venerdì 13 maggio 2016
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Prescrizione, pronta una nuova fiducia «Serve giustizia e non giustizialismo E il referendum non va spacchettato» ROMA Non si scompone Matteo Renzi. Mentre scorrono i dati dell’ennesimo voto di fiducia appena chiesto alla Camera, davanti alle telecamere di Porta a Porta il premier annuncia la prossima fiducia che il suo governo potrebbe chiedere, stavolta sulla prescrizione. Il presidente del Consiglio lavora a ricucire con i giudici, con gli occhi al referendum costituzionale su cui punta tutto. Ma da qui al voto di ottobre si va avanti. E sulla riforma della decadenza dei reati «non escludo la fiducia, siamo pronti. Ma non è questo il punto, non è questo il problema della giustizia», dice. Renzi cerca di uscire dalla spirale di polemiche, ma muovendosi sempre dentro i suoi paletti. «Serve giustizia e non giustizialismo, serve un sistema di garanzia: se arriva un avviso di garanzia, tutti dobbiamo ricordare che si è innocenti fino a sentenza passata in giudicato. Tutto qui, il resto è una discussione autoreferenziale a cui non partecipo». Al contrario, lascia intendere a dispetto di una parte dei suoi, l’avviso di garanzia «per me non rileva ai fini della valutazione se rimanere o no al proprio posto: rivendico con grande tranquillità che il mio governo per primo lo ha teorizzato in Parlamento. Per anni c’è stata la strumentalizzazione dell’avviso di garanzia anche da parte del centrosinistra che secondo me ha sbagliato». Quanto ai giudici, «le mie valutazioni le tengo per me – dice il premier – perché oggi sono un rappresentante delle istituzioni. Quando fra sette mesi o sette anni sarò un privato cittadino dirò la mia». Di certo, assicura, «io mi fido dei giudici italiani, i giudici possono dire la loro su tutto non solo sulla riforma ma credo che il punto chiave del rapporto politica-giustizia sia di arrivare finalmente ad un limite che è stato superato in passato, più per responsabilità della politica, cioè di considerare l’avviso di garanzia una sentenza». Insomma, «per ora e per sempre resto fuori dalle polemiche... facciano loro, io sto fuori da queste discussioni », commenta il premier. Nessun attacco diretto, ma sempre una toccata di spillo. «Se mi dice che tutti i politici sono ladri dico che non è vero, così come non dirò mai che i magistrati sono tutti ladri perché a Palermo un magistrato è stato indagato per una questione di beni confiscati alla mafia». E se poi la polemica tocca il referendum sulla sua riforma, allora il tono si fa più concitato. «Chi vuole votare contro di me lo faccia alle elezioni politiche, con il referendum ha la possibilità di mandare a casa 315 stipendi dei parlamentari». Non si dovrà attendere a lungo. «Le elezioni politiche saranno nel febbraio 2018, sarà un piacere smentirvi entrambi», replica a Bruno Vespa e a Ferrucio De Bortoli, convinti di un anticipo del voto. «C’è un’argomentazione logica ed è che noi stiamo facendo un’opera di recupero della credibilità ed il fatto che ci sia stabilità di governo è un elemento rilevante». Così ancora una volta il premier-segretario torna alla riforma Boschi, che qualcuno vuole 'spacchettare' in tan- ti quesiti referendari. «È una valutazione che non devo fare io. Ma a mio parere assolutamente no, perché se volevi spacchettare la riforma facevi quattro voti diversi in Aula. Ma non è come il gioco Tetris, non è che ognuno prende un pezzettino e lo mette dove gli pare». Ma i temi caldi sono tanti, e la questione dei migranti grava sul governo. «Basta buttare via i soldi dell’Europa in tanti progetti che non servono: mettiamoli nell’Africa, in Ghana, in Niger », dice il presidente del Consiglio, per il quale l’accordo sui migranti con la Turchia «funzionicchia. Dobbiamo essere molto prudenti perché oggettivamente il flusso si è ridotto. Con la Turchia abbiamo anche una grande questione di verificare se dopo le dimissioni del primo ministro questo accordo, come auspico, possa andare avanti». Poi, «se c’è un Paese che ha diritto ad avere soldi per il numero di migranti è la Grecia». E a chi si preoccupa del rapporto con gli Usa, dopo la nomina di Carrai, Renzi assicura che «il rapporto con gli americani non è mai stato così forte come ora: piena condivisione sulla questione internazionale, grandissima cooperazione sulle operazioni anti-Daesh, grande stima verso Obama. Se qualcuno pensa che Obama si preoccupi dello staff di Palazzo Chigi va fatto vedere da uno bravo». C’è poi il dramma italiano della disoccupazione al sud nell’agenda che arriva al 2018. «Non è l’unico problema perché l’altra fascia che ci preoccupa moltissimo sono gli over 50 che vengono buttati fuori» Un problema che «riguarda anche me perché al massimo tra 7 anni ho finito e qualcuno vorrebbe licenziarmi senza giusta causa». I nodi della legge Fornero sono da sciogliere. «Si è alzata l’età della pensione. Il problema è che in Italia ci sono state delle autentiche vergogne. Fino agli anni 80 c’erano le pensioni baby, poi si è iniziato a dire che bisognava andare in pensione un po’ più tardi». Un principio giusto, ma che ha scontentato chi ha dovuto aspettare per aver perso il treno per pochi mesi. «Magari molti son contenti, ma c’è anche gente a cui girano le scatole ». Quanto al recupero dell’evasione fiscale, per Renzi anche nel 2016 ci sarà la voluntary disclosure. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente del Consiglio nello studio di 'Porta a Porta'
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