venerdì 8 maggio 2009
Il Presidente della Repubblica Napolitano firma il decreto. A un anno dalla nascita del governo, mini rimpasto all’interno dell’esecutivo. Nominati anche cinque nuovi viceministri.
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Un nuovo ministro subito, un altro a breve e due new entry fra i sottosegretari: a un anno esatto dall’inizio della legislatura il governo sceglie di allargare la squadra e modificare la legge attuale che fissa il tetto dei componenti dell’esecutivo a 60. In tutto, il Berlusconi quater conterà infatti 63 unità contro le 61 di oggi, compreso il presidente del Consiglio. La prima promozione è per Michela Brambilla, che ottiene il rango di ministro per il Turismo. Per lei, il giuramento al Quirinale davanti al capo dello Stato e al presidente Berlusconi già ieri sera. Ferruccio Fazio, invece, dovrà attendere ancora qualche settimana: il professore, che per un anno si è dovuto accontentare della nomina di sottosegretario al Welfare, ottiene le stellette da viceministro ma per la maglia da titolare dovrà infatti aspettare che le novità approvate ieri dal Consiglio dei ministri diventino legge. L’attesa comunque non dovrebbe essere lunga: l’esecutivo – spiega il premier – ha approvato «la creazione di un nuovo ministero della Salute attraverso un disegno di legge per cui il governo chiederà una corsia preferenziale in Parlamento». Si procederà dunque per step e a conti fatti la squadra di governo sarà composta da 23 ministri, di cui 13 con portafoglio e 10 senza autonomia di spesa, 4 viceministri (Adolfo Urso al Commercio Estero, Paolo Romani alle Comunicazioni, Giuseppe Vegas al Tesoro e Roberto Castelli alle Infrastrutture), 8 sottosegretari alla presidenza del Consiglio e 27 sottosegretari ai ministeri. Il primo anno di legislatura non è solo però l’occasione per un minirimpasto ma anche quella per il bilancio delle attività di governo. Tabelle alla mano, Berlusconi e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito scendono in conferenza stampa per confutare alcune delle critiche più frequenti: «Voglio smentire – dice Vito – i luoghi comuni su un presunto eccessivo ricorso a decreti legge e alla questione di fiducia o limitazioni al dibattito parlamentare. In base ai dati posso dire che il rapporto è equilibrato». E una dimostrazione arriverebbe, sottolinea, dal confronto con la legislatura precedente: l’esecutivo ha chiesto la fiducia sul 15 per cento dei provvedimenti contro il 21 del governo Prodi, mentre i decreti legge rappresentano un terzo dei provvedimenti approvati dal Consiglio dei ministri e la metà di quelli che hanno incassato il sì del Parlamento. Da sfatare anche il «luogo comune» per cui il lavoro di Camera e Senato è schiacciato dall’esecutivo: sono 800 le modifiche apportate nel corso dell’esame nelle aule parlamentari ai decreti legge, di cui non più del 14 per cento a firma del governo. Insomma i numeri sono dalla parte del governo e del premier che però non rinuncia a una nuova tirata d’orecchie alla stampa: «Mi vengono attribuite frasi ed espressioni che non ho mai pronunciato. E questo è veramente qualche cosa di molto negativo nel rapporto del governo nei confronti del pubblico, perchè la mediazione della stampa molto spesso falsa la comunicazione governativa». Nella conferenza stampa-bilancio di un anno di attività del suo quarto governo il Cavaliere coglie l’occasione per scandire parole di apprezzamento per il lavoro del suo esecutivo e per tendere timidamente la mano alle opposizioni: da parte del governo c’è «totale apertura alle proposte dell’opposizione se sono fondate».
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