venerdì 20 dicembre 2024
Alla Camera, durante il voto sulla manovra, applausi del centrodestra. Nordio: «Giudici coraggiosi, sistema da rivedere». Schlein (Pd): le nostre accuse sono politiche e restano intatte
Salvini assolto, Meloni esulta: «Accuse infondate, difendiamo sovranità»

ANSA

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L’applauso liberatorio della maggioranza alla Camera, durante l’approvazione della manovra, appena le agenzie battono la sentenza di Palermo, dimostra la capacità del vicepremier Matteo Salvini di fare della vicenda Open Arms una questione nazionale (e anche internazionale, con il coinvolgimento dell’Europa e l’intervento di Elon Musk dagli Stati Uniti, che gli dice «bravo»). «Giustizia è fatta», scandisce dal Carroccio Luca Zaia, dando ragione al leader leghista, che ha parlato di vittoria del suo partito e dell’Italia intera.

Ed è quello di cui sono certi nella maggioranza, che scandisce «Matteo, Matteo» in un coro da stadio, nell’emiciclo di Montecitorio. «C’è un giudice a Palermo», sbotta sollevato Antonio Tajani. Passano pochi minuti e la gioia arriva da Budapest, con Viktor Orbán: «Bravo Salvini. La giustizia ha prevalso».

Ma è la premier Giorgia Meloni a tirare un sospiro di sollievo. Una diversa sentenza avrebbe messo in difficoltà l’esecutivo, anche solo per la reazione prevedibilmente dura del suo vicepremier. «Grande soddisfazione per l’assoluzione del vicepresidente e ministro Matteo Salvini nel processo Open Arms - commenta - . Un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli». Poi annuncia: «Insieme proseguiamo con tenacia» per «difendere la sovranità nazionale».

I ministri sono un fiume in piena. Più sobrio il commento del presidente della Camera Lorenzo Fontana, «felice», dice, per Salvini e per la sua famiglia.

«Sono contento per lui, sono contento per lo Stato italiano - si compiace il ministro leghista delle Finanze Giancarlo Giorgetti - . Ha avuto il suo coraggio per ribadire un principio che sembra elementare ma che invece tutti in qualche modo adesso devono rispettare».

Soddisfatto il titolare degli Affari regionali Roberto Calderoli, che, commenta, non aspettava «un altro esito, semplicemente perché non lo ritenevo in alcun modo possibile. Oggi i giudici, con questa sentenza di assoluzione, hanno deciso che difendere i propri confini non è un reato! Vorrebbe da dire giustizia è fatta, ma non riesco a dirlo dopo tre anni di un lunghissimo processo a un ministro della nostra Repubblica, che ha soltanto applicato le nostre leggi vigenti eseguendo l'incarico ricevuto dai cittadini con il loro voto».

Lo dicono in molti, invece. Mentre per la ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli, tra le prime a congratularsi, con la sentenza «viene ripristinata la verità dei fatti». Vale a dire, secondo il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi, «che questo processo non si sarebbe dovuto mai nemmeno fare, perché le scelte politiche di un governo devono essere giudicate dagli elettori. Una condanna sarebbe stata incomprensibile e avrebbe costituito un precedente grave e pericoloso».

Ed è quello che pensa il ministro della Giustizia. Carlo Nordio rende «onore a questi magistrati coraggiosi. Questo processo non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare, come scrissi anni fa, come editorialista». Per il guardasigilli, anzi, «grave è stata invece la decisione politica di autorizzare questo processo, in contrasto con la legge costituzionale che tutela la carica ministeriale». Perché, «processi come questo, fondati sul nulla, rallentano l'amministrazione della giustizia e sprecano risorse. Insomma, dopo l’agonia del processo Stato-Mafia e questa assoluzione, credo sia necessaria una riflessione sul nostro sistema imperfetto».

Dall’altro lato dell’emiciclo, le opposizioni non cambiano «il giudizio politico» e certamente non criticano la decisione del tribunale di Palermo. Così l’altro Matteo assolto il giorno prima, il leader di Iv Renzi, parla della sentenza del suo avversario come di «una buona notizia e non possiamo che esserne contenti. È la conferma che la strada è difendersi nel processo e non dal processo. La condanna di natura squisitamente politica per la sua gestione migratoria tuttavia resta», aggiunge l’ex premier.

Per la segretaria del Pd Elly Schlein «la nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini è tutta politica e non cambia di un millimetro. Le sentenze si rispettano sempre, la nostra opposizione alle loro scelte continuerà», commenta la leader dem.

Invita invece a riflettere Giuseppe Conte. «I giudici - commenta il leader di M5s - sono un potere autonomo, è bene che tutte le forze di centrodestra lo tengano ben presente quando pensano di aver ragione e quando hanno un'opinione contraria. Prendiamo atto di questa sentenza, va rispettata e potrà essere commentata quando sarà depositata. Io quel che ho detto l’ho detto da testimone».

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