giovedì 6 ottobre 2022
La leader riunisce il vertice di Fdi e avvisa gli alleati: niente spazio ad ambizioni personali, solo ministri «di alto profilo» Non ci sarebbe un veto su Salvini all’Interno
 Meloni: "Pronta a metterci la faccia. Tecnici non sono limite"

Ansa

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Una tessera alla volta, la presidente di Fratelli d‘Italia sta provando a comporre lo schema della possibile formazione di governo, nell’attesa che si metta in moto il meccanismo costituzionale delle consultazioni disposte dal capo dello Stato. «Il momento è importante e io voglio far bene, perché in questo governo sono io che ci metto la faccia», dice senza mezzi termini Giorgia Meloni allo stato maggiore del partito, convocato nella sede di via della Scrofa per fare il punto della situazione. «Vi assicuro che daremo il massimo dell’impegno », aggiunge la leader, consapevole della difficoltà della sfida che le sta davanti.

Questa è la fase forse più difficile della storia repubblicana», considera, e non sono consentite improvvisazioni. Per questo, Meloni avvisa i colleghi di partito e di coalizione: le proposte vanno bene, ma alla fine sarà lei a decidere. E non accetterà che le vengano caldeggiate scelte al ribasso: solo profili di indubbia competenza, meglio se politici ma eventualmente anche tecnici. Gli equilibri fra i partiti della coalizione avranno un valore, ma non per ossequiare regole cencelliane o ambizioni personali. «Si parte dalla competenza. E se quella migliore dovesse essere trovata al di fuori degli eletti, a partire da Fdi, questo non sarà un limite», avrebbe detto Meloni durante la riunione, chiedendo ai suoi di non «dare retta ai retroscena della stampa sui rapporti con gli alleati», perché «io sto dialogando con tutti, alla fine troveremo la soluzione».

Con Matteo Salvini e Antonio Tajani, «l’interlocuzione e il confronto sono continui e positivi. Io sento tutti». Al momento, ha detto la presidente ai suoi, la situazione è «fluida». E l’esecutivo nazionale di Fdi le ha affidato un mandato pieno a proseguire nelle trattative con gli alleati. Di nomi, in concreto, non ne sarebbero circolati, assicurano Fabio Rampelli e Francesco Lollobrigida. E non è escluso che Meloni, una volta avuto l’incarico, non decida di comunicare la rosa prima al capo dello Stato. Di fronte al pressing della Lega su alcuni ministeri, compreso l’Interno, non ci sarebbe «alcun veto » su Salvini al Viminale. Ma le aspirazioni del leader leghista, se valesse il cosiddetto “lodo Meloni (nessuno va in ministeri che ha già guidato) salterebbero. Così, lui stesso potrebbe optare per un passo di lato, nel caso in cui si trovasse l’accordo per una figura tecnica di mediazione (girano i nomi del prefetto di Roma Matteo Piantedosi, capo di gabinetto di Salvini quando era ministro, e del prefetto eletto con Fdi Giuseppe Pecoraro). Insomma, la partita è aperta, ma pur senza veti il capogruppo uscente di Fdi al Senato Luca Ciriani lascia intendere che sul segretario leghista «potrebbero esserci problemi di opportunità» (l’ex ministro è sotto processo in Sicilia per il ”sequestro” di migranti salvati in mare).

Un’opzione “tecnica” potrebbe poi essere considerata per i ministeri economici, mentre per la Giustizia resterebbero in ballo la leghista Giulia Bongiorno e l’ex magistrato Carlo Nordio (Fdi). E per gli Esteri la scelta potrebbe ricadere su un ambasciatore di vaglia, a riposo o in attività. Tecnici o meno, «non cambia la natura politica del governo », ha ribadito la stessa Meloni, «perché i governi sono politici quando hanno un mandato popolare, un programma definito, una visione chiara e una guida politica». La presidente di Fdi non si sente “draghiana”.

Ma sa bene che sul tavolo restano le sfide poste da una congiuntura difficile: fra «le priorità del Paese», la prima riguarda la crisi energetica e il caro-bollette, con provvedimenti da varare nei primi Cdm o nella prossima manovra di bilancio. Quanto all’avvio delle consultazioni, Fdi attende « le determinazioni del presidente della Repubblica ». L’iter potrà partire solo dopo che le Camere, convocate il 13 ottobre, avranno eletto i nuovi presidenti, primi a essere convocati sul Colle. Fonti interpellate da Avvenire, indicano come probabile, per le prime consultazioni, la data di martedì 18 ottobre. Al Consiglio europeo del 20-21 presenzierebbe comunque il premier uscente Draghi. E il nuovo governo potrebbe vedere la luce prima della fine del mese.

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