mercoledì 7 settembre 2016
Fassino: «Meno burocrazia e vincoli, solo così il progetto decollerà»
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Un piano in cinque mosse per dare ai comuni la possibilità di operare alla messa in sicurezza del patrimonio pubblico, ma anche privato, delle zone a rischio. Liberandoli da vincoli di bilancio e lacci burocratici. Piero Fassino esce piuttosto soddisfatto dalla prima riunione del programma Casa Italia. Il presidente dell’Anci incontra a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Claudio De Vincenti e il rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone. «L’incontro – ci spiega – è stato positivo. Abbiamo affrontato come dare sostanza al progetto Casa Italia lanciato dal governo. Noi come Anci abbiamo avanzato cinque proposte. Ora dall’esecutivo attendiamo determinazione e risorse.

Quali sono i cinque punti fissati dai comuni italiani? La prima proposta è quella di favorire gli investimenti dei comuni sul patrimonio pubblico, in modo da verificarne la consistenza e fare gli interventi di tutela e protezione antisismica. E chiediamo che laddove i comuni mettono in campo interventi e investimenti di questa natura, li si faciliti scomputandoli dai saldi di bilancio.

I comuni chiedono di essere svincolati dal patto di stabilità?Esatto. Chiediamo anche di poter assumere il personale necessario, con le deroghe ai blocchi delle assunzioni.

Le altre proposte? La seconda è quella di porre in essere processi di incentivazione per i privati, come agevolazioni fiscali, mutui a tassi agevolati. Tutte misure che consentano, a chi è proprietario di un immobile, grande o piccolo che sia, di mettersi nelle condizioni di poter fare gli interventi. Mobilitando tra l’altro tutte le competenze: penso al coinvolgimento degli ordini professionali di architetti, ingegneri, geometri perché si mettano a disposizione. La terza proposta è la semplificazione delle procedure.

Un passaggio fondamentale, viste le denunce di Amatrice e Accumoli. Sì, questi interventi hanno anche bisogno di essere fatti con una certa tempestività: in quei comuni colpiti c’erano misure e interventi che si sono arenati per colpa della complessità burocratica e degli adempimenti procedurali. I comuni chiedono procedure semplificate. La quarta questione è la costituzione di una banca dati che via via classifichi tutti gli interventi in modo da avere un archivio dettagliato del patrimonio edilizio, della sua consistenza e della sua tutela, per conoscere lo stato di tutti gli edifici su cui intervenire, le azioni messe in opera. Una base cognitiva importantissima.

Casa Italia non rischia di sovrapporsi con altri programmi, come quello avviato sulla riqualificazione scolastica? Casa Italia ha evidentemente una connessione con altri progetti, penso anche a quello sulle periferie. Chiediamo la garanzia che ci siano finanziamenti pluriennali. Perché se intervieni sull’edilizia scolastica devi fare anche tutti gli interventi antisismici. Lo stesso sulle periferie, se sono nelle aree più a rischio sismico. Serve continuità dei finanziamenti.

Si è parlato di fondi? C’è una quantificazione sui bisogni? Per adesso non si è parlato di finanziamenti.

Per gli edifici nuovi e la messa a norma di quelli pubblici la strada è nota. Ma per le centinaia di borghi antichi e pittoreschi, costruiti secoli fa con pietre e calce? La messa in sicurezza di questo patrimonio privato così esteso e fragile non un’utopia? È l’obiettivo di Casa Italia. Per gli edifici privati proponiamo un sistema incentivante perché è chiaro che bisogna mobilitare anche capitali privati. Sulla difficoltà degli interventi saranno i tecnici a dire dove si può e dove no. Non tocca a noi.

Il governo come ha accolto le proposte? Le approfondirà in vista di un altro incontro che ci sarà a stretto giro.

Per la sua esperienza di sindaco, lo giudica un piano fattibile o un libro dei sogni? Dipende da due fatti: determinazione po-litica, e mi pare che da parte del governo ci sia, e risorse, che con la legge di stabilità dovranno essere messe in campo.

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