libica.

"Abbiamo assistito a una intercettazione da parte della guardia costiera libica in zona SAR maltese. Ci stavamo dirigendo verso tre piccole barche di legno che ci erano state segnalate dall’aero Colibrì di Pilotes Volontaires. Mentre eravamo molto vicini, siamo stati superati dalla motovedetta 648 della guardia costiera libica; sul ponte della motovedetta c’erano già parecchie persone", spiega da bordo della "ResQ" Cecilia Strada.

I momenti successivi sono stati concitati. "La motovedetta si è diretta verso i barchini e ha portato a bordo le persone presenti, circa 40. Abbiamo contattato la motovedetta via radio - aggiunge Strada -, ricordando che ci trovavamo in zona SAR maltese (posizione 34° 23’ N, 11° 50’ E)".

Contrariamente a quanto prevedono le modalità operative, anche per garantire la sicurezza della navigazione, la motovedetta ha abbandonato il barchino lasciandolo alla deriva. A quel punto dalla "ResQ People" é partito un gommone veloce "a verificare le condizioni del barchino abbandonato e abbiamo segnato sulla barca le coordinate e la data dell’intercettazione", proprio come prevedono le linee guida del soccorso in mare, così da rendere identificabile la data e il tipo di intervento se altri vascelli incrociassero il barchino alla deriva.

Tripoli, supportata in questi anni specialmente dai governi italiani, rivendica una sorta di esclusività di intervento nell’area di ricerca e soccorso che venne registrata nel 2008 con denaro pubblico italiano. Nei giorni scorsi fonti del governo libico hanno fatto sapere che le navi di soccorso civile e i loro equipaggi, seppure in acque internazionali, sono considerati "persona no grata".

Definizione che prelude anche al rischio di abbordaggi con successivo traino verso le coste libiche (come avviene con i pescatori siciliani) in vista di processi ed espulsioni da negoziare con gli stati di appartenenza. Al contrario, alla cosiddetta guardia costiera libica è concesso raggiungere la Sar Maltese, talvolta al confine con le acque Sar italiane, dove possono operare i respingimenti illeciti con il favore di Roma e La Valletta.

La motovedetta Libica, ripresa in lontananza, durante lavatura dei migranti in area maltese

La motovedetta Libica, ripresa in lontananza, durante lavatura dei migranti in area maltese - Resq

Già nelle scorse settimane le organizzazioni umanitarie erano riuscite a documentare gli interventi dei libici. In un caso, come registrato da Sea Watch che con il suo aereo Seabird pattuglia l'area, con ripetuti tentativi di speronare un barcone di migranti contro cui sono stati esplosi diversi colpi. Complessivamente sono aumentati del 96% gli arrivi dei migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale. I dati di Frontex, a confronto con l’anno precedente, confermano la crescita soprattutto dalla Tunisia.

Tuttavia a luglio, secondo l’agenzia Ue per il controllo dei confini esterni, sono stati registrati 7.600 attraversamenti delle frontiere, più o meno in linea col luglio 2020. Il totale per i primi sette mesi a 30.800. In Europa, il numero di arrivi, nei primi sette mesi del 2021, ha sforato quota 82.000, il 59% in più rispetto al 2020. A luglio gli arrivi sono stati 17.300, il 33% in più rispetto al luglio 2020, e quelli sulla rotta del Mediterraneo centrale hanno rappresentato la quota più elevata.

Ma è sulla Libia che restano puntati gli occhi. Il sostituto procuratore dell’ufficio del procuratore militare libico, Mohamed Gharouda, ha spiccato la scorsa settimana un mandato di arresto contro il figlio dell’ex leader libico Muammar Gheddafi, Saif al-Islam Gheddafi.

Secondo il documento riportato oggi dal Libya Observer, Saif è ricercato nell’ambito di un’inchiesta sulle uccisioni commesse dai mercenari del gruppo russo Wagner durante l’offensiva lanciata nel 2019 dal generale Khalifa Haftar contro la capitale Tripoli.Saif al-Islam è da tempo sospettato di legami con Mosca e il gruppo di mercenari della compagnia russa Wagner.

Nelle scorse settimane Saif ha rilasciato un’intervista al "New York Times" in cui ha lasciato intendere di volersi candidare alle prossime elezioni di dicembre. Il mandato di cattura potrebbe avere lo scopo di fermare le sue ambizioni politiche. Il secondogenito di Gheddafi venne arrestato durante la rivolta del 2011 per essere poi liberato nel 2017 dalla stessa milizia di Zintan che lo aveva catturato mentre cercava di lasciare la Libia. Nel 2015 è stato condannato a morte in contumacia da un tribunale di Tripoli per la repressione delle rivolte del 2011. Saif è ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) per i crimini commessi durante la rivolta del 2011.

Sempre in Libia «circa 675 persone (di cui 559 uomini, 92 donne e 24 bambini) sono state appena" fatte scendere "al porto di Zawiya (45 km a ovest di Tripoli) dopo essere state soccorse/intercettate dalla Guardia costiera libica», scrive in un tweet dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

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