giovedì 21 maggio 2009
Oltre dieci milioni di dollari, tutti rigorosamente falsi, ma anche armi e munizioni. Così i boss di Cosa nostra a Palermo si stavano preparando a una nuova guerra di mafia. A ritrovare i soldi sono stati i Carabinieri del Reparto operativo.
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I boss mafiosi palermitani si preparavano ad una nuova guerra di mafia accumulando armi e denaro. Il retroscena emerge dalla scoperta che i carabinieri del Reparto operativo hanno fatto a Palermo.Gli investigatori hanno recuperato 10 milioni di dollari falsi, tre fucili (di cui due a canne mozze e uno a pompa), una pistola a tamburo calibro 357 magnum, migliaia di munizioni ed una divisa da carabiniere. Tutto quanto faceva parte dell'arsenale di Gaetano Lo Presti, il boss a capo del mandamento cittadino di 'Porta nuovà, suicidatosi in carcere.Lo Presti aveva nascosto armi e dollari falsi per far fronte alle crescenti necessità di denaro per il mantenimento dei detenuti ed in previsione, secondo gli investigatori, di una sempre più eventuale nuova guerra di mafia.Gaetano Lo Presti, 52 anni, era stato fermato nel dicembre scorso e si è suicidato poche ore dopo essere finito in cella nel carcere palermitano di Pagliarelli. Il boss aveva vantato con altri mafiosi di avere l'appoggio di Giuseppe Salvatore Riina - figlio del boss Totò - nella scelta che avrebbe dovuto fare per indicare il nuovo capo della commissione provinciale di Cosa nostra. Il capomafia di Porta Nuova, che si opponeva a Benedetto Capizzi, è stato però smentito da un altro boss, Nino Spera, sostenendo che il piccolo Riina, "era fuori da tutto", e per volere della madre "non doveva impicciarsi". Le armi e i dollari falsi sono stati rinvenuti nelle abitazioni di alcuni affiliati alle cosche mafiose.I carabinieri a distanza di alcuni mesi dall'operazione 'Perseò, che ha interrotto il processo di riorganizzazione di Cosa nostra, sono riusciti ad individuare nell'abitazione di Fabio Manno, reggente della famiglia di 'Borgo vecchiò, che era stato arrestato a dicembre, e oggi collabora con la giustizia, e poi in quella della zia, sorella di Gerlando Alberti, banconote da 100 dollari falsi.I biglietti erano nascosti in parte in un muretto in cemento costruito da Manno nel garage di casa (oltre sette milioni di dollari) ed in parte dietro una intercapedine di un muro nell'abitazione della zia di Alberti (circa 3 milioni di dollari). Sulle armi scoperte sono stati avviati accertamenti balistici per verificare se in passato sono state utilizzate in omicidi.
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