Roberto Lassini, già sindaco democristiano di Turbigo e presidente dell'associazione «Dalla parte della Democrazia», candidato alle comunali di Milano per il Pdl, e autore dei manifesti «Via le Br dalle procure», è indagato con altre due persone per vilipendio dell'ordine giudiziario dalla Procura milanese in relazione ai manifesti con la scritta «Via le Br dalle procure», attaccati abusivamente nel fine settimana negli spazi destinati alle affissioni elettorali. L'intervista di Lassini di domenica al Giornale è stata acquisita agli atti delle indagini. Le indagini coordinate dai pm Armando Spataro, Grazia Pradella e Ferdinando Pomarici sono ancora in corso e si stanno effettuando accertamenti anche per individuare altri possibili responsabili. Tra gli indagati non ci sarebbero. Il reato contestato ai tre indagati è previsto dall'articolo 290 del Codice penale. Per procedere, la Procura deve chiedere l'autorizzazione al ministero della Giustizia, che verrà inoltrata non appena saranno completati tutti gli accertamenti necessari. Il reato è contestato ai tre indagati «fino al 16 aprile», e le contestazioni riguardano sia il manifesto «Via le Br dalle Procure» che un altro che recitava «Toghe rosse. Ingiustizia per tutti». Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, di sponda con il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, avrebbe avviato un pressing sul coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani per convincere l'autore dei manifesti anti-pm Roberto Lassini a rinunciare alla sua candidatura nella lista del Pdl alle prossime comunali. A quanto si è appreso nel corso di una riunione politica nella sua abitazione milanese il primo cittadino avrebbe prospettato a Mantovani l'intenzione di firmare una lettera di dissociazione dalla candidatura di Lassini nel caso non ci fosse stato un suo passo indietro dalla corsa elettorale a Milano. A sostenere Letizia Moratti si sarebbe speso in prima persona anche Lupi che avrebbe rinnovato la sua condanna sui manifesti già dichiarata pubblicamente ieri a margine della convention nel capoluogo lombardo con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Visto che le liste sono già state depositate, l'unica strada percorribile per placare la bufera sarebbe la rinuncia di Lassini alla propria candidatura. Dal canto suo Mantovani ha lasciato la riunione a casa del sindaco Moratti senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti. Alle insistenti domande su quanto potrebbe ora succedere, il coordinatore del Pdl si è limitato a dire: «Lo stabiliremo presto».
BAGARRE IN CONSIGLIOE sulla vicenda è scoppiata la bagarre in consiglio comunale. Il centrosinistra si è presentato in aula esponendo cartelli con le scritte «Lassini sei la vergogna di Milano», «chi non lo dice è complice», «solidarietà ai magistrati» e con la richiesta: «Non vogliamo Lassini in consiglio comunale». Dov’è il sindaco Moratti che dice che deve ritirare la sua candidatura? Il sindaco chieda chiaramente che la ritiri», ha detto il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino prendendo la parola in aula, dove si è scatenata la bagarre. Inutili i richiami all’ordine del presidente del consiglio comunale, che ha quindi sospeso la seduta. Parla di equivoco Roberto Lassini, presidente dell'associazione che ha firmato i manifesti con la scritta «Via le Br dalle procure». Ammette che l'espressione «è molto forte», ma precisa che «non ha nessuna intenzione di autosospendersi» e che quindi resta candidato nella lista del Pdl per le prossime comunali di Milano. Lassini dice di non aver ideato lui la frase, ma è il presidente dell'associazione «Dalla parte della democrazia» che firma i manifesti affissi a Milano.