mercoledì 28 febbraio 2024
«Decisioni prese tutte insieme, vane pure le polemiche sul voto disgiunto Andare avanti senza improvvisare più candidature e programmi»
Lupi: «Inutile adesso scambiarci accuse. I manganelli non c'entrano niente»

Ansa

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«Non ha alcun senso, se analizziamo bene il voto in Sardegna, attribuire ad esso un significato nazionale». Per il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi - in questa competizione rappresentato dalla lista “Sardegna al Centro”, che ha riportato un lusinghiero 5,4% -, «tutto si è giocato sul dato negativo di Cagliari, dove Truzzu è sindaco».

Una candidatura sbagliata?
Inutile personalizzare o accusare questo o quel partito. La decisione di non confermare il presidente uscente è stata presa insieme e ci poteva stare di puntare sul partito maggiore della coalizione, sindaco del capoluogo di Regione. Ma si è agito tardi e non c’è stato tempo per valutare quale fosse la migliore alternativa, e tanto meno di spiegarla. Bisogna fare autocritica, tutti insieme e fare i complimenti a chi ha vinto.

Poteva funzionare, astrattamente. Ma in concreto, se Truzzu ha avuto un tracollo di voti nella città in cui è sindaco non poteva certo pensare di recuperare nelle altre città, alcune delle quali in storica rivalità con Cagliari.
Truzzu è stato leale, si è assunto le sue responsabilità. Se nel capoluogo siamo andati sotto di 10-15 punti, credo che ogni altra valutazione diventi secondaria, comprese queste polemiche sul voto disgiunto, che non stanno in piedi. I partiti nel loro insieme hanno riportato un gran risultato. In particolare “Sardegna al centro” ha superato la Lega e raggiunto il Partito sardo d’azione. Ma abbiamo perso. L’autocritica deve quindi portarci a fare tesoro di questa esperienza puntando in seguito sulla concretezza della proposta e sull’unità della coalizione, senza improvvisare candidature e programmi all’ultimo momento.

C’è chi mette Giorgia Meloni sul banco degli imputati.
Quando si vince si vince insieme, lo stesso deve valere anche quando si perde. Ogni decisione è stata presa da tutti. Quello che deve risultare chiaro è che l’apporto dei cosiddetti “piccoli” è decisivo, ma questo la presidente del Consiglio lo sa e ha sempre mostrato di averlo ben presente.

Todde ha detto che «le matite hanno battuto i manganelli».
Mi sembra che pochi secondi dopo la vittoria sia partita subito con una gaffe. I manganelli non c’entrano niente. Anche a me, come a Mattarella, quelle immagini di Pisa hanno fatto male, bisognerà verificare se ci sono state responsabilità, fermo restando che le nostre forze dell’ordine hanno meriti e professionalità enormi. Ma, ciò detto, che c’entra questo - mi chiedo - con le elezioni a Cagliari? A Todde io faccio i complimenti per la vittoria, mentre lei con questa affermazione si manca di rispetto da sola, se dice - in pratica - che ha vinto “grazie” alle immagini degli scontri di Pisa. Cosa, fra l’altro, che non credo assolutamente.

Da dove si riparte?
Dalla prossima, dall’Abruzzo, dove lo scenario è del tutto diverso. Lì Marco Marsilio ha governato bene e si ripropone con la convergenza di tutti, senza improvvisazioni o fughe in avanti. Ci sono tutte le premesse per riportare una conferma della coalizione che, nei numeri, ci sarebbe stata anche in Sardegna. se il voto per la guida della Regione avesse replicato la somma dei singoli partiti.

In Basilicata però le divisioni nel centrodestra potrebbero ripresentarsi.
Facciamo un passo alla volta. Ora ci concentriamo sull’Abruzzo, per confermare che la Sardegna è stato un episodio isolato, di carattere locale. E che invece, quando si lavora uniti, si vince.

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