martedì 20 giugno 2023
Prove d'intesa dopo mesi di tensioni. La premier italiana: qui per rafforzare il dialogo, Italia e Francia unite da interessi comuni. Su Ucraina, Tunisia e migranti stessi obiettivi.
Giorgia Meloni con Emmanuel Macron all'Eliseo

Giorgia Meloni con Emmanuel Macron all'Eliseo - ANSA

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È il primo bilaterale, il primo "faccia a faccia" dopo mesi di tensione. Ma da entrambe le parti - nell'incontro di questo pomeriggio all'Eliseo tra Emmanuel Macron e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni c'è la volontà comune di privilegiare le cose che uniscono. Di camminare uniti contro il rigorismo di Berlino nella partita della revisione delle regole europee del Patto di stabilità. E di ribadire uniti che il sostegno a Kiev è fuori discussione. Ma soprattutto di superare uniti le ultime incomprensioni sulle politiche migratorie e di ripartire da poche parole di Macron di metà maggio a Reykjavik: l'Italia non può essere lasciata sola davanti alla pressione dei flussi migratori. Lo si capisce dalle frasi pronunciate nel punto stampa a fine colloquio quando la premier italiana ricorda che «Italia e Francia sono due nazioni legate, centrali e protagoniste in Ue, che hanno bisono particolarmente in un momento come questo di dialogare perché molti e convergesnti sono i nostri interessi comuni».

E le convergenze a cui la presidente del Consiglio pensa sono i temi del Mediterraneo, la Tunisia su cui entrambi i Paesi spingono per un accordo e sull'Ucraina sul cui sostegno «non c'è nessun dubbio di Italia e Francia» che insieme collaborano già al sistema terra-aria Samp-t, ma anche si è d'accordo che i parametri europei vadano cambiati come il rigorismo che ha mostrato i sui limiti. «Non possiamo consentire che tornino parametri che oggi sarebbero assolutamente inadeguati: la sfida è una governance incentrata sugli investimenti: se ci siamo dati una priorità non si può non tenere conto di questi elementi», dice Meloni, riferendosi in particolar modo alle materie strategie su cui aggiunge che «è una materia su cui siamo d'accordo».

Anche sul fronte migranti inoltre gli obiettivi restano gli stessi. Passi avanti sono stati fatti nelle politiche comunitarie, ammette Meloni, però «ci attende alla fine di questo mese un importante Consiglio europeo. Siamo d'accordo che si debbano fare passi concreti rispetto a una visione della difesa della dimensione esterna: bisogna superare la diatriba tra movimenti primari e secondari». Dal canto suo il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso della dichiarazione congiunta a Parigi con la premier Giorgia Meloni, sottolinea la necessità di rafforzare la politica comune dell'Unione europea in materia migratoria, visto a che a livello europeo non c'è stata una buona politica su questo tema. «Continuiamo a vedere drammi nel Mediterraneo, dobbiamo organizzarci meglio» in materia di asilo e immigrazione per evitare nuovi drammi, sottolinea Macron, evocando anche la necessità di rafforzare «il controllo delle nostre frontiere esterne». Una questione che l'Italia, posta in prima linea, «conosce bene», puntualizza Macron ribadendo l'amicizia «unica» che lega i due Paesi e a cui tiene «in primis».

IL DOSSIER MIGRANTI E IL CASO TUNISIA

Tanti capitoli. Tante sfide comuni. Tanti nodi da sciogliere. In vista di due appuntamenti decisivi in scena nei prossimi giorni: il vertice Nato (a Vilnius l'11 e il 12 luglio) per ribadire a una sola voce il sostegno congiunto all'Ucraina sul fronte militare, umanitario ed economico; ma soprattutto il Consiglio europeo di fine mese dove si fa sapere dai piano alti di palazzo Chigi Giorgia Meloni è decisa a portare ancora una volta alla ribalta la gestione dei flussi migratori con il caso Tunisia in primo piano dopo la missione dell'Unione euroea di dieci giorni fa. Prima delle parole di Meloni, è il ministro degli Esteri Antonio Tajani a mandare una prima cartolina a Parigi: «Serve solidarietà europea sul fenomeno migratorio, è necessaria una strategia e credo che la Francia sia chiamata a dare una mano importante». Bisogna insomma dare una virata nelle relazioni Italia-Francia, piuttosto burrascose nei primi mesi del governo di centrodestra. Meloni ci crede ed è decisa a provarci. Anche perchè a fine mese, al Consiglio europeo di Bruxelles, serve un deciso cambio di passo. La premier ha ragionato in queste ore riservatamente con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Sa che con l'estate gli sbarchi, che già si sono moltiplicati in modo esponenziale in questi mesi, aumenteranno ancora. E sa che una soluzione per la Tunisia è a questo punto vitale: anche qui servono passi avanti dopo i due viaggi di Meloni in Tunisia e quello, giusto alla vigilia del faccia a faccia, dei ministri dell'Interno tedesco e francese, Nancy Faeser e quel Gérald Darmanin che non era stato affatto tenero con la gestione italiana dei migranti.

EXPO 2030: IL GOVERNO SPINGE ROMA

Meloni arriva a Parigi per partecipare all'assemblea del Bureau international des exposition (con lei il sindaco di Roma Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Rocca) dove le quattro candidate a ospitare l'Expo del 2030 ancora in gara cercheranno di convincere i delegati a dare loro il voto il 28 novembre. Prima dell'Italia toccherà alla saudita Riad - la più agguerrita e sostenuta fin dall'inizio proprio da Macron - e alla coreana Busan, mentre gli ucraini spingeranno Odessa in chiusura. In 20 minuti oggi la delegazione italiana guidata dall'ambasciatore Massolo ha ripercorso i punti di forza della proposta e ha presentato un progetto che conta su un dossier di 618 pagine suddiviso in 21 capitoli.

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