martedì 18 giugno 2019
Due proposte della Cgil con l’Associazione Luca Coscioni. Centinaia di firme (soprattutto femminili) in un appello al segretario Landini: «Davvero la Gpa è un lavoro da tutelare?»
La Gravidanza per altri (Gpa), o maternità surrogata, è la pratica per cui una donna porta avanti una gravidanza per altre persone, alle quali si impegna a consegnare il nascituro al termine della gestazione. In Italia questa pratica è vietata dalla legge 40.

La Gravidanza per altri (Gpa), o maternità surrogata, è la pratica per cui una donna porta avanti una gravidanza per altre persone, alle quali si impegna a consegnare il nascituro al termine della gestazione. In Italia questa pratica è vietata dalla legge 40.

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«Maternità solidale» al posto di utero in affitto. Per le gestanti sostitutive un «rimborso spese», non un compenso. Garanzia di «libertà e autodeterminazione » delle donne, non nuova forma di schiavitù. Come da prassi, la «normalizzazione » di una pratica per molti indigesta passa anche attraverso un linguaggio accattivante.

Così mercoledì 19 giugno a Roma saranno presentate due bozze di regolamentazione della Gravidanza per altri, la Gpa, patrocinate dal portale di informazione giuridica Articolo29 e da una cordata costituita da Associazione Luca Coscioni, Associazione radicale Certi diritti, Ufficio Nuovi diritti della Cgil e Famiglie Arcobaleno. Il tutto nell'ambito di un convegno su 'Fecondazione medicalmente assistita e gestazione per altri: la possibilità di un figlio nel 2019', dove a intervenire, da mattina a sera, sono esclusivamente relatori pro-gravidanza per altri.

Tornando alle bozze di regolamentazione, che bypassano il divieto previsto dalla Legge 40, l’idea è di consentire l’accesso alla Gpa a tutti, singoli e coppie, omosessuali ed eterosessuali. Spiega l’avvocata Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni: «Prevediamo una Gpa solidale, senza commercializzazione: si dovrà dimostrare che la gestante non è in stato di bisogno, ci sarà un rimborso delle spese mediche e una polizza assicurativa. La donna dovrà già avere figli suoi e non potrà essere anche la donatrice di ovuli». Congegno perfetto per ridurre al minimo i legami tra gestante e neonato e le eventuali «pretese» di tenersi il figlio. Il «ripensamento» è previsto ma sottoposto a condizioni.

LA STRATEGIA COLONIALE di Antonella Mariani

La Corte Costituzionale alla fine del 2017 ha stabilito che la Gpa è una pratica lesiva della dignità delle donna, ma Filomena Gallo preferisce parlare di libertà e autodeterminazione. Senza contare però che legislazioni simili in altri Paesi dimostrano quanto sia poco frequente la situazione teorica del «dono» e quanto sia difficile distinguere, nella realtà, tra «surrogata solidale» e «commerciale ».

La presentazione delle proposte per introdurre la Gpa nel nostro Paese avverrà a Roma, nella sede della Cgil in Corso d’Italia. L’ufficio Nuovi diritti del sindacato, infatti, ha curato la parte sulle tutele nel lavoro delle persone coinvolte, gestante e committenti. Ma è proprio la partecipazione del maggior sindacato italiano alla elaborazione di una proposta di legge pro-Gpa ad aver scatenato la polemica più accesa. Perché non si è aperta una consultazione o un dibattito con gli iscritti prima di prendere una posizione così netta (peraltro già espressa in altre occasioni)? «L’immagine di una donna che affitta l’utero rientra nella vostra mission di tutela del lavoro? Se si tratta di dono e non di lavoro perché la Cgil organizza il convegno?». Sono solo due delle domande contenute in un appello al segretario Maurizio Landini, sottoscritto da decine e decine di persone (ieri sera almeno 150, quasi tutte donne, intellettuali, politiche, femministe) tra le quali la regista Cristina Comencini, la sociologa Daniela Danna, la fondatrice di Se Non Ora Quando- Libere Francesca Izzo, l’ex deputata Pd Francesca Marinaro, la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini...

Un fronte compatto contro la Gpa, che guarda stupefatto all’inclusione della maternità surrogata nel novero dei Nuovi diritti di cui si occupa la Cgil. «Davvero possiamo pensare, vista la condizione sociale ed economica del Paese che la 'possibilità di un figlio nel 2019' passi dal regolamentare l’utero in affitto? Sono ben altri gli impedimenti alla scelta libera di avere un figlio che un sindacato come la Cgil dovrebbe considerare con urgenza».

Alla lettere a Landini hanno aderito via via altre persone, tra le quali Livia Turco e Stefano Fassina.

Da canto suo la senatrice Teresa Bellanova (iscritta alla Cgil da 40 anni) ha indirizzato al segretario nazionale del sindacato una lettera aperta in cui sostiene in modo chiaro che è inaccettabile "legittimare, peggio pretendere per norma, l’affitto degli uteri né tantomeno equivalere a confondere il desiderio, non negoziabile, di maternità / paternità con il ripristino della vecchia scena servo / padrone legittimando una idea proprietaria del corpo delle donne (quelle i cui corpi vengono affittati con correlato di obblighi inderogabili) e dei figli (quelli i cui corpi vengono amorevolmente acquistati)". Bellanova si dice "sconcertata e disorientata" se la Cgil "dovesse legittimare la pratica dell’utero in affitto e la gestazione per altri / altre mascherandola con l’antichissima pratica del dono, come tu ben sai per niente pacifica, dove non esiste contratto economico vincolante e chi dona non è e non può essere il soggetto debole della relazione. Contro l’utero in affitto da tempo il movimento nazionale e internazionale di donne dice parole chiarissime, chiedendone l’abolizione universale. Noi, che difendiamo la dignità degli esseri umani, stiamo invece legittimando questa pratica? Stiamo dicendo alle donne, a tutte le donne ma soprattutto a quelle in stato di bisogno, quelle più povere, quelle costrette a questa pratica come unico mezzo di sostentamento, quelle che per questo espongono la loro vita a rischi altissimi: nessun problema a considerarvi merce, mezzi di produzione con nessun diritto sul prodotto". "Io non giudico né condanno il desiderio di maternità e/o paternità. Dico che non può essere a tutti i costi se i costi sono di questa natura".

I punti della proposta di legalizzazione

Il testo principale, quello dell'Associazione Coscioni, è composto da 8 articoli, in cui si cerca di evitare il sospetto che possa esistere uno sfruttamento e una commercializzazione. La proposta ammette la maternità per altri ai soli fini solidaristici e prevede una serie di tutele volte ad assicurare che le parti ricevano un adeguato monitoraggio medico e siano consapevoli della reciproca situazione. I minori nati acquisirebbero, sin dal trasferimento in utero dell'embrione, lo status di figli legittimi dei nuovi genitori, a cui spetterebbe l'obbligo di copertura dei costi gestazione e parto.

Nonostante la Cgil, attraverso l'Ufficio Nuovi diritti, abbia collaborato alla stesura, alla fine è intervenuto per cercare di smorzare le polemiche lo stesso segretario Maurizio Landini. "La Cgil è interessata a confrontarsi con tutte le opinioni" ma "non promuove né appoggia alcuna legge di sostegno o di regolamentazione della maternità surrogata. Simili decisioni possono essere assunte solo dal nostro direttivo e ciò non è mai avvenuto".

Chiara la strategia del cartello radical-arcobaleno: portare in tribunale i casi di donne che per malattie gravi non hanno la possibilità di intraprendere la gravidanza, come Maria Sole, nata senza utero. "Procederemo per via legale, nel rispetto delle norme vigenti - annuncia l'avvocato Gallo -. La legge 40, infatti, vieta la commercializzazione di maternità surrogata, non la maternità solidale".

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