martedì 17 dicembre 2024
Il presidente della Repubblica allo scambio di auguri di Natale con le alte cariche dello Stato. Preoccupazione per la crisi della democrazia. «Privatizzati anche gli eserciti e le monete»
Mattarella: «Astensionismo, senza popolo una democrazia di fantasmi»

ANSA

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«Avere cura della democrazia». È un Sergio Mattarella preoccupato, quello che traccia il consueto bilancio di fine anno nella cerimonia di auguri con le alte cariche dello Stato. «Bisogna amare la democrazia», dice il capo dello Stato. E non è un discorso tutto piegato alla dimensione nazionale. La democrazia, afferma, in linea con il suo intervento alla Settimana sociale di Trieste, «è garanzia di libertà e promuove interesse e sviluppo, costante ricerca della pace». Obiettivi negati dai regimi autoritari, «incapaci di dare risposte alle speranze delle persone e, in realtà assai meno saldi e forti di quanto vorrebbero far credere».


Una democrazia in crisi, uno Stato debole non significa più libertà. Tutt’altro. Specie in una società sempre più digitale e inter-connessa. Mattarella cita Karl Popper quando «sottolinea come si abbia bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e si abbia bisogno dello Stato per impedire che ci si sottragga alle regole liberamente stabilite abusando di quella libertà». Le democrazie occidentali, dal dopoguerra, «sono riuscite a tenere assieme diritti individuali e interessi collettivi in un quadro di coesione sociale, libertà, crescita civile e solidarietà». L’integrazione europea è stato uno degli esiti più importanti di un processo che ora appare «progressivamente indebolito» al punto che «alcuni studiosi hanno parlato di post-democrazia».


Si assiste a un «progressivo svuotamento del potere pubblico. Fino a intaccare la stessa idea di Stato come l’abbiamo codificata e conosciuta». Persino i due «pilastri» principali, «il monopolio dell’uso della forza militare e della moneta sono oggi messi in discussione» da una «progressiva privatizzazione del potere pubblico, dall’iniziativa di potenze finanziarie private, capaci di sfidare le prerogative statuali anche su quei due fronti» . Riprende un allarme lanciato agli “Stati generali” degli ambasciatori. E non si riferisce solo a Elon Muask quando dice che ci sono «proprietari di immense ricchezze che oggi hanno di fatto il monopolio in diversi settori fondamentali». Si riferisce alle criptovalute quando parla di «circuiti monetari paralleli privati».


Ma c’è un altro campanello d’allarme per la democrazia che tira in ballo la situazione italiana: «Il crescente e preoccupante» astensionismo «registrato nelle tornate elettorali da diversi anni a questa parte. Una democrazia senza popolo - avverte Mattarella - sarebbe una democrazia di fantasmi». C’è bisogno di adoperarsi prima di tutto per ricostruire il rapporto di fiducia nelle istituzioni: « La democrazia non si esaurisce nelle sue procedure, è impegno, passione, senso della comunità».


Ma un altro segno di malessere è la «radicalizzazione che pretende di semplificare escludendo l’ascolto, riducendo la complessità alle categorie di amico/nemico» in una «divaricazione incomponibile delle opinioni» che coinvolge anche temi che richiedono una visione condivisa come il cambiamento climatico e le politiche ambientali o «il valore della scienza, della ricerca, sull’efficacia dei numerosi vaccini che hanno salvato milioni di vite umane da malattie mortali o invalidanti», osserva. Lo stesso vale per «interessi nazionali che richiedono la massima convergenza», a partire dal «rispetto dei trattati e delle alleanze internazionali».


La democrazia riparte dal «riaffermare con forza e convinzione le ragioni della pace, della civiltà, della convivenza, di un mondo libero, solidale, interdipendente». Obiettivi sui quali Mattarella dà atto al governo di essersi impegnato «anche con l’efficace presidenza del G7. Non possiamo tornare indietro, non possiamo rassegnarci al disordine e al conflitto permanente». Occorre proseguire in questo impegno: «La pace e la cooperazione sono sempre possibili».


L’augurio finale è che la Repubblica ritrovi questo «ordine» e «la fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha la responsabilità, armonia tra le istituzioni». L’impegno, per tutti, è «essere all’altezza delle nostre responsabilità. Con lo stesso impegno e la stessa fiduciosa determinazione con la quale tantissimi nostri concittadini, affrontando difficoltà, mandano avanti, ogni giorno, le loro famiglie e le nostre comunità».


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