venerdì 6 gennaio 2023
E le Ong scrivono alle autorità europee che il provvedimento del governo Meloni contraddice il diritto marittimo internazionale. «Ci saranno più morti nel Mediterraneo»
I volontari della Ocean Viking soccorrono 51 migranti nelle acque tra Malta  e l’Italia. Le persone erano a bordo di una barca  in legno

I volontari della Ocean Viking soccorrono 51 migranti nelle acque tra Malta e l’Italia. Le persone erano a bordo di una barca in legno - Twitter Sos Mediterranée

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Con le nuove regole sui salvataggi in mare previste dal recente decreto approvato dal governo Meloni, «il Mediterraneo diventerà più pericoloso» e i morti aumenteranno. Ne sono convinte le Ong, che hanno diffuso ieri un documento congiunto con il quale chiedono all’Ue e agli altri Paesi di bloccare subito il provvedimento. Le norme, che impongono tra l’altro alle navi civili Sar di dirigersi immediatamente verso l’Italia dopo ogni intervento «ostacolano e ritardano le operazioni di soccorso e mettono in mare le persone in difficoltà ulteriormente a rischio» si legge nel testo.

Inoltre, sempre secondo le Organizzazioni non governative, il quadro delineato dal decreto viene «aggravato dalla recente politica di assegnazione del governo italiano “porti lontani” che possono comportare fino a quattro giorni di navigazione dalla corrente di una nave». I due fattori «sono progettati – accusano le Ong – per tenere le unità navali Sar fuori dall’area di soccorso per periodi prolungati e ridurre la loro capacità di assistere le persone in difficoltà».

Un’altra questione sollevata dal decreto «è l’obbligo di raccogliere a bordo delle navi di soccorso i dati dei sopravvissuti, che esprimono la loro intenzione di chiedere protezione internazionale, e di condividere queste informazioni con le autorità: è dovere degli Stati avviare questo processo e una nave privata non è il luogo adatto per farlo» contestano le Ong, che precisano: «Come recentemente chiarito dall’Unhcr, le richieste di asilo dovrebbero essere trattate solo sulla terraferma, dopo lo sbarco in un luogo sicuro, e solo una volta soddisfatte le necessità immediate».

Insomma, per le organizzazioni il decreto legge italiano «contraddice il diritto marittimo internazionale, i diritti umani e il diritto europeo, e dovrebbe quindi suscitare una forte reazione da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo, degli Stati membri e delle istituzioni europee». Tra i firmatari del documento figurano Emergency, Msf, Mediterranea Saving Humans, Mission lifeline, Open Arms, Resq - People Saving People, Resqship, Salvamento Marìtimo Humanitario, Sea Eye, Sea-Watch, Sos Humanity e Alarm Phone.

E intanto il portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper in proposito ribadisce: «Salvare vite è un dovere e le leggi internazionali vanno sempre rispettate». Il Consiglio Ue si occuperà del caso nelle sedute fissate per il 9 e il 10 febbraio sulle attività di Search&Rescue nel Mediterraneo. Nel frattempo, però, l’ambasciatore svedese a Bruxelles, Lars Danielsson, a pochi giorni dall’assunzione della presidenza Ue da parte della Svezia, ha messo in chiaro che non ci sarà alcun nuovo patto sulla Migrazione e sull’Asilo prima del 2024.

Ma intanto le emergenze, in mare, continuano. Il cadavere di un migrante è stato avvistato ieri mattina da una pattuglia di carabinieri di Lampedusa: galleggiava vicino a degli scogli nell’insenatura di Cala Uccello, di fronte all’isola. Gli inquirenti cercano di capire ora se l’uomo sia caduto in acqua da un’imbarcazione nel tentativo di raggiungere la terraferma oppure se si sia allontanato dall’hotspot di Contrada Imbriacola, la struttura di accoglienza più grande delle Pelagie.

E non cessa nemmeno l’allarme per le imbarcazioni cariche di profughi che si trovano in difficoltà nel Canale di Sicilia: Alarm Phone ha segnalato un barcone di 12 metri con a bordo 75 persone tra cui malati ed anziani. Dicono di non avere cibo e acqua.

«Chiediamo urgentemente aiuto, serve un salvataggio adesso» si legge nel tweet del contatto di emergenza gestito da volontari in supporto alle operazioni di soccorso. E la guardia costiera ha effettuato il salvataggio con una motovedetta. Le persone soccorse, approdate a Lampedusa, hanno dichiarato di essere originarie di Egitto e Sudan e di essere salpate alle 10 di mercoledì scorso da Zawiya, in Libia. E, infine, nella notte fra il 3 e il 4 gennaio la guardia costiera tunisina ha recuperato, in diverse operazioni di contrasto all’emigrazione illegale, 270 persone, quasi tutte provenienti da Paesi dell’Africa subsahariana.

E, infine, c’è da registrare una dichiarazione del sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna: «Mentre il Governo Meloni continua con la sua propaganda anti-ong a Pozzallo gli sbarchi aumentano. Negli ultimi due mesi abbiamo registrato più arrivi ma di navi di ong non c’è traccia». Per il primo cittadino, il decreto varato dall’esecutivo di centrodestra è «incivile e disumano». Si tratta di «norme chiaramente strumentali – dice –, è necessario che sia un tribunale a sancire eventuali contatti tra scafisti e organizzazioni non governative e sinora tutte le inchieste non hanno portato a nulla».

Le ultime indagini, invece, hanno sgominato un’organizzazione criminale transnazionale sull’asse Tunisia-Sicilia che a bordo di gommoni veloci portava in Italia migranti in poche ore. «Su questi traffici bisognerebbe indagare, moltiplicare gli sforzi diplomatici nei Paesi del Nord Africa, lungo le rotte migratorie. Invece, siamo alla barbarie e chi salva vite umane viene criminalizzato».

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