mercoledì 28 giugno 2023
Il premier a Montecitorio: «L'Italia non diventi il campo profughi dell'Unione». Messaggio alla Bce: aumento tassi può fare più danni dell'inflazione. Mes: difendere interesse nazionali
Meloni a Montecitorio per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo

Meloni a Montecitorio per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo - Ansa

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La testa al prossimo Consiglio europeo. E alla partita vera, centrale, decisiva: l' immigrazione. Giorgia Meloni scandisce le parole: «Finalmente è stato riconosciuto che l'immigrazione è una sfida europea e richiede risposte europee. E se non si affronta a monte il tema è impossibile realizzare una politica di immigrazione giusta e efficace...». L'aula di Montecitorio ascolta in silenzio le comunicazioni del premier. Sulla crisi in Ucraina e sulla sfida migranti. Ma anche sui temi economici: dal Mes ai tassi di interesse che continuano a salire. Meloni rilancia la linea di Palazzo Chigi: prima l'Italia. E pur vedendo un cambio di passo nella Ue invita l'Unione a «mantenere alta l'attenzione» sui Paesi di origine e di transito della sponda del Mediterraneo. Meloni va dritta: «Servono risorse adeguate» a questi Paesi, serve un «approccio di cui è pioniere il nostro piano Mattei. L'obiettivo è ambizioso ma chiaro, serve uno sviluppo paritario e non predatorio» in questi Paesi. Parola dopo parola si delinea la strategia del governo. «La stabilità della Tunisia è fondamentale per il Mediterraneo e per l'Europa», ripete il premier che chiosa: «Nelle missioni del 6 e dell'11 giugno mi sono impegnata perché l'Europa mantenesse alta l'attenzione. Il lavoro continua in queste ore per giungere (nel prossimo consiglio Ue, ndr) a un pacchetto europeo a sostegno di Tunisi». Ma soprattutto rilancia la sfida agli scafisti. «Non possiamo lasciare a loro il potere di chi entra o no in Europa». E ancora: «Ci sarà totale impegno in ogni sede per stroncare il tragico traffico delle vite che genera queste tragedie». L'Aula applaude, Meloni alza gli occhi da un foglio bianco con righe di appunti e insiste: «Non avrei mai accettato di essere pagata per trasformare l'Italia nel campo profughi, quello che abbiamo chiesto e ottenuto» da Bruxelles è che «le risorse vadano ad alimentare un fondo per difendere i confini esteri, non per gestire l'immigrazione illegale ma per contrastarla».

Dall'immigrazione all'Ucraina. «Sono emerse le difficoltà del sistema di Putin ed è stata smontata la narrazione» per cui l'offensiva della Russia in Ucraina «sta andando bene». Il premier spiega che «l'Unione europea confermerà il sostegno a Kiev e con orgoglio rivela come la posizione italiana sia «riconosciuta e apprezzata e rafforzi il nostro ruolo». Una pausa e la nuova frase: «Difendere l'Ucraina significa difendere l'Italia». Montecitorio applaude ancora, Meloni insiste: «Con noi l'Italia è riconosciuta solida, credibile e affidabile». L'ultimo passaggio è tutto sull'economia. Qui i toni verso Ue e Bce sono netti. «L'inflazione è tornata a colpire, è una odiosa tassa occulta che colpisce soprattutto i meno abbienti. È giusto combatterla con decisione ma la semplicistica ricetta dell'aumento dei tassi intrapresa dalla Bce non appare agli occhi di molti la strada più corretta. L'aumento dei prezzi non è figlio di un'economia che cresce troppo velocemente ma di fattori endogeni, primo tra tutti la crisi energetica. Non si può non considerare il rischio che l'aumento costante dei tassi sia una cura più dannosa della malattia». Ultimo passaggio sul Mes: «Non reputo utile all'Italia alimentare una polemica interna sul Mes. L'interesse dell'Italia è affrontare il negoziato sulla governance europea, dove si discuta nel complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale. Prima ancora di una questione di merito c'è una questione di metodo su come si faccia a difendere l'interesse nazionale».

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