martedì 19 marzo 2024
La premier sulle europee: una vittoria confermare i voti delle politiche. «Resto finchè incido e mia figlia Ginevra...»
Il caso Salvini, il Colle, le Europee: tutte le risposte della premier Meloni

ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

C'è voglia di archiviare il capitolo elezioni russe. Di allontanare lo spettro di nuove divisioni nel governo. Salvini putiniano? Il gelo del Colle? I giudizi dell'Europa? Giorgia Meloni prova a non farsi trascinare nelle polemiche. Spiega in tutti i modi possibili che la posizione del governo è molto chiara. Che non ci sono margini di ambiguità. Che governo e maggioranza sono coesi. È chiara Meloni ed è chiaro il vicepremier e ministro degli Esteri Tajani. «La maggioranza è coesa, quella di Salvini non è una frase che mina la coesione del centrodestra, i problemi semmai sono nell'altro campo, non nel nostro».

E il Colle? Meloni in una lunga intervista ad Agorà, il programma mattutino su RaiTre, si sofferma anche sui rapporti con l'inquilino del Quirinale. «... Sono ottimi, Mattarella non fa mai mancare il suo sostegno non al governo ma alla nazione. Il nostro è un rapporto che gestiamo direttamente e personalmente e quelli che brigano per rovinarlo resteranno delusi». È una intervista a tutto campo. Meloni parla delle sfide del governo. E di quelle del suo partito. A cominciare dal decisivo voto europeo di giugno. «Per me una vittoria sarebbe confermare i voti che mi hanno portato a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa... Cosa non facile: non accade spesso che dopo un anno e mezzo chi è il governo possa confermare quel consenso. Ma è sicuramente un obiettivo al quale punto». Le sfide si accavallano e Meloni pare determinata, ma anche convinto a restare solo fino a quando sarà in grado di incidere. «Rinuncerei alla guida della Nazione quando mi rendessi conto che non ho più il consenso degli italiani. Non potrei più farlo se non avessi più la libertà di incidere, non sto qua a sopravvivere...».

Avanti insomma con una cosa che viene prima di tutte le altre: il rapporto con la figlia Ginevra. Meloni non potrebbe restare a fare quello che fa se «se mi dovessi rendere conto che deve pagare un prezzo troppo alto, ma è una bambina intelligente, forte, comprensiva, stiamo facendo del nostro meglio per non perderci in questa tempesta». Le frasi si accavallano. Il rapporto con il Pd? «Non mi permetto di dare consigli a Elly Schlein; negli anni ho visto una sinistra impegnata nella demonizzazione degli avversari mentre la politica dovrebbe essere rispetto dell'avversario, non lotta nel fango. Io ho rispetto per Schlein quindi spero che da quella parte della barricata sia lei a imprimere un cambiamento su questo». La lotta all'evasione? «A proposito di condoni e dell'accusa di essere amici degli evasori: il 2023 è stato l'anno record nel recupero dell'evasione fiscale, l'Agenzia delle Entrate ha incassato 25 miliardi. 4,5 miliardi in più rispetto all'anno precedente. Numeri mai registrati».

Il fronte dossier? «Conosciamo la punta di un iceberg e sono piu' che preoccupata molto indignata. Su questa storia bisogna andare fino in fondo, penso che ci sono stati gruppi di potere che hanno approfittato per interessi propri, bisogna andare fino in fondo per scoprire i responsabili e i mandanti». Poi la difesa del premierato. Una riforma che se dovesse essere approvata entrebbe comunque in vigore con «la prossima legislatura». Una riforma che riguarda il futuro del Paese e non il presente. Non insomma Mattarella e non Meloni, spiega la premier che poi colpisce le opposizioni: «Vedo una sinistra allo sbando che cerca di schermarsi dietro l'autorevolezza del presidente della Repubblica, che è una figura unificante, perché non sa come spiegare la sua contrarietà a una riforma che vuole banalmente consentire agli italiani di scegliere direttamente da chi farsi governare. Non sapendo come dire che preferiscono fare i governi all'interno del palazzo cercano altre ragioni ma non regge».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: