martedì 1 ottobre 2013
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Nessuno si sbilancia fino a mercoledì. Si rincorrono promesse, voci e indiscrezioni, in attesa del chiarimento che Enrico Letta avvierà domani in mattinata al Senato e nel pomeriggio a Montecitorio. Non è scontato nemmeno il voto di fiducia, ovvero se il premier lo chiederà o meno e se verranno presentate mozioni di sfiducia. Gli scenari sono ancora aperti e il tempo che il capo del governo, d’accordo con il presidente Napolitano, ha preso (o che ha concesso per chiarire la situazione, a seconda di come la si guardi) non dipana ancora la nebbia in cui resta avvolto lo scenario. L’unica certezza è la richiesta del segretario del Pd Epifani di evitare «governicchi», mentre M5S non vede alternative al voto.I numeri restano la vera incognita a cui è appeso ora il governo, che senza il Pdl, a Palazzo Madama, perderebbe 91 consensi. A meno di consistenti defezioni. I calcoli spiccioli vedono ancora a sostegno del governo-Letta 107 voti del Pd (il presidente Grasso non vota), 10 delle Autonomie, 20 di Scelta civica (compreso Monti, che è senatore a vita), più 5 senatori a vita verosimilmente a favore dell’esecutivo, sebbene se ne conterebbero 6 con Ciampi, che però potrebbe non venire per motivi di salute. Ci sono poi i 4 grillini fuoriusciti dal gruppo, sui quali non si può fare automaticamente conto, e 7 senatori di Sel, che potrebbero trovare incompatibile un "matrimonio" con "profughi" della maggioranza delle larghe intese. Dunque, difficilmente si otterrebbe il quorum dei 161, considerato comunque troppo risicato.Specie perché né Letta né i suoi alleati fedeli sono disposti a rimanere sulla graticola, in balìa degli umori berlusconiani, come accadde a Monti, negli ultimi tempi del suo esecutivo. Altro discorso si aprirebbe se nascesse un nuovo partito, grazie alle defezioni dal Pdl, che darebbe garanzia di stabilità. Dunque, spiega Dario Franceschini, «Letta ascolterà il dibattito. Il Consiglio dei ministri ha già autorizzato la fiducia e c’è l’orientamento a mettere la fiducia perché serve un’operazione di chiarezza. Serve un’assunzione di responsabilità», ma poi «dipenderà da come andrà il dibattito», ragiona il ministro per i Rapporti con il Parlamento.Il leader del Pd Guglielmo Epifani, infatti, insiste: «Dico no a un governo fatto con un po’ di voti di transfughi e che vive una vita stentata». E anche il capogruppo Roberto Speranza dichiara l’insoddisfazione dei suoi: «Basta ricatti. Berlusconi continua a cambiare le carte in tavola solo per problemi personali». Lo stesso sostengono i renziani. «Come nel 2005, temendo di avere davanti a sé la definitiva uscita di scena, Berlusconi diede un primo colpo al bipolarismo inventandosi il Porcellum, così oggi sapendosi sconfitto alle prossime elezioni, Berlusconi trascina l’Italia nel buio», secondo Antonio Funiciello.Mentre oggi il Pd riunirà segreteria e gruppi, per concordare la linea, non ci sono dubbi, sembra, sul 5 Stelle, che ieri hanno fatto i conti nei gruppi. La sentenza di Beppe Grillo mette una pietra sopra a qualunque ragionamento alternativo. «Questa gente non si deve più avvicinare alla legge elettorale e alla Costituzione. Devono andare via perché sono stati soci per vent’anni di un bandito». Per l’esattezza, continua l’ex comico, «il Pdl ha governato 10.650 giorni e il Pd 10.200. C’è una diversità dell’1 per cento».Dunque il "Letta bis", «se si facesse, sarebbe ancora peggio del "Letta 1". E comunque escludo che possa essere sostenuto da senatori del MoVimento 5 Stelle», concorda pienamente il vicepresidente della Camera grillino Luigi di Maio. E con questo si chiude ogni ipotesi di alternativa al governo con il Pdl, anche se non tutti la pensano allo stesso modo tra i pentastellati, dove come sempre torna il problema della democrazia interna e del vincolo di mandato. «È assurdo – lamenta un senatore "aperturista" che non vuole comparire – ,apprendiamo la linea politica dal blog e ci viene negato un confronto anche in ore decisive come queste». Ma al termine dell’assemblea non si registrano spaccature. Il senatore Francesco Campanella spiega: «In questo momento la palla ce l’ha il Pd: ci stupisca. Due idee su che cosa ci interessa ormai ce le hanno».
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