giovedì 13 aprile 2023
Chi fa domanda d’asilo sarà escluso dal sistema d’accoglienza. Vertice a Roma: l’Italia vuole sbloccare il negoziato della Tunisia con il Fmi. Salgono a 25 i morti dell’ultimo naufragio, 30 dispersi
L'hotspot di Lampedusa è da giorni al collasso

L'hotspot di Lampedusa è da giorni al collasso - Fotogramma

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Una nave in più per spostare i migranti e l’hotspot in gestione alla Croce Rosa: il governo affila le armi per assicurare «adeguati livelli di accoglienza» sull’isola da mesi in prima linea con l’emergenza umanitaria dei flussi migratori. Migliaia di disperati che approdano sulla più grande delle Pelagie dopo essere stati soccorsi in alto mare o con sbarchi autonomi su piccole carrette che partono soprattutto dalla Tunisia e dalla Libia. Sono questi i due principali emendamenti al decreto Migranti arrivato in Senato.
Fino al 31 dicembre 2025 il ministero dell’Interno potrà avvalersi della Croce rossa italiana per la gestione dell’hotspot di Lampedusa “al fine di assicurare adeguati livelli di accoglienza”. È una delle novità introdotte da un emendamento al decreto proposto dal governo e depositato nella commissione Affari costituzionali del Senato. In base all’emendamento, inoltre, alla struttura di Lampedusa saranno estese le deroghe previste dall’articolo 10 del decreto, ossia si potrà derogare al codice dei contratti pubblici bypassando di fatto i bandi di gara. Un altro emendamento prevede - tra l’altro - l’esclusione dei richiedenti asilo dalla rete Sai (Sistema di accoglienza ed integrazione). Significa che essi (la stima è che siano 1.926 persone) dovranno essere inseriti nei centri di accoglienza governativi “per stranieri irregolari” e negli hotspot. Ciò comporterà un aumento delle spese di 16,7 milioni di euro per il 2023. Complessivamente il costo per l’accoglienza nell’anno in corso è così stimato in 853 milioni di euro: 807 milioni per i 54.446 richiedenti asilo, 16,7 milioni per i 1.926 non più inseriti nel Sai e 29 milioni per i circa 11mila ucraini ospitati nei primi tre mesi dell’anno.
Non è tutto. Perché la politica con Tunisi rimane al centro della strategia del governo per fermare o almeno arginare i flussi che arrivano dall’altra parte del Mediterraneo.
Il ministro degli Esteri della Tunisia, Nabil Ammar, è arrivato a Roma, per incontrare il titolare della Farnesina Antonio Tajani. Sul tavolo, il tema dei flussi migratori, della lotta ai trafficanti e il sostegno economico al Paese nordafricano che va di pari passo con «l’azione comune per contrastare questo fenomeno preoccupante». «L’Italia è pronta a fare tutto ciò che è in suo potere per sostenere politicamente la Tunisia, che deve essere un Paese protagonista di pace e di stabilità nel Mediterraneo» ha detto Tajani al termine dell’incontro, sottolineando che l’Italia lavorerà «mano nella mano con la Tunisia per sconfiggere questo flagello inaccettabile che continua a provocare tante morti nel Mediterraneo». I «messaggi negativi contro la Tunisia nutrono tutti i flagelli, come quello dell’immigrazione illegale», ha sottolineato dal canto suo Ammar, ricordando che nel Paese c’è «un sistema di governance voluto dai cittadini».
L’Italia si impegna, infine, a sbloccare i fondi legati al negoziato con il Fondo monetario internazionale. Ma proprio nelle ore in cui i due governi discutevano di migrazioni, si aggrava il bilancio dell’ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste tunisine. È salito ad almeno 25 morti, rende noto la Guardia costiera di Tunisi che nelle ultime ore ha recuperato altri 15 cadaveri. Tra le vittime si conta un cittadino tunisino, mentre le altre vittime provengono dall’Africa subsahariana. Il ministero degli Interni tunisino aveva in precedenza parlato di 76 persone tratte in salvo da un barcone affondato che, secondo le notizie dei naufraghi, stava trasportando almeno 123 persone (tra cui 30 donne e 13 bambini). Al momento ci sarebbero quindi ancora 30 persone scomparse.
Intanto sono stati soccorsi ieri gli oltre 900 migranti dati in percolo da Alarm Phone mercoledì pomeriggio. In 212, tutti di nazionalità pachistana, sono sbarcati nel porto di Roccella Jonica, nella Locride, dopo essere stati soccorsi da una unità marina di Frontex nel mare Jonio e successivamente trasbordati su una motovedetta della Guardia costiera. Il gruppo era su un motopeschereccio che trasportava in tutto 500 profughi poi trasbordati per motivi di sicurezza su alcune unità navali italiane e sul pattugliatore di Frontex. Oltre al porto di Roccella, gli altri profughi dovrebbero essere condotti invece in altri scali calabresi.
Con lo sbarco di ieri - giunto dopo una “tregua” di circa 3 settimane dovuta alle cattive condizioni meteomarine - è salito a 11 il numero degli arrivi nel porto di Roccella Ionica nel 2023, per un totale di circa 1.600 migranti. L’anno scorso gli sbarchi nello scalo marittimo roccellese erano stati 87. Secondo quanto riferito dagli stessi migranti, il viaggio era iniziato circa una settimana prima da un porto turco.
C’è preallerta, infine, per l’arrivo stamattina della nave Diciotti a Pozzallo con un contingente di 310 migranti circa, parte delle persone che viaggiavano a bordo di un motopeschereccio soccorso assieme ad altri mezzi della Guardia costiera ed altri corpi, a circa 145 miglia nautiche a est di Portopalo. Si tratta di una parte delle due maxi-operazioni che hanno impegnato più giorni i nostri guardacoste e che hanno permesso di mettere in salvo più di 1.200 migranti. Nel frattempo è stata alleggerita la situazione dell’hotspot di Pozzallo dove al momento ci sono 357 ospiti (tra cui 30 minori maschi e 20 minori femmine con le loro famiglie, 95 donne adulte e 67 nuclei familiari).

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