venerdì 18 agosto 2023
Immersioni nella bellezza dell’arte, della letteratura, della montagna, incontri con testimoni di fede, tematiche attuali come il lavoro, i giovani, l’energia, l’ambiente
Una mostra al Meeting di Rimini

Una mostra al Meeting di Rimini - Collaboratori

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Immersioni nella bellezza dell’arte, della letteratura, della montagna, incontri con testimoni di fede, tematiche attuali come il lavoro, i giovani, l’energia, l’ambiente. Per un pubblico affamato di cultura e di esperienze generatrici di umanità, il Meeting mette a disposizione 15 mostre. Spiega Alessandra Vitez, dal 1998 responsabile del settore della kermesse riminese: «Nella varietà dei temi proposti, cerchiamo di documentare che nel cuore di ciascuno di noi abita un desiderio di amicizia e che quando l’uomo si accorge che l’amicizia è anzitutto un dono, la solitudine viene superata e ci si sente disponibili ad abbracciare l’altro e a esserne abbracciati».

Due i percorsi artistici proposti quest’anno. Per rendere omaggio ad Alberto Burri, protagonista della scena contemporanea italiana e internazionale, viene esposta la più grande tela del maestro, il Sacco del 1969 ideato per il fondale del primo atto del dramma teatrale “Avventura di un povero cristiano”, dal romanzo di Ignazio Silone. Attorno all’imponente opera, un percorso idoneo a far luce sulle stagioni del suo lavoro.

“La forma delle parole” presenta 12 artisti in dialogo con i sogni e le idee delle giovani generazioni. 900 “under 35” hanno lavorato su alcune “parole chiave” che esprimessero la loro visione di partecipazione comunitaria e di cambiamento del mondo e hanno concorso a scrivere un Manifesto culturale del cambiamento. Convinti che le parole siano semi che producono frutti e costruiscono legami, Micol Forti, curatore della Collezione Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, e Giovanni Caccamo, cantautore allievo di Battiato, hanno coinvolto alcuni grandi artisti in questa avventura. A loro sono stati affidati i sogni e le speranze dei giovani sotto forma di “parole chiave”, dattiloscritte, con un procedimento tipografico a caratteri mobili (l’antica tecnica di Gutenberg del XV secolo), su fogli di carta cotone in formato A4.

Ogni artista ha utilizzato il foglio come supporto reale o fonte di ispirazione, materia da trasformare o da trasfigurare, realizzando un’opera inedita a partire da quanto evocato dai giovani.
Due le mostre dedicate al lavoro. “Il gusto del quotidiano” ripropone l’esperienza dei monasteri benedettini che dal quarto secolo contribuirono alla “ripartenza” di una civiltà che, similmente a quella attuale, attraversava una crisi di senso e di prospettiva. “Un compito nel mondo” dialoga con le esigenze (non solo economiche) di chi lavora o cerca un lavoro, raccogliendone le aspettative, raccontando i tentativi di risposta da parte di alcune esperienze imprenditoriali e cercando di capire come una dimensione di relazione, di amicizia possa esprimersi nel lavoro così da poter aprire spazi che rendano di nuovo il lavoro interessante, desiderabile e utile al mondo.

“Da solo non basto”, da un’idea di Daniele Mencarelli, propone un’immersione nelle ferite e nei desideri dei giovani e documenta quanto può risultare decisivo l’incontro con esperienze e persone capaci di ascoltare il loro grido e di costruire luoghi dove confrontarsi con proposte educative all’altezza delle loro attese.

“C’è dentro la sua voce tanto di quell’esplosivo che da solo sarebbe sufficiente a buttare all’aria gli edifici della nostra tranquillità”. Così Carlo Bo evocava la figura e l’opera di Charles Péguy, che il Meeting ripropone a 150 anni dalla nascita. Papa Francesco definisce la nostra “non un’epoca di cambiamento” ma una fase di “cambiamento d’epoca”, caratterizzata non solo dal passaggio da un’economia industriale a una digitale, con tutte le conseguenze individuali e collettive che questo comporta, ma soprattutto dal venir meno di certezze morali e valori culturali che non vengono più riconosciuti come tali. Péguy ha vissuto una situazione analoga, a cavallo tra ’800 e ’900.

A un altro grande esploratore dell’animo umano, Eugenio Corti, è dedicata una mostra a quarant’anni dalla pubblicazione della sua opera più famosa, “Il cavallo rosso” (35 edizioni e 8 traduzioni), dove gli avvenimenti della storia – la spedizione e ritirata di Russia, la guerra partigiana, la liberazione, la ricostruzione e il boom economico – vengono raccontati nel solco di una prospettiva di fede.
Dalla Siria, dove l’esperienza monastica è nata, arriva la testimonianza di un gruppo di suore trappiste che nel 2008 hanno fondato un monastero in cui la dedizione a Dio nella preghiera e nel lavoro ha generato un luogo di amicizia per cristiani e musulmani, oasi di pace e di convivenza nel mare di devastazione portato dalla guerra.

Un’altra testimonianza di fede “contagiosa” viene dalla figura di José Gregorio Hernandez Cisneros (1864-1919), medico e religioso venezuelano, divenuto per la sua attività benefica oggetto di venerazione da parte di molti latinoamericani e proclamato beato dalla Chiesa nel 2021.

Dalla Francia arriva un percorso espositivo che in 30 grandi immagini presenta la figura di Santa Teresa di Lisieux a 150 anni dalla nascita e ripropone il messaggio d’amore per i suoi (famiglia, amici) e per tutti gli uomini del suo tempo, generato dall’immedesimazione totale in Gesù: una testimonianza provocatoria in un momento storico in cui l’uomo ha fame e sete di pace.
Per gli amanti della montagna, un viaggio in alta quota con la mostra “La compagnia della cima”, per raccontare come il cammino verso la vetta può diventare l’occasione per la nascita e il rafforzamento di amicizie tese al raggiungimento di una meta che affascina e trascende chi la persegue.

Altri percorsi espositivi sono dedicati alla progettazione delle città come spazio di rigenerazione della vita comune, all’energia, alle tematiche ambientali e a un personaggio intramontabile e da anni protagonista al Meeting come Giovannino Guareschi, che continua a provocarci con il suo “Non muoio neanche se mi ammazzano”.

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