domenica 1 gennaio 2023
Un migliaio di persone all'appuntamento tornato in strada dopo due anni e la pandemia. Il vescovo Ricchiuti: "Mi sono emozionato, sì, non mi vergogno a dirlo"
La speranza contro le guerre
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Erano un migliaio e si sono emozionati. Il vescovo per primo: “Sì, è vero, non mi vergogno a dirlo”, confessa monsignor Giovanni Ricchiuti, a capo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, camminando durante la ‘Marcia nazionale della pace’, ieri sera, ad Altamura (Bari), organizzata dalla Cei, dall’Azione Cattolica, Caritas e Pax Christi Italia, e dalla Diocesi di Altamura, Gravina, e Acquaviva delle Fonti.

S’è emozionato anche Marcello Vitale, che è proprio di Altamura: “Cerco di farle ogni anno, le marce della pace. Non sempre è possibile, ma le ultime le ho fatte e fortunatamente stavolta ce l’ho anche in casa… Come avrei potuto non esserci? Buona pace a tutti!”, dice, lungo il percorso, tra bandiere arcobaleno e striscioni, muovendosi sulla sua carrozzella a motore. Sorridendo.

Spiega chiaro che “solo chi non sa alzare la testa verso il futuro, crede la pace un’illusione”, il vescovo. E a guardare in alto erano un migliaio e nessuno di loro “vuole essere complice” di una guerra, quale che sia. “Sono stato in Ucraina con una piccola delegazione di Pax Christi - racconta Filippo Severino, di Napoli -, non solo per portare cose, ma soprattutto per incontrare persone. Perché la pace si costruisce nell’incontro”.

Parecchi ragazzi e ragazze, una di queste ‘indossava’ un cartellone: “Cosa fai a Capodanno? Marcio per la pace”, si leggeva. Una decina di vescovi, sette od otto sindaci. Così è stato un bel fiume per le strade di questa cittadina. Partito alle quindici dal carcere e arrivato alle venti e trenta in cattedrale (dopo due soste, con riflessioni e preghiere, in una parrocchia e al teatro Mercadante), infine alle ventuno la Messa. Nello zainetto distribuito a chi c’era, anche una barretta bio di frolla integrale farcita con cioccolato e cocco, “per dare forza durante il cammino”, e un portachiavi in legno con quattro mani che s’intrecciano e due parole incise: “No war”.

Emozione anche per il “ricordo di papa emerito Benedetto XVI - ha detto subito nella sua omelia monsignor Ricchiuti -, che questa mattina ha concluso la sua lunga giornata terrena, che è stato uomo e pastore di dialogo e di pace. Continui ad indicarci ancora cammini percorribili di dialogo e di pace”.

Le guerre vanno fermate - ha continuato il vescovo - “ci ricorda sempre papa Francesco, ma sarà possibile, soltanto se smetteremo di alimentarle, se metteremo da parte interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere”. Tanto più che “abbiamo bisogno di pane e non di armi, perché la povertà cresce sempre di più. Di una sanità a servizio delle persone, piuttosto che di aumentare la spesa militare”. E ancora: “Abbiamo bisogno di investire per la difesa dell’ambiente, per aiutare chi è più debole, per saper accogliere chi fugge dalle guerre e dalla fame, e invece respiriamo un’aria pesante di paura. I poveri e i migranti ci fanno paura! Ma è forse da loro che ci dobbiamo difendere?”.

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