sabato 23 novembre 2013
​Per il ministro della Difesa, il centrodestra «come lo conosciamo, frutto degli ultimi 20 anni, è una costruzione di Berlusconi che non ha più senso».
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La nave popolare prende il largo. La dolorosa scissione consumata in via Napoli - salone della Carte geografiche, per la precisione - è giù alle spalle. Abbandonato il progetto di Mario Monti, qui al teatro Quirino, di Scelta civica non c’è più traccia. Se traumatica è stata la rottura, ora ognuno per la sua strada senza strascichi polemici o simboli contesi. E in questa location da circa 800 posti, alle spalle di Fontana di Trevi, c’è tante gente, ben oltre i posti disponibili.Sul palco, in piedi, solo i due capigruppo, Lorenzo Dellai e Lucio Romano, i politici per una volta restano in platea ad ascoltare, per non dare l’idea - spiegano gli organizzatori - che questa nave sia la scialuppa di questo o quello. «Nascerà certamente una nuova forza politica, che si costruisce non come una scialuppa ma come un cantiere per una nave aperta a tutti coloro che scommettono su un’Italia popolare e non sui populismi di destra e di sinistra», dice infatti il ministro della Difesa Mario mauro , uno dei promotori del progetto.Nessun simbolo in sala, solo un cartello, "assemblea popolare per l’Italia" che dà l’idea di un cantiere e di una collocazione europea, una delle pietre di inciampo con Mario Monti. Che diventa ora uno dei punti su cui far leva, per un progetto che - spiegano - vuole essere il più possibile inclusivo. «Sebbene - ricorda Andrea Olivero - lo stesso Monti, personalmente, avesse indicato il Ppe come sua opzione preferenziale. Ma non ha avuto la capacità di cogliere l’occasione per fare una scelta di campo precisa di tutto il movimento. E non si poteva restare in un indistinto di valori e di progetti. Perciò siamo qua, sebbene - conclude Olivero - il Ppe sia una realtà in cui non vogliamo entrare in maniera acritica, ma con l’occhio alle origini di questo termine e di questo impegno».D’altronde il nome ancora non c’è, il tentativo, anche su questo, è di farne un oggetto di partecipazione diffusa, Ieri i mille e passa che hanno partecipato al varo della nuova iniziativa la loro idea di denominazione l’hanno messa su una scheda, i risultati saranno resi noti nei prossimi giorni.Il progetto fa i primi conti nel palazzo, al Senato conta dodici adesioni, alla Camera i deputati sono 18, di cui 7 dell’Udc, mancano ancora due deputati per poter far gruppo, ma c’è la convinzione di poterci arrivare man mano che il progetto decolla. «Un cantiere democratico e popolare», lo definisce Mario Marazziti. «La porta - spiega - è aperta a chi non ha voce nei partiti attuali. Il contrario della politica come condominio e della politica dei soliti noti».Con questo spirito il progetto ora si confronterà anche sul territorio. L’intenzione è quella di dar vita nei prossimi giorni ad analoghe manifestazioni in tutte le regioni. Non essendoci ancora né un nome né un simbolo il punto di partenza è il manifesto che ieri hanno letto Dellai e Romano. Un manifesto di appoggio «pieno e leale» al governo Letta; per costruire una Europa «unita, solidale e che rivendichi il suo ruolo di primo piano nella politica mondiale». Quanto al Ppe, si tratta di «aggiornare i valori sociali e politici popolari senza nessuna tentazione nostalgica». Riguardo infine al travaglio in atto nel centrodestra, emerge per ora l’incomunicabilità con il Ncd di Alfano. Distinguo e veti su nomi e alleati continuano a tenere lontani due progetti paradossalmente nati entrambi per conservare un ancoraggio al Ppe.
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