giovedì 25 agosto 2022
Circa 10mila visitatori ad approfondire la storia del giudice assassinato dalla mafia nel 1991, beatificato lo scorso anno. Ci sono anche le sue agende e la reliquia della sua camicia insanguinata
in fila al Meeting per la mostra su Rosario Livatino

in fila al Meeting per la mostra su Rosario Livatino - foto Angelo Picariello

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In fila in tanti per visitare la mostra 'Sub tutela dei', dedicata alla testimonianza e al martirio di Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990 e beatificato il 9 maggio 2021. Fu proprio il suo assassinio a ispirare il celebre monito ai mafiosi di Giovanni Paolo II nella valle dei Templi: «Convertitevi! Verrà un giorno il giudizio di Dio!». Le presenze superano i 1.500 visitatori al giorno di media e viaggiano ormai verso le 10mila complessive, è la seconda mostra più visitata del Meeting dopo, naturalmente, quella de- dicata al centenario di don Luigi Giussani, direttamente collegata al titolo di quest’anno. Colpisce di Livatino soprattutto il modo di interpretare il suo lavoro, come un umile ma fedele servizio alla verità e - appunto - alla giustizia, in una fase in cui se ne parla spesso come esercizio di un potere. La mostra porta alla luce la piena consapevolezza del pericolo che correva, ricostruita anche attraverso le sue agende, che sono pubblicate anche sul catalogo della mostra, edito da Itaca. Per concessione della diocesi di Agrigento è in esposizione anche una reliquia del giudice, la camicia insanguinata che indossava il giorno della morte. E, come spesso accade nei martìri, poi nel tempo inizia anche un percorso di pentimento dei 'carnefici'. Nella mostra, curata dall’Associazione forense, in collaborazione con il Centro studi Rosario Livatino, c’è anche una lettera di Salvatore Calafato, uno dei mandanti dell’omicidio, idealmente inviata al giudice, e una lettera a papa Francesco di Domenico Pace, uno degli esecutori materiali.

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