giovedì 13 marzo 2014
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​Numeri a raffica. Gli esempi facili facili per nonna Pina di Messina. «Venghino siori venghino, c’è l’auto blu di La Russa su e-bay». «Grazianooo - grida a Delrio -, dico bene?». «Ora la domanda la deve fare una signora, ogni volta dico una signora e invece si alza uno con la barba… ci sono signore senza barba?». Dopo il Parlamento, anche Palazzo Chigi viene travolto dal ciclone Matteo, il premier-sindaco che pendola tra la Leopolda e la televendita, tra il flusso di parole vorticoso di un Enrico Mentana e la didascalia da libro Cuore. Un po’ mattatore, un po’ vigile alla Alberto Sordi, un po’ Paolo Bonolis. A petto in fuori.Stenta a non dare il "tu" ai giornalisti, Renzi. E stentano i cronisti a non essere suoi complici. Lui, Matteo, giacca e cravatta blu, fissa #laSvoltabuona al primo aprile. Ma sulle sue slide fa capolino un pesciolino rosso. La sala stampa lo stuzzica: «È il pesce d’aprile?». Parte l’hashtag: #pesciolinorosso. Poi si capisce che, in realtà, le cose concrete partono a maggio. Se ne accorgono tutti e lo incalzano, ma il Gran Semplificatore di colpo mitraglia una serie incontrovertibile di «difficoltà tecniche», con la faccia grave di chi conosce la macchina amministrativa. «Sono un ex sindaco, purtroppo». Il sorriso furbo però non gli risparmia la domanda fatale: «Si, ma cosa avete approvato oggi?». «Il Cdm ha approvato una mia relazione illustrativa…». I giornalisti ridono: «relazione illustrativa» e Matteo Renzi sono un ossimoro. «Mi fa piacere se vi divertite. Guardate che il governo non è andato al bar, ha deciso, queste cose si fanno. Alla faccia dei gufi».Si prosegue. «Volevo l’aumento delle buste paga il 27 aprile, per farci la campagna elettorale». La giornalista tedesca strabuzza gli occhi: «Lo-ha-detto-davvero?». Lui sente e se ne compiace. Messaggio in sovrimpressione: gli altri lo pensano, io lo penso, lo dico e ci gioco sopra. Alla faccia dell’ipocrisia. A 250 all’ora si arriva alla fine. È il momento di fare lo statista. «Se non passa il bicameralismo smetto con la politica. Per me la politica è battersi per la povera gente». Via le mani dalle tasche, basta giocare col pulsantino delle slide. È l’ora di batterle sul podio. Non si scherza più (per un po’). D’altra parte nel copione si cambia scena a ripetizione. I toni cambiano ogni 20 secondi (leggerezza - moralismo - numeri - moralismo - leggerezza), vien da pensare più a Grillo senza "livore" che a Berlusconi. Ma in fondo è l’ultima scena la più impietosa. Minuto 64: lui lascia il posto ai ministri, e le tv chiamano la pubblicità. Lo show ha sfamato le attese. Quando si dice "saper comunicare".
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