martedì 9 dicembre 2014
Interrogatorio fiume per Veronica Panarello, poi il trasferimento in carcere. I reati contestati: omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Il verbale di fermo: «Elevata efferatezza e sorprendente cinismo».
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​​Continua a respingere le accuse Veronica Panarello, la mamma del piccolo Loris Stival fermata la scorsa notte con l'accusa di aver ucciso il figlio, che ha risposto in questura a Ragusa alle domande del procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia, e del sostituto Marco Rota ed è rimasta ferma sulla sua versione dei fatti malgrado le puntuali contestazioni dei magistrati, presente il suo difensore l'avvocato Francesco Villardita. Al termine del suo primo interrogatorio in veste di indagata, iniziato poco dopo le 11 di stamattina e finito alle 16.30, la donna è stata sottoposta al prelievo del Dna: servirebbe per esami comparativi con i reperti biologici rilevati sotto le unghie di Loris. Terminate le procedure, Veronica Panarello è stata trasferita nel carcere di piazza Lanza a Catania. La casa circondariale di Ragusa, infatti, non ha una sezione femminile. Nelle prossime ore, la mamma di Loris sarà sentita anche dal Gip, che dovrà decidere se convalidare il fermo ed emettere ordinanza di custodia cautelare. Nel decreto di fermo i pm di Ragusa hanno scritto che Veronica Panarello si è "resa responsabile dell'omicidio del proprio figliolo, con modalità di elevata efferatezza e sorprendente cinismo". I pm indicano inoltre i "gravi indizi di colpevolezza" nei confronti della mamma del piccolo Loris. Nel verbale di fermo sono riportate anche alcune frasi della madre di Veronica, secondo la quale la giovane "sin da bambina soffriva di manie persecutorie, era una bambina aggressiva e violenta. Sino all'età di sette anni - aggiunge - e stata seguita e curata da uno psicologo" ma poi "si è rifiutata". La donna ha trascorso la notte tra lunedì e martedì in Questura a Ragusa e non ha chiuso occhio secondo quanto riferiscono fonti vicine agli inquirenti. "Non l'ho ucciso io, lui era il mio bambino": è questa, la frase che ha ripetuto continuamente. "La mia assistita è stata indagata mediaticamente quando non era indagata, adesso spero non venga condannata mediaticamente prima ancora del processo", ha detto l'avvocato Villardita.
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