giovedì 22 dicembre 2011
​Durissimo Calderoli: «Questo governo, checché ne dica il capo dello Stato, è un colpo di Stato». E l’ex ministro quasi minaccia il premier: «Presidente, si ritiri, altrimenti operai, pensionati, piccoli imprenditori verranno a prenderla a casa». L’approvazione definitiva prevista per oggi pomeriggio.
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​La manovra procede nella sua navigazione che dovrebbe portare al via libero definitivo del Senato, come da tabella di marcia, oggi pomeriggio. Come già messo nel conto, anche a Palazzo Madama alla fine il governo ha optato per la fiducia, comunicata in serata dal ministro per i Rapporti col Parlamento Piero Giarda. Di mezzo una seduta lunghissima e tormentata, che si è protratta a lungo per tentare di smaltire, come ha preannunciato il presidente Renato Schifani anticipando la ripresa della seduta pomeridiana, il gran numero di iscritti a parlare.Ancora una volta, a rubare la scena l’opposizione dura e pura della Lega che si è data da fare anche a Palazzo Madama per turbare la seduta costringendo il presidente Schifani a un durissimo intervento. Roberto Calderoli non le manda certo a dire: il governo Monti, per l’ex ministro della Semplificazione è «un vero colpo di Stato, perché non è stato votato dal popolo, Napolitano può dire quello che vuole». E il premier professore nel lessico di Calderoli diventa un ragioniere: «In che cosa si sono laureati questi professori, in agraria? Forse neppure -ironizza -, visto il massacro che hanno fatto all’agricoltura». L’ex ministro si è rivolto poi al premier in aula con argomenti minacciosi: «Presidente Monti si ritiri, dia le dimissioni, perché diversamente ci sarà tanta gente, operai, pensionati, piccoli imprenditori, che la verranno a prendere a casa». Così Calderoli in aula, ma nel pomeriggio la situazione ha preso la mano ai leghisti, proprio nel momento dell’annuncio della fiducia. Una protesta probabilmente preordinata con l’ausilio di fischietti. Contro di loro anche grida «Fascisti!». «È uno scempio al Parlamento - è dovuto intervenire Schifani -, dovreste vergognarvi, avete trasformato il Parlamento in uno stadio».E non è da meno, nel Carroccio, chi ha ruoli istituzionali come la vicepresidente del Senato Rosy Mauro che accusa Monti di «ammazzare il Paese dissanguando la Padania» e definisce la manovra una «vergogna». Un ruolo più moderato, stavolta, aveva provato a vestirlo il capogruppo Federico Bricolo offrendo in extremis di ridurre a «una decina» gli emendamenti del Carroccio in cambio della rinuncia alla fiducia. Poi, come detto, l’accelerazione del governo e i tumulti d’aula stigmatizzati da Schifani. A un certo punto è spuntato pure uno striscione («Governo ladro») nel tentativo di impedire a Giarda di intervenire. E dire che il ministro per i Rapporti col Parlamento aveva provato anche ad ammansirli: «Quelli della Lega sono tutti brava gente».È toccato a Vittorio Grilli, in serata, spiegare a fatica le ragioni dell’esecutivo: «La criticità della situazione e dei mercati finanziari e l’indebolimento delle prospettive macro ha indotto il governo - ha spiegato in aula il viceministro dell’Economia - ad adottare la manovra per salvaguardare l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 e mantenere tale pareggio come caratteristica permanente e strutturale dei nostri conti pubblici».Oggi invece a mezzogiorno toccherà al presidente del Consiglio Mario Monti prendere la parola, alle 12.30, per l’ultima replica. Alle 15-15 e 30 in programma il voto di fiducia da 34 miliardi sarà legge.
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