lunedì 20 novembre 2023
La premier si congratula col nuovo presidente argentino. Saltato per influenza l'incontro con il commissario europeo ungherese per l'Allargamento. E su Instagram rivendica la cultura «non di sinistra»
Meloni fa gli auguri a Milei: «Tra Italia e Argentina profondi legami storici»

Ansa

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Dopo il leader leghista Matteo Salvini, che si è affrettato a farlo questa mattina presto su X, anche Giorgia Meloni si è complimentata con il nuovo presidente dell'Argentina, Javie Milei, al quale ha telefonato nel primo pomeriggio. La premier, si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi, «ha avuto una conversazione telefonica con il nuovo Presidente argentino in cui gli ha augurato buon lavoro. L'Argentina è una nazione a cui siamo legati da profondi legami storici e culturali - prosegue il comunicato - e in cui vive la più grande comunità di italiani all'estero. Roma e Buenos Aires condividono valori comuni che definiscono la nostra azione di politica estera nell'attuale contesto internazionale». Un passo atteso, vista la vicinanza politica di Meloni con il "Trump di Buenos Aires", seguito alle reazioni entusiastiche di tutto il centrodestra al risultato delle consultazioni argentine, in particolare del partito della presidente del Consiglio (per esempio con gli eurodeputati Nicola Procaccini e Carlo Fidanza).

Il colloquio ha segnato il giro di boa di un'intensa giornata per Meloni, che doveva vedere a pranzo il commissario europeo all'Allargamento e la politica di vicinato, l'ungherese Oliver Varhelyi. Un incontro strategico per verificare la posizione di Orban in vista del prossimo Consiglio Europeo, ma poi saltato perché la premier è stata colpita da una leggera influenza.

C'è stato spazio anche per una rivendicazione, sulla scia delle polemiche per la presenza della premier alla mostra su Tolkien, a Roma: «La bellissima mostra su Tolkien promossa dal ministero della Cultura è un omaggio alla ricchezza delle idee, alla fantasia e alla capacità di ispirare generazioni - ha scritto Meloni sul suo profilo Instagram -. E stupiscono le polemiche dei soliti noti sull'organizzazione della più grande mostra mai dedicata in Italia all'autore di uno dei libri più venduti e amati della storia della letteratura. Dimostra il nervosismo di chi ha pensato che la cultura gli appartenesse, che potesse essere appannaggio di una parte politica e non di tutti. Quel tempo è finito».

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