Islanda. Letteralmente, “la terra di ghiaccio”. Apparentemente, un nome che è un programma. Salvo che chiunque metta piede in Islanda si accorge molto presto che il ghiaccio copre solo una piccola parte della sua superficie, che è in realtà verde, ricca di pascoli e in tempi antichi addirittura di foreste. Tuttavia il nome “Islanda” non è del tutto inappropriato per questa terra dagli inverni tempestosi, poiché sulla sua superficie si estendono alcuni dei ghiacciai più grandi del mondo. Spesso ricoprono intere caldere di enormi vulcani, come nel caso del famoso Eyjafjallajökull che paralizzò il traffico aereo nel 2010, o del grande vulcano Grimsvotn, che giace sotto il ghiacciaio più grande del mondo, escludendo le calotte polari: il Vatnajökull.
Un ghiacciaio si distingue da un semplice nevaio perché la massa di ghiaccio è tale da spingere verso il basso enormi quantità di neve compattata, che spingono con una potenza tale da scavare e modellare il terreno sottostante. Nel suo ciclo annuale, ogni ghiacciaio si espande in inverno e si contrae in estate, e in questo processo Madre Natura dà vita a uno dei fenomeni più affascinanti del mondo: le grotte di ghiaccio. Nascono come piccoli incavi scavati da un rigagnolo d’acqua, e diventano in pochi mesi veri e propri antri di dimensioni impressionanti.
Dall’interno di queste grotte, i raggi del sole che penetrano attraverso le pareti di ghiaccio compatto creano un colore blu intenso che sembra provenire dritto da qualche film di fantascienza e porta con sé uno speciale valore di unicità: le grotte di ghiaccio sono infatti qualcosa di dinamico, in costante rimaneggiamento, che a distanza di qualche mese non sono mai uguali a sé stesse. Si evolvono in breve tempo fino a scomparire del tutto poco dopo la loro formazione, specialmente in questi ultimi decenni di temperature particolarmente alte.
È infatti una triste realtà documentata il fatto che ogni anno i ghiacciai islandesi arretrano a un ritmo spaventoso. Alcuni anche di 100 metri su base annuale, a causa del progressivo aumento delle temperature, che coinvolge specialmente quest’isola dagli infiniti prodigi naturali incastrata in mezzo all’Oceano Atlantico. Nel corso di numerosi viaggi ho avuto modo di visitare le stesse grotte anno dopo anno, e di vederle cambiare completamente il loro aspetto, o addirittura sparire del tutto. Un anno ci si entra dovendo abbassare un po’ la testa, l’anno dopo quella piccola entrata era diventata una voragine di 10 metri di altezza.
Oggi, tutte le grotte di cui vedete le foto in questo articolo sicuramente non esistono più. O se esistono, non sono in alcun modo riconoscibili, e avranno cambiato completamente la loro forma e il loro aspetto. Ogni anno i ghiacciai arretrano a una velocità crescente, in un processo che non sembra vedere la sua fine, e che, secondo le proiezioni più pessimistiche, porterà la “terra di ghiaccio” a essere totalmente priva di ghiacciai (e quindi di acqua) entro la fine del prossimo secolo. Fino ad allora, ogni anno i ghiacciai islandesi continueranno a meravigliare gli occhi di chi andrà alla ricerca delle loro grotte, ogni anno più lontane, ogni anno più belle, ogni anno più rare, ogni anno un monito a non dare mai per scontato i doni di Madre Natura che rendono possibile la vita sulla Terra. A cominciare dall’acqua.
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