mercoledì 18 aprile 2018
A Santhià la presentazione dello scolmatore. La regia della Regione. Cantieri aperti dal 2021
Tecnico al lavoro per lo scolmatore progettato a Santhià

Tecnico al lavoro per lo scolmatore progettato a Santhià

COMMENTA E CONDIVIDI

Qui non è come a Genova. Qui, l’acqua scorre ma non corre. Avanza talmente lenta che le rane ci saltano sopra, di fosso in fosso. Eppure, la baraggia è da sempre un laboratorio per gli ingegneri idraulici che mettono alla prova i loro modelli matematici dove la pianura abbraccia le Alpi. Le rane non hanno mai capito perché in queste risaie crescano dei manufatti tanto dispendiosi per essere usati una volta sola. Successe nel 1911, quando il Regno d’Italia costruì la stazione idrometrica sperimentale: i contadini non si fidavano dei consorzi di bonifica e serviva un sistema irriguo in miniatura che dimostrasse le portate dei canali e la congruità dei canoni. Cent’anni dopo il laboratorio è stato riaperto.

Il polistirene ha rimpiazzato il granito. Il modello in scala che sarà presentato pubblicamente oggi, a Santhià, riproduce perfettamente l’alveo del Bisagno, che ha seminato distruzione e morte sotto la Lanterna nel 2011 e tre anni dopo. «Normalmente, si progetta un’opera come questa utilizzando dei modelli matematici per calcolare il comportamento dell’onda di piena, l’effetto erosivo dell’acqua e le sue turbolenze – spiega Roberto Bertero di Hydrodata –, ma quest’opera è troppo importante per lasciare anche il minimo margine d’incertezza».

Funestamente importante. Ci sono voluti sette morti, tra il 2011 e il 2014, in due diversi eventi, per appaltare lo scolmatore del Bisagno. Intercetterà le acque in prossimità del ponte Gallo e le farà correre nel ventre di Genova per sei chilometri e mezzo, fino al mare. Grazie ai fondi di 'Italia sicura', nel 2021 dovrebbero partire i lavori. Il raggruppamento temporaneo d’imprese di cui fa parte Hydrodata (insieme ad Art ambiente e a Rocksoil, che è l’azienda capofila) ha presentato il progetto della galleria che parte dalla località La Sciorba e sbuca al Forte San Giuliano, attraversando la città a una profondità tra i quaranta e i 250 metri. «Useremo una speciale fresa – spiega Martino Gatti di Rocksoil – che permetterà di scavare in sicurezza l’ammasso calcareo del sottosuolo, anche nelle zone edificate».

Rocksoil ha già progettato la metropolitana genovese con i governi di sinistra, ma a stemperare le polemiche che rinfocola a sinistra il nome di Pietro Lunardi (il proprietario della Rocksoil è stato ministro nel governo Berlusconi) concorre la convinzione generale che quest’opera s’ha da fare. Lo sa bene il commissario di governo per l’emergenza, il governatore ligure Giovanni Toti, che ha deciso di fare del progetto una bandiera e nei giorni scorsi ha visitato il modello di Santhià insieme al Consiglio superiore dei lavori pubblici. Quest’ultimo dovrà dare il suo assenso, prima della valutazione d’impatto ambientale e della conferenza dei servizi, con cui si concluderà l’iter d’appalto.

L’opera costa 175 milioni di euro. La progettazione esecutiva 1,4. Lo scolmatore completerà il plateau di interventi avviati dopo le alluvioni per mettere in sicurezza la città: in estate si è concluso il secondo lotto dei lavori per aumentare la portata del Bisagno dalla Questura fino a via Savona (35 milioni) e il terzo lotto è già stato affidato, da via Savona a Borgo Incrociati.

Lo scolmatore costituisce l’architrave di questa strategia di difesa e il modello spiega perché: ogni volta che la portata del torrente supererà i 600 metri cubi al secondo, il 'nodo di presa' realizzato all’imbocco dello scolmatore la devierà nella galleria. «Realizzare il modello in scala 1:43 – spiega Bertero – ci ha permesso di verificare la funzionalità dell’opera di imbocco caratterizzata da una deviazione di 90 gradi, una particolare conformazione del progetto, peraltro resa necessaria dalla forte urbanizzazione dell’area che non consentiva soluzioni alternative». In base al 'modellino' di Santhià l’opera funzionerà anche nel caso più funesto, quell’onda di piena da 1.050 metri cubi al secondo che secondo i modelli matematici dovrebbe verificarsi una volta ogni due secoli e che invece ha travolto Genova per due volte in tre anni.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: