venerdì 23 febbraio 2024
Sabato il primo summit a guida italiana in videoconferenza. Atteso un annuncio sul protocollo di sicurezza. E il 1° marzo la premier torna da Biden per cementare l’«approccio condiviso»
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Tutto è stato curato nei dettagli (e in piena segretezza). Esattamente a due anni dalla tragica invasione russa, il G7 a presidenza italiana e l’Unione Europea vogliono stringersi, fino a quando sarà necessario, al fianco dell’Ucraina martoriata da 24 mesi di guerra quotidiana e di morti senza fine. Come trapelato da qualche giorno (anche se da Palazzo Chigi mancano ancora conferme ufficiali), l’intento è quello di un gesto di alto impatto e valore simbolico: tenere direttamente da Kiev la prima riunione fra i leader dei Sette grandi Paesi della Terra sotto la presidenza italiana del 2024.

Per questo Giorgia Meloni è atterrata nel pomeriggio di venerdì all’aeroporto di Rzeszow, in Polonia, non lontano dalla frontiera, tradizionale approdo da cui si prosegue per la capitale ucraina con un viaggio di notte su un treno oscurato (soluzione già scelta in passato da Mario Draghi, nel famoso viaggio del giugno 2022 assieme a Macron e Scholz, e dalla stessa Meloni). Sabato la presidente del Consiglio italiana, assieme a Ursula von der Leyen (Commissione Ue), sarà al fianco di Volodymir Zelensky, il presidente ucraino, appunto per presiedere alle ore 16 questa riunione voluta nel giorno esatto dell’anniversario per confermare il sostegno pieno dell’Occidente a Kiev, un appoggio che «non deve mai dare segnali di stanchezza», come Meloni aveva ribadito giovedì sera in tv. Al riguardo i 7 capi di Stato o di governo premeranno, nella dichiarazione finale, per un ulteriore inasprimento delle sanzioni contro Mosca.

Tutto il programma è top secret, anche se un indizio Meloni l’ha dato ieri nel messaggio inviato al congresso di Fi, scusandosi per l’assenza con un sibillino «sarebbe stato impossibile esserci, Antonio (Tajani, ndr) sa bene». Pare che l’unico altro leader presente fisicamente a Kiev sarà il canadese Justin Trudeau. Gli altri 5 saranno videocollegati, a partire dall’americano Joe Biden dalla sua Casa Bianca, da dove ieri è giunta un’altra notizia anch’essa attesa e certo gradita alla leader di Fdi: il presidente democratico la riceverà per la seconda volta a Washington venerdì 1° marzo, per affrontare i temi globali al centro degli incontri del G7, riaffermare il forte rapporto fra Stati Uniti e Italia e «discutere approcci condivisi, compreso il loro impegno a continuare a sostenere l’Ucraina, a prevenire l’escalation regionale in Medio Oriente» e ad impostare «uno stretto coordinamento transatlantico riguardo la Cina», come ha detto una portavoce della Casa Bianca.

Sul fronte più strettamente nazionale, Meloni dovrebbe siglare l'accordo bilaterale di sicurezza fra Italia e Ucraina, come hanno già fatto Francia, Germania e Regno Unito sulla base dell'impegno preso al vertice Nato di luglio. Questi accordi non sono giuridicamente vincolanti, ma rappresentano un'altra tappa di avvicinamento di Kiev all'Alleanza atlantica. Nel protocollo l'Italia confermerà il sostegno all'ingresso dell'Ucraina nella Ue e prenderà impegni su addestramento di soldati, collaborazioni sull’energia e post guerra, anche con la conferenza sulla ricostruzione nel 2025.

Prosegue così lo sforzo della leader della destra italiana per “smacchiarsi” dal suo passato sovranista (e anche filo-Putin) nel nome della politica estera fortemente atlantista che sta caratterizzando il suo soggiorno a Palazzo Chigi. Un’azione che, nel campo della maggioranza, è guastata dai distinguo leghisti, riemersi dopo la morte del dissidente russo AlexeijNavalny. Sul punto è tornato ieri Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, che le opposizioni puntano a sfiduciare: «Non metto piede in Russia da non so quanti anni e non esiste nessun accordo con Russia Unita». Una linea contestata di nuovo da Elly Schlein, segretaria del Pd: «Salvini forse non si è ancora tolto la felpa con Putin. Anche Meloni gli chieda di fare chiarezza, quell’accordo per noi è inaccettabile».

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