martedì 22 febbraio 2011
Per un anno hanno scelto di studiare, in modo alternativo, le figure e le opere dell’autore dei Promessi Sposi. E da domani confronto a tutto campo con gli esperti.
- Quell'amore tra Renzo e Lucia che riaccende la scuola di Alessandro D'Avenia
COMMENTA E CONDIVIDI
Per quelli che rimarranno a scuola, aspettando impazienti la campanella come tutti gli altri giorni dell’anno, sono punti interrogativi. Li han visti fermarsi in classe, da settembre fino a ieri, oltre l’orario normale. Li han sentiti aprire infiniti dibattiti, durante l’intervallo, su argomenti come il patriottismo e la provvidenza. Li han scoperti abbandonare Facebook, o il torneo di calcetto, per leggere un libro.Questi “alieni”, per la scuola normale, sono gli studenti che tra giovedì e sabato invaderanno Firenze per la decima edizione dei Colloqui fiorentini. Che sono un concorso letterario e un convegno, ma soprattutto un’occasione per stimolare i ragazzi a misurarsi con la letteratura italiana tornando alle radici della scuola stessa: rimettendoli cioè innanzi ai testi degli autori, prima che alle date, alla storia, alle lunghe spiegazioni. Risultato: quest’anno a Firenze arriveranno oltre 1.600 studenti. E ci arriveranno per Alessandro Manzoni. Sulle sue poesie, e i Promessi Sposi, hanno ragionato, lavorato, scritto, in alcuni casi dipinto. Per le sue parole e le storie dei personaggi si sono emozionati, commossi. Una passione che raccontano con gli occhi lucidi e la voce ferma, dall’istituto tecnico di Cuneo al liceo classico di Bari. E che li ha cambiati. Ci sono Primula, Lucilla, e poi Gianluca e Marco: «In queste pagine abbiamo trovato risposte», ripetono, e quando gli chiedi quali, sgranano gli occhi e ti spiegano che quei personaggi lontanissimi sapevano agire in base a quello in cui credevano, «avevano dei valori – si impone Primula, seconda liceo romano – e la realtà doveva rispecchiarli, per questo credevano di doverla e di poterla cambiare. Un po’ come me...».Liceali che nel 2011 si ritrovano in Manzoni, e come è possibile? «Tornando alla natura elementare della scuola – spiega Pietro Baroni, direttore dell’iniziativa promossa dall’associazione Diesse (Didattica e innovazione scolastica) –, vale a dire a un gruppo di studenti che insieme a un docente si mettono innanzi a un testo, alla parola, senza precondizioni o sovrastrutture che spesso “uccidono” gli autori facendoli diventare noiosi agli occhi dei ragazzi». La scommessa dei Colloqui fiorentini, infatti, è proprio questa: ai ragazzi non viene chiesto altro che prendere in mano un libro e iniziare a leggere. A scuola – pare – questo si fa sempre meno: poco tempo, tanti autori da affrontare nel programma annuale – spiegano i professori che accompagnano i loro studenti a Firenze – così quando si arriva a Manzoni c’è da parlare del Risorgimento, del Romanticismo, dell’amor di patria e dell’Unità d’Italia. Tutte cose fondamentali, senza cui uno studente non può comprendere l’autore, ma ecco che in un attimo Manzoni viene “soverchiato” dalle categorie, dalle informazioni. ««La scuola “normale” non lascia spazio, non lascia tempo per leggere, per tornare a incontrare davvero gli autori – spiega Licia Rossi, che insegna nell’istituto professionale "Sassetti Peruzzi" di Firenze –. Non c’è magia, fino a quando non cominciamo a lavorare per i Colloqui», che nella sua scuola, come in altre 150 sparse lungo lo Stivale, sono diventati un appuntamento fisso.Giovedì e venerdì al Palazzo dei Congressi di Firenze saranno giorni dedicati all’approfondimento e al dibattito: dopo l’intervento del sindaco Matteo Renzi, sul palco si alterneranno i maggiori esperti nazionali sul Manzoni e i ragazzi con le loro tesine, pronti a illustrare le ragioni del loro lavoro e confrontarsi con gli altri: «Sono incontri incredibili – spiega Ida Marengo, insegnante al liceo scientifico "Peano" di Cuneo e alla sua seconda esperienza fiorentina –. I ragazzi padroneggiano questi argomenti e non hanno alcun timore a sostenere le loro tesi e aprirsi a quelle degli altri». Anche questo, nella scuola “normale”, non succede. Non a caso l’obiettivo dell’iniziativa è quella di trasformarla, la scuola “normale”: «I Colloqui fiorentini hanno l’ambizione di proporre un’immagine di scuola – spiega ancora Baroni – I ragazzi che dialogano con Leopardi, Manzoni, Dante, che in essi si ritrovano e da essi si lasciano interpellare, dovrebbero essere gli studenti che siedono nelle aule del Paese, e non solo qui». Dieci anni fa a Firenze erano 400, oggi sono quattro volte di più. Qualcosa, forse, sta cambiando.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: