venerdì 22 luglio 2011
Ufficialmente il ministro dell'Interno smentisce pgni spaccatura nel carroccio: «Siamo compatti sotto la guida di Umberto». Ma l'ago della bilancia, ormai, sembra pendere dalla sua parte.
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Al premier lunedì sera, nel tradizionale (ma ripreso dopo una lunga pausa) appuntamento ad Arcore, il leader del Carroccio Umberto Bossi e il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni avevano garantito che al massimo, con il voto segreto, solo 15 esponenti padani si sarebbero espressi per il «sì» all’arresto di Papa. I numeri si sono rivelati molto diversi: almeno 40 avrebbero optato per la scelta Maroni. Un fatto che ha cambiato gli attuali equilibri della maggioranza e che necessariamente porterà il governo a rivedere l’agenda politica. Insomma, il senatur, che da due giorni è ufficialmente in malattia (ieri ha subito un piccolo intervento chirurgico), sembra in questo momento fuori dai giochi e il reggente del Carroccio ha ormai un nome e un cognome: Roberto Maroni. Anche se lui, il ministro, smentisce divisioni nel Carroccio: «Nella Lega c’è un gruppo compatto, c’è la guida salda di Umberto Bossi. Tutto il resto sono ricostruzioni fantasiose».Sul ministro dell’Interno, giorno dopo giorno, si sono concentrate però le varie anime del partito, così come la base del movimento. La sua corrente infatti si è ingrossata e ha conquistato anche la “colonna veneta”, che vedrebbe di buon occhio un passaggio di mano sia di Berlusconi che del senatur. Giancarlo Gentilini, il vice sindaco a Treviso, ieri ha lanciato un messaggio anche al leader del Carroccio: «Come Berlusconi deve avere il coraggio di delegare certi poteri, questo lo deve fare anche Bossi». La “colonna veneta” poi è pure in guerra con il “cerchio magico”, i fedelissimi di Bossi (Marco Reguzzoni, Federico Bricolo, Rosy Mauro, Manuela Marrone, moglie del capo leghista, Francesco Belsito), che nelle scorse settimane avevano provato a "commissariare" diverse segreterie provinciali in tutto il Triveneto.Emblematica la sortita di ieri di Gian Paolo Gobbo (bossiano di ferro di lungo corso) sindaco di Treviso e segretario veneto della Lega, che ha lanciato un vero anatema contro il Pdl, dichiarando che la misura è ormai colma. «Il Patto con il Popolo della libertà – ha detto Gobbo – va ridiscusso. Questo è certo, nulla sarà più come prima». In serata a smussare i toni è intervenuto il governatore del Veneto Luca Zaia, ma la percezione avvertita dice che l’ago della bilancia dentro la Lega Nord si è spostato verso Maroni, fautore di un rapporto con il Pdl molto diverso da quello attuale, nonostante l’ascesa del "delfino" Angelino Alfano.Ma più che far cadere il governo, l’opzione Maroni prevede un rilancio della maggioranza da effettuare con un allargamento a Fli e all’Udc e con un passaggio di mano di Berlusconi alla presidenza del Consiglio. Oltre che l’ovvio conseguimento in tempi brevi del federalismo. E proprio sull’ipotesi di un “pensionamento anticipato” del premier si è espresso anche Carmelo Briguglio, vice presidente vicario dei deputati di Fli, che - ovviamente - ha giocato di sponda con il Carroccio: «Roberto Maroni, ha le credenziali per favorire un’evoluzione politica della Lega verso un approccio più maturo e autonomo da Berlusconi».
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