giovedì 21 luglio 2022
In Italia un over 60 su 5, quasi 4 milioni di persone, ha una fragilità, in oltre un milione di casi si tratta di una condizione severa. Ecco la mappa delle condizioni di maggiore vulnerabilità
Un ultra 60enne su 5 è fragile, l'identikit e dove vivono i più vulnerabili

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Per curare i malati bisogna prendere in carico i sani, ovvero seguire la persona non dal momento in cui il bisogno si manifesta ma molto prima, quando è ancora possibile intervenire e contrastare i fattori di rischio che vanno delineandosi. Una questione che si fa ancora più urgente in un Paese, il secondo più anziano del mondo, nel quale la fragilità non è mai stata misurata – a dispetto degli oltre 13 milioni e mezzo di over 65 –, dove un over 60 su 5 (quasi 4 milioni di persone) è considerato fragile, e dove la fragilità severa interessa oltre 1 milione di anziani.

Un vuoto, quello della conoscenza del fenomeno, che l’Associazione per l’invecchiamento e la longevità attiva, 'Italia Longeva' – anche grazie all’alto tributo di vittime dovuto al Covid – ha provato a colmare, per la prima volta, realizzando la in collaborazione con la Società di Medicina generale e delle cure primarie e dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

La fragilità è tipica dell’invecchiamento, è caratterizzata da una aumentata vulnerabilità legata ad eventi acuti, che si associa ad una mortalità fino a 5 volte più elevata. Eppure, lamenta il presidente di 'Italia Longeva', Roberto Bernabei, questa condizione «così tanto decantata non è mai stata utilizzata per programmare servizi territoriali di long-term care (assistenza di lungo termine, ndr), adeguata alla complessità degli anziani. La pandemia ha fatto capire che il problema è lì e che dobbiamo sfruttare l’opportunità del Pnrr per ripensare un Servizio sanitario orientato alla presa in carico delle persone fragili».

Un Servizio che poggi su quattro pilastri: innovazione, analisi dei fabbisogni, lavoro multidisciplinare e prossimità. Caratteristiche, queste ultime, che dovrebbero essere costitutive delle Case della comunità, attraverso cui garantire, con un approccio integrato di più figure professionali, cure mediche di prossimità oltre a una minore pressione sugli ospedali, 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana.

Il traguardo è disporre di 1.350 Case entro il 2026, con un hub ogni 40-50.000 abitanti. La medicina di prossimità contrasterebbe l’insorgere o l’acutizzarsi delle 5 o più malattie croniche che caratterizzano la 'multimorbidità' di 13 milioni di over-60 (3 anziani su 4), come emerge dall’indagine di Italia Longeva, curata da Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo al Karolinska Institutet di Stoccolma, presentata nel corso della settima edizione degli 'Stati Generali dell’assistenza a lungo termine - Long-Term Care Seven' che si conclude oggi a Roma. Nello studio, la fragilità è stata valutata attraverso «un indice di fragilità altamente predittivo » (basato sulla prevalenza di 25 deficit tra malattie croniche, aspetti funzionali e nutrizionali, selezionati da un algoritmo informatico) e facilmente implementabile nel database in uso ai medici di medicina generale, applicato su un campione di 440mila over 60 rappresentativi della popolazione italiana e riferito all’anno 2019.

Il 6,5% della popolazione over 60 (circa 1.200.000 persone) è affetto da fragilità severa, percentuale che varia a seconda delle aree del Paese, con in testa le regioni del Sud e le Isole (8,2%), rispetto a quelle del Centro (6,2%) e del Nord (5,3%). La maglia nera per maggior numero relativo di anziani affetti da fragilità grave spetta alla provincia di Rieti (14,4%), seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate di soggetti con fragilità severa. Di contro, le città che mostrano una minore concentrazione di anziani con queste caratteristiche, con valori fino a dieci volte inferiori, sono Asti (1,9%), Macerata (2,1%) e Bolzano (2,4%).

A determinare il livello di fragilità della popolazione entrano in gioco anche variabili di tipo socio-demografico: i problemi più seri crescono con l’aumentare dell’età, passando dallo 0,8% nella fascia 60-65 anni al 17,3% negli ultraottantenni, e si rilevano di più nelle province con più bassi valori di reddito medio pro-capite. Non mancano, tuttavia, province con valori di reddito estremamente differenti ma con livelli di fragilità simile: è il caso di Foggia e Pavia che, a fronte di un reddito medio pro-capite rispettivamente di 15mila e 22mila euro, registrano entrambe l’8% di over 60 con fragilità severa, ad indicare che le disuguaglianze socioeconomiche spiegano solamente Partendo dal presupposto che la presenza di fragilità severa determina il bisogno di cure domiciliari o residenziali, Italia Longeva ha analizzato anche il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali (Rsa) e i servizi di assistenza domiciliare (Adi). Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo: solo 5 regioni su 20 – Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia – offrono servizi di Adi o Rsa proporzionati al numero di anziani con fragilità severa residenti nella stessa regione. Troppo poche ma recuperare, oggi, è possibile.

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