
Medici italiani e operatori sanitari somali - .
Si chiamano Zakaria e Maida, di 15 e 12 anni. Sono due ragazzi somali portatori dalla nascita di cardiopatie congenite che ne mettevano a rischio la vita. È su di loro che sono stati compiuti i primi interventi a cuore aperto nella storia della Somalia. Operazioni eseguite con successo da un’équipe di medici italiani, somali ed etiopi, guidata da Stefano Marianeschi, direttore della Cardiochirurgia pediatrica dell’Ospedale Niguarda di Milano, e composta dall’anestetista Francesca Aresta, dello stesso ospedale, da Giuseppe Annoni, cardiologo interventista pediatra dell'Ospedale Regina Margherita di Torino, e dal tecnico di ecocardiografia e ricercatore del Policlinico di Milano Silvia Scansani. Il team italiano ha lavorato con i sanitari dell'ospedale Kalkal di Mogadiscio, diretti dai cardiochirurghi Mohamed Abdulkadire e Sisay Bekele.
«Quello appena raggiunto, è un traguardo storico per la Somalia, che ci inorgoglisce», ha sottolineato l’ambasciatore italiano a Mogadiscio, Mario Daccò Coppi. Un obiettivo ottenuto grazie anche all’impegno, a livello internazionale, di Edna Moallin Abdirahman, attivista sociale dell'associazione milanese Ameb, in sinergia con la somala Hormuud Salaam Foundation (Hsf), che ha fornito supporto finanziario all’iniziativa. «I due interventi – ha fatto sapere l’ambasciata – rientrano in un più ampio progetto che nei mesi scorsi ha già consentito di operare in Italia, grazie anche al contributo della Regione Lombardia, otto bambini somali affetti da gravi cardiopatie, ed altre sette operazioni saranno compiute nelle prossime settimane. Questo progetto – ha quindi aggiunto Daccò Coppi – regala un nuovo futuro a Zakaria e Maida, ed hanno un importante valore effettivo e simbolico per la Somalia, rappresentando non solo una grande conquista nel campo della salute, ma anche una concreta valorizzazione delle risorse umane e professionali locali».

Marianeschi in sala operatoria con un chirurgo somalo - .
«È un risultato straordinario – ha commentato Hsf –, che apre la strada a un futuro più sano e luminoso per i bambini della Somalia e che salverà innumerevoli vite, portando speranza a tutto il Paese». Parole rilanciate dal ministro della Salute somalo, Ali Haji Aden, per il quale è appena stata scritta «una pagina monumentale per la Somalia. Mentre una volta i pazienti dovevano andare all’estero per cure urgenti, ora abbiamo la possibilità di disporre di procedure mediche avanzate proprio qui a casa». Del resto, ha evidenziato Marianeschi, «una priorità di simili missioni è proprio quella di formare i medici locali per renderli autonomi e rispondere alle complesse esigenze sanitarie locali».