giovedì 15 marzo 2018
Calo degli arrivi di migranti irregolari del 28% rispetto al 2014. Dati positivi su redistribuzione nei Paesi dell'Ue. Rimane problema dei rimpatri: ogni anno meno del 40% viene effettuato
Meno arrivi in Europa, più fondi alla Turchia. Ue: «Ora più rimpatri»
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L’arrivo di migranti irregolari nell’Ue è sceso del 28% rispetto al 2014, dunque l’anno precedente al drammatico 2015. È il dato pubblicato ieri dalla Commissione Europea e fotografa una situazione non risolta ma in enorme miglioramento. Nel dettaglio, si tratta di 205.000 attraversamenti irregolari di frontiera contro i 283.000 di tre anni prima, anche se – avverte la Commissione – «la pressione rimane elevata, con 685.000 domande di asilo presentate nel 2017» (-43% rispetto al 2016).

Dal febbraio 2016, riferisce ancora Bruxelles, i salvataggi in mare sono stati oltre 285.000, più altri 2.000 nel deserto. Dati positivi provengono dalla ridistribuzione di richiedenti asilo da Italia e Grecia (fortemente ridimensionata perché i casi si sono rivelati molto inferiori ai 160.000 inizialmente previsti): sono state ricollocate 34.000 persone (96%), ne restano solo 933 da spostare dall’Italia e 143 dalla Grecia. «L’Italia – ha dichiarato il commissario alla Migrazione Dimitris Avramopoulos – è il più grande difensore della nostra politica migratoria ed è il Paese che con la Grecia subisce la più forte pressione. Garantisco che continueremo ad aiutarla. Contiamo su di lei e sono convinto che la politica del nuovo governo continuerà a rispettare lo spirito europeo». Procedono anche i reinsediamenti: 19.432 persone sono entrate in Europa in base all’accordo Ue-Turchia, mentre 19 Stati membri hanno messo a disposizione 40.000 posti sui 50.000 previsti dalla Commissione per reinsediamenti da Nord Africa e Medio Oriente.

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Complessivamente, ha commentato l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, «la strategia che abbiamo messo in atto per gestire la migrazione in collaborazione con i principali Paesi, l’Onu e l’Unione Africana, sta dando risultati positivi». Rimane, avverte però Bruxelles, il problema dei rimpatri: ogni anno meno del 40% viene effettuato.

Un aiuto lo dà Frontex, l’agenzia di guardie di frontiera e costiera Ue, che da ottobre ha effettuato 135 operazioni di rimpatrio da vari Stati membri (4.000 persone). Non basta. Uno dei problemi principali è costituito dalle difficoltà frapposte da molti Stati di origine e Bruxelles vuole usare i visti come leva; ieri Avramopoulos ha presentato una proposta con cui, da un lato, si semplificano le procedure per la concessione dei visti (possibilità di chiederli con sei mesi d’anticipo, massimo 10 giorni per ottenerli, procedure elettroniche); dall’altro però si attua un «meccanismo per attivare condizioni più restrittive quando un Paese partner non collabora a sufficienza per la riammissione»: allungamento nel trattamento delle domande, restrizioni della validità dei visti, eliminazione di esenzioni.

Oggi Avramopoulos sarà in Niger, Paese chiave delle rotte migratorie, dove incontrerà rappresentanti di vari Paesi africani. «L’Ue – ha detto – ci va con una posizione molto chiara. Abbiamo strumenti per fare pressione». Ieri intanto il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione sul bilancio pluriennale Ue che chiede «considerevoli finanziamenti aggiuntivi» per le politiche di vicinato e sviluppo. Il presidente Antonio Tajani ha parlato di «piano Marshall per l’Africa » per impedire «un esodo biblico».

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