martedì 21 dicembre 2021
Ricorre il 101esimo anniversario della nascita di uno dei padri della ricerca in campo psichiatrico. Attivo a Pisa, aprì a una nuova concezione della malattia mentale. Ha lasciato un'importante scuola
Pietro Paolo Sarteschi

Pietro Paolo Sarteschi - .

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Centouno anni orsono, il 21 dicembre del 1920, nasceva a Pisa Pietro Paolo Sarteschi. Sulle orme del padre Umberto, medico di nobili natali originario della Lunigiana (Massa Carrara) e direttore del manicomio di Volterra, Pietro si laureò in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti quando non aveva ancora compiuto ventitré anni. Era il 2 luglio del '43, in un'Italia in pieno conflitto bellico il giovane laureato si mise subito al servizio di feriti e ammalati a fianco di Giovanni Carossini, direttore degli Ospedali riuniti di Volterra, che ne loderà le straordinarie capacità e il senso di abnegazione al lavoro.

Nell'agosto del 1945, tornato all'Università di Pisa, Sarteschi prese a frequentare la Clinica di Malattie Nervose e Mentali, sotto la direzione di due tra i più illustri maestri della Neurologia italiana, Mario Gozzano e poi Giuseppe Pintus. Qui Sarteschi mise a frutto le conoscenze e le metodologie sperimentali acquisite nel corso dei due anni di tesi sotto la guida di Cataldo Cassano, celeberrimo clinico medico dell'epoca, ed avviò innovative ricerche su patologie allora assai diffuse - la sifilide terziaria, la cosiddetta "rabbia umana" (idrofobia), l'encefalite epidemica cronica - dedicandosi al contempo alla clinica.

La passione per lo studio e la comprensione delle malattie della mente, che affrontò unendo il rigore scientifico della sua formazione medica e l'oggettività dell'esperienza chirurgica dei primi anni di laurea con l'approfondimento del vissuto soggettivo del paziente, lo portò il 15 dicembre del 1962 alla nomina a Professore straordinario di Psichiatria presso l'Università di Pisa. Data storica: insieme a Milano, Pisa divenne la prima Cattedra di Psichiatria. Nasceva ufficialmente in Italia la Psichiatria come disciplina a sé stante, separata e distinta dalla Neurologia, della quale fino ad allora non era stata che una mera appendice.

​L'avvento degli psicofarmaci

Negli anni '60, l'avvento dei primi psicofarmaci ha rappresentato per la psichiatria nulla di meno di quello che le scoperte di Copernico sono state per l'astronomia. Lo psichiatra, fino ad allora costretto ad assistere pressoché impotente al dispiegarsi naturale della patologia mentale, non potendo far altro che contenere il malato in preda agli accessi acuti della follia, con gli psicofarmaci poté finalmente intervenire attivamente in aiuto del paziente, modificando con successo il corso della malattia. Dalle prime scoperte, il progresso continuo della ricerca farmacologica, con lo sviluppo di farmaci in grado di agire anche sui fenomeni psicopatologici più ostici - i cosiddetti sintomi negativi - ha permesso il recupero e la reintegrazione sociale anche per molti pazienti con patologie considerate inesorabilmente croniche ed inarrestabili, quali le psicosi schizofreniche.

L’impulso dato alla cultura psicofarmacologica a Pisa consentì a Pietro Sarteschi di essere tra i principali promotori della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, di cui fu per molti anni presidente e poi presidente onorario.

Al contempo, Sarteschi era consapevole che le conoscenze della psicofarmacologia avevano implicazioni che andavano ben oltre l'aspetto della terapia. L'evidenza della possibilità di modulare l'attività mentale usando sostanze chimiche che agivano sui neurotrasmettitori cerebrali rimarcò con forza l'ancoraggio dell'esperienza soggettiva nella biologia. La vita psichica non è qualcosa che si sviluppa indipendentemente dai processi fisiologici cerebrali, ma ne è piuttosto espressione dell'alto grado di complessità del sistema. Apparve chiaro che, come lo stesso Freud aveva affermato mezzo secolo prima, la biologia era terra di illimitate possibilità per la psichiatria.

Il co​nfronto con la psichiatria alternativa

La convinzione, mai venuta meno, che la psichiatria, pur con le ovvie sue peculiarità, dovesse avere la stessa dignità delle altre discipline mediche, permise a Sarteschi di mantenere saldo l'orientamento della Clinica Psichiatrica di Pisa anche durante i lunghi e turbolenti anni della 'psichiatria alternativa'. Nonostante le critiche ideologiche che gli furono mosse da più parti, Sarteschi non ebbe esitazioni e riuscì a conservare integra l'unità culturale ed operativa della sua Scuola, consentendole di crescere e di sviluppare quei paradigmi scientifici e clinici che si sarebbero poi consolidati nella psichiatria internazionale.

Nella metà degli anni '80, l'avvento delle moderne metodologie di indagine in vivo del sistema nervoso – quali la Tomografia ad emissione di positroni (PET) e, successivamente, la risonanza magnetica, di cui Sarteschi fu pioniere ed attivo fautore presso la sua Scuola ­– segnò la nascita dell'era dello studio dei correlati neurali delle attività mentali in condizioni fisiologiche e in presenza di patologie psichiatriche. I risultati degli studi di esplorazione morfologica e funzionale del cervello da un lato e della genetica comportamentale dall'altro sarebbero arrivati, passo dopo passo, a demolire la contrapposizione dicotomica tra biologia e ambiente, tra organico e funzionale, tra psicofarmaco e psicoterapia, tra intervento terapeutico e programma di riabilitazione, dimostrando quanto essa fosse destituita di qualsivoglia fondamento scientifico e dovesse essere superata nell'interesse stesso della cura del malato.

​La scuola pisana di Sarteschi

Il grande merito di Sarteschi è stato quello di aver dato vita ad una Scuola vivace e composita, dove ogni allievo ha potuto trovare un ambiente di continua crescita intellettuale, ricco di stimoli e privo di qualsiasi preclusione ideologica. Dalla psicopatologia alla diagnostica, dalla psicofisiologia alla psicologia clinica, dalle neuroscienze alla psicofarmacologia clinica, non vi è ambito del sapere psichiatrico che la Scuola pisana non abbia sviluppato.

Seppure ormai in congedo, nei primi anni duemila Sarteschi promosse la nascita a Pisa del primo Corso di Laurea in Psicologia Clinica e della Salute incardinato all'interno di una Facoltà di Medicina e Chirurgia, unico nel panorama nazionale per gli insegnamenti impartiti, quali biologia molecolare, genetica del comportamento, psicofisiologia, farmacologia e altre materie 'mediche', accanto alle discipline di ambito squisitamente psicologico.

Nella sua lunga vita terrena, giunta a termine nel marzo del 2015, Sarteschi non è stato solo un testimone della storia delle diverse epoche della psichiatria moderna del nostro Paese, ma ne è stato soprattutto uno dei principali artefici. Per questo il suo genetliaco non può essere solo un fatto privato, come scrisse Mario Guazzelli, suo allievo prematuramente scomparso, in occasione del novantesimo compleanno del nostro comune Maestro.

L’autore è psichiatra e professore ordinario presso Scuola IMT Alti Studi Lucca

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