domenica 21 gennaio 2018
Miguel Gotor, uscito dal Pd con il gruppo di Pier Luigi Bersani, di cui è stretto collaboratore, oggi segue i temi dell’istruzione per Liberi e uguali, la formazione di Pietro Grasso
Miguel Gotor

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Miguel Gotor, uscito dal Pd con il gruppo di Pier Luigi Bersani, di cui è stretto collaboratore, oggi segue i temi dell’istruzione per Liberi e uguali, la formazione di Pietro Grasso. Senatore, avete lanciato la proposta del taglio delle tasse universitarie per tutti: cosa rispondente a chi afferma che, stanti le vigenti detrazioni per le fasce sociali medio-basse, si finirebbe per avvantaggiare solo quelle più benestanti? «Le detrazioni attuali sono ridicole. C’è bisogno invece di un salto culturale, ossia trasformare l’università da un servizio che si paga solo se lo si usufruisce a un diritto universalistico come la sanità o la scuola dell’obbligo. Oggi l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto costo delle tasse per gli studenti e il peso va spostato sulla fiscalità generale facendo contribuire anche quei redditi alti che oggi non lo fanno, ovviamente in modo progressivo. La nostra proposta si rivolge al ceto medio e rientra in una rinnovata e concreta attenzione alla famiglia: attualmente se i genitori devono mantenere due figli all’università, tra libri, affitto di una stanza e tasse universitarie sono in difficoltà e possono rinunciare a iscrivere il figlio. Vanno aiutati e protetti, anche perché l’Italia deve aumentare il suo numero di frequentanti e di laureati, che resta tra i più bassi in Europa.

Il governo Renzi ha introdotto la Buona scuola, un provvedimento che avete criticato. Ma c’è qualcosa da salvare? La Buona scuola si è rivelata una cattiva scuola, una controriforma fatta contro gli insegnanti. Essa va superata con interventi mirati che non prevedono costi aggiuntivi di particolare rilievo. Ha leso il valore costituzionalmente garantito della libertà di insegnamento subordinandolo a un rapporto gerarchico col preside basato sulla discrezionalità e il possibile favoritismo (bonus premiali e valutazione dei docenti non terza ma tutta interna alla scuola). Un aspetto positivo invece, peraltro richiesto dall’Europa, è stata la stabilizzazione dei precari storici. Nonostante le promesse il fenomeno non si è esaurito e bisogna proseguire con il loro assorbimento perché la stabilità del lavoro è legata alla sua dignità.

Sull’alternanza scuola-lavoro ci sono molte polemiche. Ma il tema di un migliore coordinamento tra studio e impiego resta attuale. Come intendete procedere? Questo è uno dei punti più critici come denunciano le principali associazioni studentesche. L’alternanza va stabilità su base volontaria perché così come è ora non ha funzionato. Non solo per i casi di abusi, sfruttamento e concorrenza sleale saliti alle cronache, ma anche perché le famiglie sono preoccupate in quanto si sottrae tempo allo studio.

Sulla parità scolastica qual è il vostro programma? La scuola italiana ha soprattutto bisogno di stabilità non di nuovi scontri ideologici. Quindi non mi sembra una priorità modificare l’assetto attuale della parità scolastica. I nuovi finanziamenti però devono privilegiare la scuola pubblica e statale e vanno aumentate le verifiche degli standard delle scuole private e parificate, che in alcuni casi sono dei veri e propri diplomifici dove si paga per essere promossi.

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