martedì 5 dicembre 2023
Manifestazioni in tutta Italia. Disagi negli ospedali: rimandate un milione e mezzo di prestazioni
I sanitari in sciopero a Napoli

I sanitari in sciopero a Napoli - ANSA

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Stanchi, delusi, esasperati, i medici e gli altri professionisti dell’assistenza sanitaria pubblica ieri hanno riempito le piazze di tutta Italia. Sono scesi in sciopero perché ritengono «insostenibili» le loro condizioni di lavoro. Da Torino a Palermo passando per Milano e Roma, cortei, manifestazioni e sit-in con cartelli, striscioni, bandiere e fischietti per manifestare, con lo slogan “Medici e infermieri uniti nella lotta, la sanità pubblica non si tocca” la rabbia esplosa dopo la manovra del governo che ha ridotto le pensioni dei “camici bianchi” e stanziato solo 3 miliardi per la Sanità destinando 600 milioni del medesimo fondo al comparto del privato accreditato con la motivazione di «limitare le liste d’attesa». Secondo gli organizzatori, Cimo Fesmed, il maggiore dei sindacati degli ospedalieri Anaao Assomed e la sigla che rappresenta gli infermieri, Nursing Up, l’astensione dal lavoro ha interessato l’85% del personale e durante le 24 ore dello sciopero, nelle strutture del Ssn sarebbero saltate 1 milione e mezzo di prestazioni, compresi gi esami di laboratorio, 180mila visite specialistiche e 30mila interventi chirurgici programmati. Garantite le attività urgenti e di pronto soccorso. Ma i disagi negli ospedali, da Nord a Sud, non sono mancati.

Gli operatori della sanità chiedono “misure tampone” per evitare il tracollo dell’intero sistema, nuove assunzioni («Mancano 95mila medici ma vengono importati da Cuba, Venezuela e Argentina»), un aumento di stipendio per i dirigenti – attraverso la detassazione dell’indennità di specificità medica e sanitaria – e più risorse per il rinnovo dei contratti. C’è, inoltre, la richiesta di depenalizzare l’atto medico e, come detto, la questione pensioni sulla quale l’esecutivo ha promesso di intervenire con modifiche, senza però cancellare la norma. «Gli infermieri scappano all’estero perché malpagati e da noi arrivano quelli di altri Paesi» obietta un operatore nella manifestazione di Torino. «O si torna indietro garantendo nella legge di Bilancio maggiori finanziamenti al comparto o è l’inizio della fine» sostiene un dirigente. «Da approvare subito anche i piani straordinari per le assunzioni delle ostetriche perché ne mancano oltre 8mila» aggiunge una rappresentante delle levatrici. La rabbia è tanta. dal palco di Roma il segretario dell’Anaao, Pierino Di Silverio, si è rivolto alla premier Giorgia Meloni: «se il governo non ci ascolta, presenteremo dimissioni di massa». Si annuncia una stagione di dure proteste.

Anche i giovani medici si sono fatti sentire: «Noi siamo il futuro del Ssn, gli unici che messi in grado di lavorare potrebbero ridurre le liste d’attesa e riempire i reparti, purtroppo vediamo il mondo universitario che ci crea davanti un “muro di gomma” perché altrimenti perderebbero quegli “schiavetti” che oggi sono usati come manodopera a basso costo negli ospedali» denuncia Giammaria Liuzzi, responsabile Anaao-Assomed giovani –. Non sarebbe neanche una questione di fondi ma di un piano nazionale di assunzioni nei reparti di ospedali non universitari pubblici».

«Chiediamo alla politica un cambiamento radicale – sostiene Antonio De Palma, presidente nazionale Nursing-up – per risolvere finalmente i nostri problemi: retribuzioni non alla pari con i colleghi europei, disorganizzazione, turni massacranti, in alcuni casi ferie che diventano un lontano ricordo, a discapito degli affetti familiari». «Lo sciopero non è solo un problema economico – dice il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – perché il medico vorrebbe fare il suo lavoro ma c’è bisogno anche di serenità, senza violenze nè minacce continue di ricorsi alla magistratura, che non sia vincolato dai tetti di spesa e proscrizioni». «I medici si sono sempre impegnati per garantire la migliore assistenza possibile e sono stati ripagati con una manovra che li deruba delle loro pensioni e riserva briciole al rinnovo dei loro contratti e al finanziamento del Ssn – afferma Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed –, intanto però si sovvenziona la sanità privata, interessata solo ai propri profitti. Per troppo tempo siamo stati in silenzio e abbiamo sbagliato. Adesso è tempo di far sentire la nostra voce e dire basta al definanziamento della sanità».

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