giovedì 30 novembre 2023
Il Guardasigilli difende la riforma della Giustizia. E assicura: «Mai pm sottoposto a Esecutivo». Presente Mattarella che non interviene
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Carlo Nordio tende la mano ai magistrati. Parla di «leale collaborazione». Di «raccordo, di pensiero e di azione, per il raggiungimento degli obiettivi comuni». C'è voglia di mettere parte le ultime tensioni tra mondo politico e magistratura (o meglio una parte di essa). Il Guardasigilli è netto: «Troppo importante per chi vi parla è contribuire a rinsaldare il rapporto di fiducia della collettività nei confronti della magistratura, uno dei pilastri dello stato di diritto. È questa una delle direttrici essenziali del disegno riformatore portato avanti dal Governo». Si ragiona sulla riforma della giustizia. Sull'idea di separare le carriere di giudici e pubblici ministeri. C'è qualche diffidenza. Qualche fastidio lasciato dall'idea del governo di una valutazione di professionalità delle toghe. Ma Nordio ancora una volta prova a "chiamare" la magistratura: «La stella di riferimento della Costituzione non è una stella fissa, ma variabile, e già i padri costituenti riconobbero che dovesse avere i germi per eventuali modifiche... Ma se dovesse essere cambiata mai e poi mai ci potrà essere la soggezione del pm al potere esecutivo. Questo non è pensabile». E ancora: «La libertà e l'indipendenza del magistrato sono una grande conquista che sarà ribadita dalle riforme, ma la vera indipendenza è dentro di noi».

Il Guardasigilli parla davanti al plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura. C'è il capo dello Stato Sergio Mattarella che ascolta in silenzio. E a fine seduta lascia (senza aver preso la parola) palazzo Marescialli stringendo la mano a tutti i consiglieri e al ministro Nordio. Davanti a Mattarella c'è una comune volontà di avvicinare politica e magistratura. I segnali si accavallano. E si legano a promesse e rassicurazioni. «Assicurare agli uffici giudiziari il personale e gli strumenti necessari è stata la priorità fin dai primi giorni in via Arenula». «Garantire il funzionamento della giurisdizione - perché sia in grado di rispondere alla domanda di giustizia - è nostro primo dovere». Il ministro riconosce ai magistrati di aver centrato obiettivi importanti. I primi segnali sull'abbattimento dell'arretrato e la riduzione del disposition time dei processi, misure richieste dal Pnrr - spiega Nordio - «sono incoraggianti; e anche se è necessario attendere risultati più consolidati, permettetemi di far giungere ad ogni ufficio giudiziario e a ciascun magistrato il mio plauso per gli sforzi - e la responsabilità - con cui stanno contribuendo al perseguimento di tali obiettivi, ben consapevoli di come il Pnrr rappresenti un'occasione unica per il Paese». Anche il vicepresidente del Csm manda segnali rassicuranti. «Il Consiglio Superiore non manca e non mancherà di profondere il massimo impegno di leale collaborazione con il ministro e la sua struttura dicasteriale, imposta dalla Costituzione», assicura Fabio Pinelli. «È essenziale - va avanti - ripristinare i rapporti di fiducia, relazionarsi con reciproco rispetto, pur all'interno di qualche fisiologico contrasto scaturente dal fatto che in democrazia c'è un soggetto che fa le regole, ma poi ce n'è un altro, autonomo e indipendente, deputato al controllo del rispetto di quelle regole». Per Pinelli, «non bisogna perdere, insomma, il senso di Paese, il senso di comunità a cui appartiene ciascuno di noi, e favorire semmai un percorso delle Istituzioni capace di porsi all'ascolto delle istanze della società».



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