venerdì 28 giugno 2019
Vuoi vedere che sul Carso comparirà il filo spinato dei tempi bui, sì quello della guerra fredda? Ma pochi ci credono
L'ultima provocazione di Salvini: un muro tra Italia e Slovenia
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Vuoi vedere che sul Carso, tra la boscaglia a rischio incendi di questi giorni, comparirà il filo spinato dei tempi bui, sì quello della guerra fredda? La prossima settimana il governatore Massimiliano Fedriga, Lega, sarà al Viminale per dar sostanza a quelle 'barriere fisiche' che il vicepremier Matteo Salvini ha minacciato.

Pochi in verità ci credono, qui sul confine. «Il più bel commento, la risposta più concreta – anticipa don Alessandro Amodeo, direttore Caritas – è che continua in tranquillità, nonostante gli arrivi in aumento, l’accoglienza diffusa dei 1.200 immigrati che già sono ospiti della città. E tutto questo, in perfetta concordanza con la Prefettura, che, anzi, proprio l’altro ieri ha ricollocato in appartamenti e piccole strutture 120 richiedenti asilo, per un’integrazione più umana». Alla faccia di chi teorizza le espulsioni, afferma Gianfranco Schiavone, del Consorzio italiano di Solidarietà. La rotta balcanica, infatti continua a martellare la frontiera nordorientale, più di 50 chilometri da Trieste a Gorizia, attraverso il Carso. Proprio a Gorizia, sabato scorso, sono stati rintracciati più di 40 migranti. Il giorno prima un centinaio, a Trieste. L’ultimo gruppo, l’altro ieri, di 18. Nei primi cinque mesi dell’anno - come informa il sindacato di polizia Sap - i rintracci sono più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2018, 682 contro 262, con il picco dell’ultima settimana, con oltre 200, quasi tutti pachistani ed afghani, provenienti dai campi al confine tra la Bosnia e la Croazia. Dai dati diffusi dal Viminale sono 898 le persone intercettate al confine da inizio anno al 20 giugno, di cui 129 riammesse in Slovenia.

Ma non sono i soli ingressi. Proprio ieri la Polizia ha arrestato un cittadino serbo di 34 anni, residente nel capoluogo giuliano, per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Le indagini della direzione Distrettuale antimafia hanno dimostrato come i kossovari, una volta giunti ai confini con la Slovenia risalendo i Balcani venissero fatti sostare vicino a una galleria ferroviaria in attesa poi del passaggio finale verso la città. Da dove ripartivano verso l’Europa. Sono stati ricostruiti dalla Polizia ventidue viaggi illegali che hanno permesso l’ingresso in territorio nazionale di diversi clandestini di etnia prevalentemente kosovara.

Il presidente Fedriga ha già annunciato che dal I° luglio ripartiranno le pattuglie miste di poliziotti italiani e sloveni e ieri ha rilanciato la proposta che analoga misura venga attivata sul confine croato. «Questa soluzione, permetterà di eseguire i controlli anche in territorio sloveno e quindi poter bloccare direttamente i migranti prima che facciano ingresso nel territorio nazionale» ha commentato, con soddisfazione, Olivo Comelli, segretario regionale del Sap, rilevando, tra l’altro, che rispetto a 10 anni fa mancano oltre 800 agenti.

«Si è riaperta la rotta balcanica, a luglio partiranno i pattugliamenti misti con gli sloveni, ma se il flusso di migranti non dovesse arrestarsi, a mali estremi estremi rimedi: non escludiamo la costruzione di barriere fisiche alla frontiera come fatto da altri Paesi europei» ha dichiarato il vicepremier Salvini. E Fedriga, di rimando: «Non auspico la sospensione di Schengen né l’innalzamento di barriere, ma sono ipotesi che non si realizzeranno soltanto se c’è il rispetto delle regole da parte di tutti i Paesi».

L’ex presidente Debora Serracchiani, oggi parlamentare Dem, invita, invece, a guardare oltre. «Bisogna seguire molto da vicino e fare tutto il possibile per accelerare l’ingresso della Croazia nell’area Schengen, che Juncker proporrà in autunno, e poi supportare quel Paese nel controllo delle frontiere esterne dell’Unione».

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